Presentando le nomination ai David di Donatello in conferenza stampa, Piera Detassis, presidente dell’Accademia del Cinema Italiano, ha detto che le cinquine candidate rappresentano «un cinema oggi forse più forte». Il quel «forse» c’è il mare dell’incertezza del cinema italiano, in cui si naviga a vista senza fare previsioni né pessimistiche né ottimistiche, e chi vivrà vedrà. In tutte le sue contraddizioni, il David rimane però una grande occasione per analizzare il nostro cinema (anche quello che non ci piace), e perché no, di celebrarlo.
Per leggere tra le righe e orientarsi in quel «forse», la redazione di Generazione ha preso a cuore il terribile dramma di un’istituzione che dà premi senza mai riceverne e ha fatto sua l’idea che un premio possa rappresentare uno strumento per capire le cose. Abbiamo deciso di creare un nuovo premio, da assegnare alle migliori nomination dei David, le nomination più coraggiose, quelle più assurde, quelle più meritate. Un David ai David, signore e signori, un meta-premio che abbiamo deciso di chiamare il premio Golia.
Cominciamo.
PREMIO GOLIA ALLA NOMINATION PIÙ SORPRENDENTE: Ficarra e Picone – La stranezza – Miglior attore protagonista
La fusione siamese di Ficarra e Picone, candidati per un unico premio da “miglior attore”, l’abbiamo trovata geniale. Ficarra e Picone funzionano solo se stanno assieme, sarebbe stato ridicolo candidarli a due premi diversi. La separazione funziona per Marinelli-Borghi, una coppia che insieme dà grande gioie – che bello rivederli ne Le otto montagne – ma pur sempre composta da due membri indipendenti. Ficarra e Picone non lo sono. Sono inter-dipendenti, e va bene così. È il riconoscimento di una coppia che ancora oggi raccoglie le varie facce del cinema comico italiano – regionalistico, teatrale, popolare. È un cinema che spesso rimane fuori dal sistema dei premi, a torto o a ragione.
Anche per questo motivo nel 2019 l’Accademia ha creato il “premio spettatori”, assegnato automaticamente al film che porta più spettatori al cinema – quest’anno andrà all’ultimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo, l’incasso italiano migliore dalla pandemia, un premio che qualcosa su questo paese lo dice, senza fare troppo i moralisti. Il premio spettatori, però, ci sembra un’operazione più escludente che includente, come a dire: “figurati se possiamo nominare il campione di incassi come miglior film, tanto vale creare un altro premio“. Sicuramente aiutata dall’intellettualismo e dall’autorialità de La stranezza di Roberto Andò, la nomination di Ficarra e Picone rimane un bug del sistema, una stranezza essa stessa. Celebriamola.
PREMIO GOLIA ALLA NOMINATION PIÙ MERITATA: Young Films, Indigo Films, Rai Cinema – Princess – Miglior produttore
Per Princess, il regista Roberto De Paolis ha lavorato per più di un anno con Glory Kevin, prostituta nigeriana in Italia, per farle interpretare il ruolo da protagonista in un film su una prostituta nigeriana in Italia. Un film complicatissimo e rischiosissimo. Purtroppo non del tutto riuscito, premiato né dai cinema né dai festival. Eppure, quello di De Paolis e della sua Young Films è stata un’operazione molto coraggiosa. Il rapporto tra il cinema di oggi e il Neorealismo è ultimamente sempre frutto di un fraintendimento o di una ridicolizzazione – dai “Piedi Scarzi” di Emanuela Fanelli al regista ipermoderno che sta girando il suo “ultimo film neorealista” ne Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti. De Paolis è riuscito a trovare ben due milioni di euro di budget – trovateli voi, alla vostra opera seconda per fare un film su una prostituta nera – per recuperare davvero dei motivi neorealisti, che non sono necessariamente gli attori non professionisti o i luoghi reali, ma piuttosto la sentita necessità di mostrare la realtà, in questo caso quella della prostituzione immigrata, assolutamente ignorata dalla norma italiana.
PREMIO GOLIA ALLA NOMINATION PIÙ SENILE: L’ombra di Caravaggio – David Giovani
Il premio Golia alla senilità è uno dei più ambiti della nostra industria cinematografica. L’età media dei registi candidati al David è di 66,6 anni, portata giù dai giovani quarantenni (stranieri) de Le otto montagne. Per capirci, l’età media dei candidati al premio per gli esordienti è di 40,2. In questo il David ci aiuta davvero a catturare lo spirito del tempo. Nonostante la battaglia qui sia combattuta, per il premio Golia alla senilità abbiamo concordato che non c’è niente di più vecchio del giovanile: le nomination del David Giovani sembrano essere state concepite più che dai giovani, dalle loro professoresse. Già La stranezza sembra essere stato concepito per intrigare tutte le prof d’italiano, che sicuramente troveranno in Ficarra e Picone un motivo di attrattiva per i giovani – come avrete capito, grande stima per Ficarra e Picone, ma non sono esattamente i The Pills, che pure stanno invecchiando. Ma L’ombra di Caravaggio è veramente troppo, un film che di giovane non ha assolutamente niente, dal regista (Michele Placido), il cast, il soggetto, la forma. Che Caravaggio e Pirandello – le grandi vere proprietà intellettuali italiane – siano il meglio del cinema italiano (secondo i liceali) fa cascare le braccia.
