Può capitare di condividere del materiale intimo e temere, o avere la certezza, che potrebbe essere diffuso. Il termine revenge porn (più correttamente detto “condivisione non consensuale di materiale intimo”) è un fenomeno che riguarda tutt3, ma soprattutto i giovanissimi. Senza scaturire nella censura o nel proibizionismo, è importante educare le persone ad assumere comportamenti prudenti su internet.
Il concetto di consenso dovrebbe essere alla base dell’educazione relazionale e sessuale che impartiamo alle giovani generazioni, ma questo traguardo pare essere ancora molto lontano. Risulta quindi fondamentale educare ai diversi strumenti di tutela che vengono messi a disposizione dalla legge e dalle varie piattaforme social.
Anche se lo stigma sociale legato a questo fenomeno è ancora forte, il victim blaming è una delle prime tendenze da sradicare: bisogna ricordare che chi sbaglia non è mai la vittima, ma chi perpetra quello che è a tutti gli effetti un reato. Per questo è fondamentale comunicare (superando paure e vergogne che è naturale provare) in primis con i genitori, se si è minorenni, e poi con tutte le autorità competenti.
Negli ultimi anni, entità come il garante della privacy e i vari social network si sono attivati per mettere a disposizione strumenti di tutela che preservano l’anonimato della vittima permettendo di denunciare la diffusione di materiale intimo e successivamente rimuoverlo dalle varie piattaforme. Se invece si ritiene necessario rivolgersi alle autorità – in via preventiva, a seguito di minacce o perché il materiale è già stato diffuso – è possibile percorrere diverse strade. Esistono anche associazioni come Permesso Negato che si occupano di tutti gli aspetti relativi a questo tipo di violenza.
Se ho inviato del materiale intimo e ho paura venga diffuso
Per prima cosa, anche solo in via preventiva, bisogna procurarsi le prove con efficacia legale dell’invio di questo materiale tramite l’analisi forense del device da cui sono state inviate foto e\o video. Anche se il materiale è stato eliminato, è possibile recuperarlo tramite questa analisi.
Per ulteriore sicurezza, si può fare una diffida stragiudiziale personalmente o tramite un avvocato: è diretta al soggetto a cui sono state inviate foto\video, al quale viene intimata la cancellazione e soprattutto è diffidato dalla diffusione illecita del materiale che determina il reato di revenge por ai sensi dell’art 612 ter c.p.
L’analisi forense serve per dare valore legale ad eventuali messaggi di prova da cui si evince l’avvenuta diffusione o la minaccia di diffusione. A chi posso rivolgermi? Periti informatici (consigliamo di chiedere sempre un preventivo perché il costo può essere importante). Se è impossibile rivolgersi ad un perito informatico, effettuare almeno lo screenshot o copiare il link della diffusione.
Se ho subito minacce o richieste estorsive
Denuncia alla polizia postale: la vittima può presentarsi autonomamente o, se minorenne, insieme a chi detiene la potestà genitoriale.
A questo punto si apre una vicenda giudiziaria complessa e delicata da affrontare, che non si può fermare in un secondo momento.
Oppure, si può fare una diffida stragiudiziale tramite un avvocato: è diretta al soggetto a cui sono state inviate foto\video, al quale viene intimata la cancellazione e soprattutto è diffidato dalla diffusione illecita del materiale che determina il reato di revenge por ai sensi dell’art 612 ter c.p.
Se ho il fondato sospetto, ma non la certezza, che il materiale sia stato diffuso
per assicurare la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali e il rispetto della dignità nel trattamento dei dati personali.
È possibile compilare un modulo predisposto e segnalare i propri sospetti, indicando le piattaforme di condivisione dei contenuti sulle quali si teme la diffusione, nonché le ragioni che fondano il timore. Dopodiché verranno trasmesse all’autorità le immagini o i contenuti sessualmente espliciti dalla cui divulgazione ci si vuole tutelare.
Alcuni siti utili da cui trovare informazioni e sostegno:
- La sezione “Revenge Porn” del sito del Garante della Privacy
- Associazioni o soggetti che si occupano di questo fenomeno, come Permesso Negato
Se sono certə che il materiale sia già stato condiviso con altre persone via chat
Denuncia querela alla polizia postale: la vittima può presentarsi autonomamente o, se minorenne, con chi detiene la potestà genitoriale. La polizia dovrà perquisire l’abitazione della persona che ha diffuso foto\video per trovare i device dove si trovano questi materiali ed eventuali prove della diffusione. A questo punto si apre una vicenda giudiziaria complessa e delicata. NB: sono punibili anche persone, diverse da chi ha ricevuto il materiale, che comunque hanno contribuito alla sua diffusione.
Se la diffusione sul web è già avvenuta
Si può:
- Chiedere ai portali pornografici o alle piattaforme social di rimuovere i contenuti. Poi chiedere ai motori di ricerca di eliminarli dai risultati di ricerca qualsiasi riferimento ai contenuti.
- Se i contenuti sono stati diffusi sul circuito di Meta (Instagram, Facebook): si può usare la piattaforma take it down di Meta, uno strumento per riconoscere ed eliminare i contenuti sessualmente espliciti. Per usarla i minori di 18 anni possono presentare il proprio caso sul sito rispondendo ad una serie di domande selezionando i contenuti incriminati dal proprio dispositivo. La piattaforma tutela l’anonimato della vittima.
NB: se l’immagine viene inviata su una piattaforma crittografata come Whatsapp non potrà essere rimossa con il sistema take it down
Autore
Romana naturalizzata milanese. Studio arti ma parlo troppo di politica, mi piace quando riesco a unire le due cose.