Dopo due anni di stop, Joe Wright ci propone una nuova versione di Cyrano De Bergerac, e lo fa traendo ispirazione dalle proprie origini: il teatro.
Non è la prima volta che la celebre commedia Cyrano De Bergerac viene trasposta sul grande schermo, ma Wright ha scavallato il già fatto e già visto aggiungendo un poco di pepe e partorendo il riadattamento cinematografico del musical di Erica Schmidt. Tutto ha inizio nel 2018, quando Wright vede per la prima volta a teatro lo spettacolo della Schmidt e, senza perdere tempo, alza la cornetta.
«Mi ha detto che voleva fare un adattamento cinematografico con Peter e Haley (già protagonisti a teatro ndr), con lui alla regia e io a scrivere la sceneggiatura» racconta Erica Schmidt.
È giusto però sottolineare come, al riadattamento, non manchi l’apporto originale di Wright stesso, che ha aggiunto canzoni realizzate ex novo all’opera della Schmidt. Tra queste, Every Letter, composta per lui dai fratelli Dessner.
Riadattamenti a parte, bisogna rendere merito anche alla storia originale che, in qualche modo, è già di per sé appetibile per le nuove generazioni, trattando di temi universali e più che attuali. Se volessimo farne una traduzione in termini contemporanei, diremmo che l’opera affronta, tra le altre, le tematiche del catfishing e della friendzone, conosciute ai più.
Per chi ignorasse il contenuto della commedia (nella sua ultima rivisitazione cinematografica), il tutto ruota attorno al personaggio di Cyrano, il più abile spadaccino della Francia, il quale, a differenza della trasposizione originale dell’opera, non è sofferente per il suo naso smisurato – in passato avevamo avuto a che fare con Gerard Depardieu -, bensì per la sua statura. Infatti, in questa versione della storia, il protagonista è affetto da nanismo, motivo che lo spinge a nascondere i suoi sentimenti all’amata Rossana. Ora, a prescindere dal motivo che rende il protagonista così insicuro nell’affrontare l’amore, il messaggio è chiaro e viene più volte sottolineato durante il film: ho paura che la mia apparenza conti più della mia sostanza. Niente di più attuale, basti pensare all’utilizzo che oggi il 90% dei consumatori fa dei social. È il regista stesso a confermarlo:
Tutte le lettere che vengono scritte nella storia non sono diverse dagli SMS che si scrivono al giorno d’oggi; tutti sono Cyrano e tendono a presentarsi su internet e sui siti di incontri come un modello di ciò che sono. Leggono un profilo, poi incontrano la persona e rimangono delusi… e poi, non c’è neanche quel senso di scoperta se si sa già tutto di una persona online.
Joe Wright
Anzi, aggiungiamo noi, non si fa altro che creare delle aspettative e si vive nell’ansia di deluderle, proprio come accade all’antagonista di questa storia, il bel Christian.
Il contenuto, però, non sempre basta, e qui si riconosce la bravura di chi rischia e decide di distinguersi, la stessa che Wright ha avuto nello scegliere un format diverso dai suoi predecessori: il musical. Le canzoni, oltre ad avere una piacevolissima musicalità e una colonna sonora a dir poco emozionante, presentano dei testi intelligentemente posti in rima e che accompagnano la caratterizzazione dei personaggi.
Forse è giusto sottolineare come, che siano in rima o no, le parole sono grandi protagoniste di questa trasposizione. Sono utilizzate per dar vita ad uno spiccato e piacevole umorismo che ritroviamo spesso nei dialoghi (cifra quasi assente nell’opera originale), ma che più di tutto costituiscono la rottura tra i due contendenti: uno, a parer suo, ha solo quelle; l’altro, a causa della sua educazione militare che lascia poco spazio a questioni emotive, non riesce a trovarle. Eppure, sorprendentemente, saranno proprio le parole ad unirli in un rapporto di complicità e scambio reciproco, dimostrandosi nient’altro che due lati dello stesso uomo. Gli interpreti di questo duo sono Kelvin Harrison Jr., nei panni di Christian, e Peter Dinklage (il memorabile Tyrion Lannister di Game of Thrones), per la prima volta protagonista sul grande schermo, che ha brillantemente contribuito alla riuscita dell’opera con il suo innato umorismo – protettivo, difensivo, scettico.
Il sentimento d’amore, in questa versione, si antepone al tema del duello e della guerra e Joe Wright ha scelto la nostra amata Sicilia, simbolo della cultura barocca, per rappresentarlo al meglio. Tuttavia, sembra che il regista non sia riuscito a rendere giustizia a pieno ai suggestivi paesaggi che la penisola siciliana ci offre, prediligendo ambientazioni più semplici e spesso al chiuso. Non mancano però visioni immersive, particolarmente tenere anche nei momenti più crudi, anche grazie alla luce che viene dosata con sapienza e riesce a smussare come una carezza gli aspetti più cinici e brutalmente reali di questo film. A completare, la fotografia di McGarvey, che ha accompagnato diversi film di Wright, si inserisce nel film con un tono semplice ed elegante, mai eccessivo. Con i suoi colori pastello, tenui ma riconoscibili, contraddistingue il suo stile, lasciando un’impronta in questa, come in tutte le sue opere.
Trattati i tecnicismi, che potrebbero interessare solo gli addetti al settore, la visione di questo film si consiglia per l’universalità del tema attorno il quale si sviluppa: la paura di non riuscire a connettersi con gli altri. Wright ha scelto di affrontare l’argomento con il filtro dell’amore e ne è consapevole fino al midollo: «Cyrano doveva essere fatto. Tutti e tre i personaggi centrali del film tentano una connessione e non ci riescono. Tutti e tre sono innamorati ma non si sentono degni dell’amore che cercano. Il loro senso di sé li ostacola. Eppure, il tentativo è tutto. Che tu possa trovare la persona che ami, e che tu abbia il coraggio di dirglielo».
Noi, vi auguriamo lo stesso.
Autori
Elena Reale
Autrice
Michela Cipolla
Autrice
Quando non sono in giro per mercatini dell’usato a comprare giacche eccentriche a due euro, mi trovi a casa a scrivere perché non so fare altro. Scherzo dai, so anche bere 4 gin tonic senza collassare sui divanetti. Non sempre almeno.