PREMIO MARGHERITA BUY ALL’ENNESIMA NOMINATION: Margherita Buy – Esterno notte – Miglior attrice protagonista
Abbiamo deciso di celebrare la 17° candidatura ai David di Margherita Buy con un premio Golia dedicato. Margherita Buy è brava, talmente brava da aver eguagliato il numero di nomination di Sophia Loren, Monica Vitti e Silvana Mangano messe assieme (stiamo barando per effetto – prima del 1981, non venivano annunciate candidature, ma solo i premi – ma comunque Buy ha vinto tanti David quanti Monica Vitti). Tra trent’anni penseremo a Margherita Buy come alla Meryl Streep del cinema italiano? O penseremo a questo periodo del nostro cinema come a un periodo la cui crisi era particolarmente palesata dall’incapacità sistemica di creare personaggi e talenti femminili memorabili, al punto che l’unica attrice-personaggio capace di raccogliere i nervosismi e le ambizioni delle donne italiane ci era sembrata Meryl Streep? Ai posteri l’ardua sentenza.
PREMIO GOLIA ALLA NOMINATION PIÙ ASSENTE: Gigi la Legge – Miglior documentario
Quest’anno i David non hanno avuto uno snobbato eccellente (non ce ne voglia Pierfrancesco Favino, che in Nostalgia fa un lavoro eccellente per un film che non lo è altrettanto). Se forse Piove avrebbe meritato qualche menzione, siamo rimasti più sorpresi di non vedere Gigi la Legge tra i candidati al miglior documentario. Gigi la Legge è stato selezionato nei più importanti festival di mezzo mondo e ha vinto il premio speciale della giuria a Locarno: è assurdo non vederlo in cinquina. Proprio il suo versante documentaristico è quello che in cui l’Italia ha creato una sua eccellenza, riconoscibilità ed esportabilità. Spingendo sulla zona di confine tra realtà e finzione, e forzando la definizione di documentario, Gianfranco Rosi (l’ultimo italiano a vincere il Leone d’Oro e l’Orso d’Oro, anche lui candidato quest’anno), Michelangelo Frammartino, D’Anolfi-Parenti e compagnia hanno creato un nuovo linguaggio cinematografico. Di questa corrente, Gigi la Legge ne è la variante più buffa e surreale, una divertente e poetica osservazione di un vigile della campagna friulana che è un peccato non vedere nominata. Come tanti film indipendenti, Gigi la Legge oggi vive nei ricordi di chi lo ha visto in sala, dato che la sua distribuzione nei cinema si è conclusa e la sua presenza in un qualsiasi tipo di piattaforma non è pervenuta.
PREMIO GOLIA ALLA MIGLIOR NOMINATION: Esterno notte – Miglior film
Esterno notte nominato a miglior film è la nomination più bella dei David 2023. Perché nel paese delle grandi litigate sulle finestre di distribuzione (ovvero quanto tempo obbligatorio ci vuole prima che un film possa passare dalla sala allo streaming), nel paese in cui il cinema è la grande arte e la televisione è la roba da fessi, e le piattaforme il diavolo, ecco che ad essere nominata (e a vincere?) è un film, una serie televisiva, una serie streaming. Esterno notte ha mandato in crisi tutte le definizioni, riuscendo a vivere benissimo su tutti i formati, a dimostrazione che le dimensioni di uno schermo e i tempi e i luoghi di fruizione non necessariamente compromettono la visione di una grande storia, ma si offrono semplicemente come diverse possibilità di fruizione. A questo fecondo stato ibrido si accompagna la considerazione non da poco che Esterno notte è un grande film, una grande serie, quello che è. L’idea che a vincere possa essere questo ibrido – il “contenuto” lo chiamano quelli che fatturano – apre a grandiose suggestioni di futuri in cui il David di Donatello diventa il premio dell’audiovisivo tutto, dove a vincere il primo premio competono un film, una serie, un tiktok, un videogioco, e una live su Twitch, e andrebbe bene così. Stiamo esagerando, ma questa nomination ci ha fatto sognare. Basterebbe veramente cominciare a coinvolgere nel sistema dei premi anche la televisione, magari veramente a categorie uniche, e già sarebbe una scelta ambiziosa.
Per ora ci godiamo il buon Marco Bellocchio.
Autore
Dinamiche, creatività, approfondimenti culturali e fenomeni emergenti dal punto di vista di una generazione indipendente e in evoluzione.