Siamo stati al Reggio Parma Festival per due giorni di immersione nell’opera della coreografa francese Maguy Marin, a cui quest’anno è dedicato il festival con il progetto Maguy Marin – La Passione dei Possibili.
Il Reggio Parma Festival nasce nel 2001 e coinvolge i comuni di Reggio Emilia e Parma, insieme alle più importanti fondazioni teatrali del territorio (Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Due e Fondazione Tetro Regio di Parma) dimostrando che l’arte non deve essere appannaggio esclusivo delle grandi città.
Se l’obiettivo del festival è la valorizzazione e la promozione nazionale e internazionale della produzione artistica dei teatri, il cartellone dedicato a Maguy Marin, con oltre sei mesi di spettacoli – tra danza, musica e teatro – ha colpito nel segno, costruendo per il pubblico un percorso affascinante e coinvolgente, che si è concluso pochi giorni fa.
Gli spazi del Festival: il Teatro Due
Abbiamo visitato alcuni dei meravigliosi spazi teatrali in cui si svolge il festival, come il Teatro Due di Parma. Il Teatro Due è un teatro stabile, quindi un ente autonomo che organizza rappresentazioni teatrali con particolare attenzione al rapporto con il territorio. Il suo legame con il territorio in cui si trova è particolarmente forte anche perché nasce dalle occupazioni studentesche degli anni ‘70, quando un gruppo di attori occupò l’edificio dove oggi si trova il teatro. L’edificio è molto grande e contiene ben dieci spazi teatrali che si adattano ad ogni tipo di esigenza rappresentativa: dal tradizionale palco all’italiana, all’arena Shakespeare per le rappresentazioni all’aperto.
Umwelt di Maguy Marin al Teatro Regio
Successivamente abbiamo raggiunto il Teatro Regio di Parma per assistere allo spettacolo Umwelt di Maguy Marin. Il Teatro Regio di Parma è invece un teatro lirico che risale agli inizi del XIX secolo e dimostra lo stretto legame del territorio con il teatro: si tratta infatti di un teatro di tradizione legato all’opera, dove oggi è però possibile assistere anche a spettacoli di danza contemporanea come nel caso del Reggio Parma Festival.
Ogni anno il festival si articola attorno ad un tema: quest’anno si è scelto il lavoro artistico e socialmente impegnato della coreografa Maguy Marin. Nata a Tolosa nel 1972, è la principale esponente della “nuova danza francese” e nella sua lunga carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale Danza di Venezia. Le sue opere si discostano molto dalla danza tradizionale per approdare in un linguaggio ibrido tra la danza, il teatro e la performance. Benché sia difficile trovare un filo conduttore nella sua produzione artistica perché ogni spettacolo differisce dall’altro, l’indagine della condizione umana è il tema comune a tutte le sue opere.
Uno spettacolo di danza senza la danza, dunque. Non è un caso che nel 2004 quando Umwelt fu rappresentato per la prima volta in Germania gli spettatori reagirono con sdegno; oggi lo spettacolo viene invece acclamato dal pubblico, un grande segnale dei tempi e dei linguaggi artistici che cambiano. Umwelt in tedesco significa ambiente, ma di rappresentazione ambientale nello spettacolo c’è ben poco: la scenografia è composta da imponenti pannelli a specchio organizzati su file alternate che permettono ai performer di apparire e scomparire dalla scena ogni volta con sembianze diverse. Un vento incessante travolge i performer che si alternano sul palco dando vita a vari momenti di vita quotidiana mentre un suono in sottofondo scandisce il loro alternarsi sulla scena.
La vita umana, assurda e ripetitiva
L’ambiente a cui si riferisce il titolo potrebbe essere quindi quello antropomorfo: la vita di tutti i giorni. La rappresentazione di gesti quotidiani è un richiamo al teatro di Samuel Beckett, già presente in altre opere di Marin. L’eco di Beckett si sente soprattutto nella rappresentazione della vita umana come assurda, ripetitiva, ma anche fragile. L’umanità rappresentata in Umwelt ripete sempre gli stessi gesti – apparentemente senza senso – mentre combatte contro questo vento che infuria sulla scena. Sta allo spettatore trovare il senso di questa performance e il significato del vento contro cui si scontrano i danzatori.
Umwelt si muove tra il linguaggio del teatrodanza e della performance, sempre con un forte sfondo di critica sociale. Maguy Marin come molti artisti della sua generazione – ad esempio Bill Viola, il padre della videoarte – mescola linguaggi diversi per arrivare ad un’opera che riesca a coinvolgere e far riflettere gli spettatori, anche se non ne comprendono fino in fondo il senso.
La complessità dello spettacolo viene raccontata nel film documentario UMWELT, de l’autre côté des miroirs, opera del regista David Mambouch (figlio di Maguy Marin) in cui il punto di vista degli spettatori in teatro viene intrecciato con il lavoro che si cela dietro gli specchi, invisibile al pubblico, e che rivela la grande maestria di una compagnia che agisce insieme, che crea alla perfezione ciò che il pubblico vede, senza forse intuire il grande lavoro che c’è nel dietro le quinte.
Michele Merola porta Maguy Marin al Teatro Ariosto di Reggio
Il progetto incentrato su Maguy Marin si conclude al Teatro Ariosto di Reggio Emilia si esibisce la MM Contemporary Dance Company diretta dal coreografo Michele Merola con due spettacoli.
Il Teatro Ariosto di Reggio sorge nel centro storico della città e risale alla fine del XIX secolo. Oggi fa parte della “Fondazione I Teatri di Reggio Emilia” insieme al Teatro Municipale e al Teatro Cavallerizza, dando vita ad un sistema teatrale unico in Italia: i tre teatri lavorano in sinergia per offrire alla città sei ricche stagioni (opera, Concerti, Danza, Prosa, Musical-operetta e Teatro ragazzi) e due festival ( Festival Aperto e La Casa del Quartetto).
Il primo spettacolo in scena è Duo d’Eden, nel quale due danzatori vestiti con tute color carne interpretano le figure bibliche di Adamo ed Eva in un giardino dell’Eden sensuale ed erotico.
Successivamente quattro danzatrici della MM Contemporary Dance Company si esibiscono in Grosse Fugue, una coreografia realizzata nel 2001 per la compagnia Maguy Marin sulle note di Die Grosse Fuge di Ludwig van Beethoven, accompagnati dai Solisti dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento: un’anteprima nazionale per Reggio Parma Festival.
Il Reggio Parma Festival si conferma anche quest’anno una realtà fondamentale capace di portare artisti e spettacoli di grande rilievo, anche internazionale, sui palchi delle province italiane, rendendo la cultura accessibile ad un pubblico sempre più vasto e variegato.
Autore
Romana naturalizzata milanese. Studio arti ma parlo troppo di politica, mi piace quando riesco a unire le due cose.