Di genere, in Italia, si muore

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Milioni di donne, in Italia e nel mondo, sono vittime di violenza, indipendentemente dal loro livello educativo, professionale o socio-economico. Il fenomeno è stato quantificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): la violenza maschile colpisce di media il 35% delle donne, rappresentando la prima causa di morte per le giovani e le donne da 16 a 44 anni vittime di omicidio volontario.

La Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, ha svolto un’indagine sulle reali dimensioni, condizioni, qualità e cause del femminicidio, commessi negli anni 2017 e 2018, in Italia. L’obiettivo è quello di fare una “fotografia” del fenomeno, in tutte le sue sfaccettature. Ci sono stati dei passi in avanti rispetto al biennio preso in analisi: la legge n. 33 del 2019, che abolisce il giudizio abbreviato agli omicidi e la legge del cosiddetto Codice Rosso. L’indagine vuole fornire le basi per un continuo miglioramento, con lo studio di caso per caso e la creazione di apposite statistiche, al fine di verificare l’efficacia e l’effettività della legislazione esistente in materia.

Piccolo spoiler: è un’inchiesta che fa risaltare più l’inefficacia della legislazione che la sua positiva effettività. E gran parte delle colpe, bisogna dirlo, riguarda (anche) le forze dell’ordine.

L’inchiesta si apre con una dichiarazione molto forte: non ha senso considerare la violenza contro le donne come un’emergenza, piuttosto come una condizione strutturale, diffusa e radicata, che richiede quindi interventi continuativi. Non è una temporanea urgenza, ma un problema secolare e intersezionale: tocca ogni ambito della vita pubblica e privata dell’individuo, come già affermato nella Convenzione di Istanbul.

Arriviamo allora ai dati dell’inchiesta partendo dal presupposto che solo a partire dal 25 novembre 2020, esattamente un anno fa, il Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge, d’iniziativa di questa Commissione d’inchiesta, recante disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere, attualmente all’esame della Camera dei deputati (AC 2805). Non era mai stato fatto prima: fino ad oggi non c’è una certezza assoluta per le statistiche che riguardano i femminicidi.

I dati dell’inchiesta

NAZIONALITA’

L’83,9% dei femminicidi viene commesso da un autore che ha la stessa nazionalità della vittima: in 136 casi sia autore che vittima sono italiani, e in 25 casi sono entrambi stranieri. Quando, invece, le due nazionalità sono diverse, sono di più i casi in cui un femminicidio è commesso da un italiano ai danni di una straniera piuttosto che il contrario.

LAVORO

Guardando alla situazione occupazionale dei 192 autori, quasi la metà di questi risultano non occupati. Gli occupati sono invece il 37,5%, e per il restante 15,1% non si conosce la condizione lavorativa. Analizzando le singole situazioni lavorative degli occupati, la terza tipologia più frequente risulta essere quella delle forze dell’ordine.

L’OMICIDA

Il 57,4% dei femminicidi è opera del partner, il 12,7% dell’ex.

PRECEDENTI DELL’OMICIDA

In un terzo dei casi, l’autore aveva precedenti penali o giudiziari. Infatti, risultano essere 62 i casi (il 32,3% di 192 totali) in cui l’autore aveva precedenti penali o giudiziari.

Quasi un terzo degli autori con precedenti era già stato sottoposto a misure cautelari. È interessante notare che l’incidenza dei precedenti penali o giudiziari negli autori è maggiore nei femminicidi opera di ex, di spacciatori o clienti, oltre che nei padri.

MODALITA’ DELL’UCCISIONE

Il 28% delle donne è stato ucciso con modalità efferate. Complessivamente, il 37,6% delle donne è stato ucciso con più di una modalità.

GLI ORFANI

Sono 169 gli orfani di femminicidio nei due anni presi in analisi, di cui il 39,6% (67 su 169) minorenni. Del totale degli orfani, un terzo è rimasto orfano anche del padre, essendosi egli suicidato dopo il femminicidio.

IL DATO SCONCERTANTE

La violenza viene vissuta quasi sempre in solitudine. Il 63% delle donne non aveva riferito a nessuna persona o autorità le violenze pregresse subite dall’uomo. Solo il 15% delle vittime aveva denunciato precedenti violenze.

In media, tra la prima denuncia e il femminicidio passano circa 2,4 anni. Non sapremo mai con esattezza il numero di violenze subite nel corso di quei 40 mesi, non sapremo mai esattamente le loro storie, ma sappiamo con certezza come siano andate a finire.

Autore

Cresciuta nella campagna piemontese, a Rivalba, ( ti giuro, esiste! ), con la scusa di studiare lettere ho vissuto nella calorosa Roma e nella raffinata Parigi. Scrivo grandi storielle letterarie, ma scrivere il presente e il suo divenire, beh, quella sí che è una gran bella storia che vi vorrei raccontare.

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