“La chimera” di Alice Rohrwacher, o del moderno Prometeo 

0% Complete

La pellicola di Alice Rohrwacher è una terra di confine. Di confine tra mondi, di confine tra civiltà, di confine tra leggi. Come è sul confine il suo protagonista: Arthur (Josh O’connor) vive una vita ai margini. Ai margini della città, ai margini di una famiglia (o forse due), ai margini della legge (non solo quella degli uomini). 

La chimera è una storia di confini perché è una storia di tombe, e cos’è una tomba se non un confine? Confine non come sinonimo di limite, confine come passaggio.

La Tuscia è una terra di confine tra regioni e tra civiltà. È una terra fatta di strati, come gli orchi e come le cipolle, e le tombe creano passaggi tra quegli strati. 

Arthur è un tombarolo nella Tuscia degli anni Ottanta e le tombe le saccheggia. È un inglese alla ricerca di un volto: lo cerca nell’aldiquà, nella famiglia dell’anziana signora Flora che non accetta la morte della figlia, o forse, come pensa Isabella Rossellini «non distingue tra la vita dell’aldilà e la vita dell’aldiquà»; lo cerca nell’aldilà, insieme ai tombaroli, tra i profili di Cibele che rinviene nelle tombe etrusche di cui è innamorato.

Alice Rohrwacher, La chimera (2023)

La chimera è anche, in fin dei conti, una storia di confini come limiti perché racconta non solo di chi attraversa passaggi, ma anche di chi oltrepassa limiti. Per questo motivo, citando Mary Shelley, Arthur è un moderno Prometeo. Arthur insegna ai tombaroli ad attraversare passaggi ma, alla fine, tutti loro (lui compreso) oltrepassano limiti.

Arthur consegna ai tombaroli le sue conoscenze del visibile e dell’invisibile, capacità che paiono soprannaturali ma forse, semplicemente, sono solo soprasensibili: tuttavia, sempre sopra a qualcosa stanno. In questa metafora cognitiva in cui ciò che è sopra di noi non sembra «destinato agli occhi degli uomini» ma forse neppure ciò che sta sotto lo è, come le tombe.

Arthur diviene strumento a disposizione dei suoi compagni che, all’insegna della «chimera del guadagno facile» come afferma la regista, se ne appropriano come gli uomini si appropriarono del fuoco portato per loro da Prometeo.

Ed è su questa linea sottile tra il lecito e il concesso che riflette Alice Rohrwacher, interrogandosi, come una moderna Antigone, sulle leggi degli uomini e quelle delle anime.

In un mondo in cui tutto ciò che vediamo può essere messo in vendita, riportare alla luce ciò che non ci spettava vedere sembra quasi doveroso. I tombaroli vivono la loro vita tentando di sfuggire alla legge degli uomini, la legge del visibile, ma come sfuggire alle leggi dell’invisibile? Questi i timori che la regista mette in mente e in bocca a Italia (Carol Duarte), la giovane madre immigrata al servizio di Flora (Isabella Rossellini), che nasconde alla vista della signora i suoi due bambini di cui tutti, tranne Flora, si accorgono. Perché, per l’appunto, non tutto ciò che non vediamo non esiste. 

Alice Rohrwacher, La chimera (2023)

La chimera è un film che parla di proprietà, o meglio, del diritto all’assenza di proprietà. Dove i luoghi pubblici sono di tutti e quindi non sono di nessuno, come spiega la signora Flora a Italia quando la ragazza s’interroga sulla proprietà di una stazione pubblica abbandonata; ma, allo stesso tempo, quello che non è (più) di nessuno, come una tomba, non vuol dire che sia di tutti.

La chimera è un film sulla prepotenza degli uomini e sulla prepotenza degli uomini sulle donne che rivendicano il diritto all’assenza di proprietà. Le donne come Italia, che decide di organizzare una comune di donne e bambini nella vecchia stazione abbandonata, perché se una cosa è di tutti, per forza di cose, non può essere proprietà di nessuno; e come Fabiana (Ramona Fiorini), unica donna tra i tombaroli, che è stanca di quelli «che stanno sempre a comandare». 

La chimera di Alice Rohrwacher è un film che, quando si parla di tagli ai finanziamenti pubblici al cinema italiano, ci fa sottoscrivere l’opinione della regista: «possiamo tagliare tutti i finanziamenti al cinema ai registi maschi e darli tutti alle registe donne».


La Chimera è una produzione Tempesta con Rai Cinema, in sala dal 23 novembre con 01 Distribution.

Autore

Elena Tronti

Elena Tronti

Autrice

Nata nel 1998, laureata in Linguistica. Amo i boschi e guardare film. Credo ancora che parlare sia l’atto più rivoluzionario di cui siamo capaci. Parlare di femminismo ancora di più.

Collabora con noi

Sede di Generazione Magazine Sede di Generazione Magazine Sede di Generazione Magazine Sede di Generazione Magazine

Se pensi che Generazione sia il tuo mondo non esitare a contattarci compilando il form qui sotto!

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi