Michel Barnier sfiduciato (e la Francia è in crisi politica)

Dopo la mozione di censura "bipartisan", l'ex Primo Ministro francese Michel Barnier si è dimesso. Macron cerca una possibile soluzione alla crisi politica e parlerà stasera alla Nazione.

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L’ufficialità arriva attorno alle 20:30 di ieri: Michel Barnier (in basso a destra, NdA) è stato sfiduciato e la Francia vive la crisi politica in modo quasi inedito. Alla fine è bastata soltanto la prima “mozione di censura” presentata dal Nouveau Front Populaire nei confronti del Primo Ministro uscente della Quinta Repubblica: 331 deputati dell’Assemblée Nationale (la Camera bassa del Parlamento francese, NdA) hanno votato a favore dell’adozione della mozione, con un sostegno compatto e “bipartisan” tanto dalle forze della Sinistra quanto da quelle del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen.

Dopo quasi tre mesi, quindi, il governo di Michel Barnier giunge al capolinea,
con le dimissioni che Barnier ha presentato questa mattina al Presidente francese Emmanuel Macron, da poco rientrato in patria dopo la visita di stato in Arabia Saudita.
Nella storia recente della Quinta Repubblica francese la caduta di Michel Barnier rappresenta quasi un inedito, un fatto che non si verificava dal 1962 con la “censura” nei confronti dell’allora Primo Ministro gollista Georges Pompidou.


L’epilogo di Michel Barnier

Fonte immagine: European’s People Party/Wikimedia Commons (licenza d’uso CC BY 2.0)

La mossa era stata annunciata da alcune settimane ed è divenuta realtà giorni fa in seguito all’annuncio di Marine Le Pen di voler sostenere la “mozione di censura” presentata dal Nouveau Front Populaire nei confronti dell’ormai ex Primo Ministro. A nulla sarebbe servito il tentativo in extremis portato avanti negli ultimi giorni dallo stesso Barnier per venire incontro ai deputati di RN e, da ultimo, per richiamare al senso di responsabilità della politica transalpina: l’uomo noto per il suo ruolo di negoziatore per l’Unione Europea della Brexit inglese ha pagato l’intervento sulla legge di bilancio francese effettuato attraverso una prerogativa speciale (presente ai sensi dell’art. 49.3 della Costituzione) che di fatto scavalcava il ruolo del Parlamento per l’approvazione di un contestato piano di riduzione del deficit pubblico da 60 miliardi di euro tra tagli alla spesa e una maggiore pressione fiscale.

La sfiducia a Barnier è indirettamente (ma non troppo) un atto d’accusa che, per motivi differenti, ha visto accomunati i due poli più estremi dell’emiciclo francese nei confronti del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, responsabile tanto per la Le Pen quanto per i leader del Nuovo Fronte Popolare della situazione di stallo conclusasi con la caduta di Barnier e del mancato rispetto della volontà dell’elettorato francese emersa dal voto in occasione delle ultime elezioni legislative di quest’estate (dove il NFR aveva ottenuto la maggioranza relativa dei seggi dell’Assemblea Nazionale).

I partiti agli antipodi si ritrovano, per una volta, su un punto condiviso: la richiesta di dimissioni di Macron (che questa sera alle 20:00 terrà un discorso alla Nazione a reti unificate), uno scenario già definito negli ultimi giorni dal diretto interessato come “fantapolitica”.


Cinque esecutivi in sette anni – Rimpasti, dimissioni e sfiducie

Michel Barnier, Gabriel Attal, Elizabeth Borne e prima ancora Jean Castex ed Edouard Philippe.
Questi nell’ordine sono i cinque primi ministri che si sono succeduti da quando Emmanuel Macron è alla guida dell’Eliseo, dal 2017.
I primi tre si sono dimessi o, come Barnier, sono stati sfiduciati soltanto nel corso degli ultimi due anni e mezzo e la caduta del terzo esecutivo dalla riconferma di Macron alla guida della Francia, con un’Assemblea Nazionale da poco insediatasi in seguito al voto delle ultime elezioni legislative convocate proprio da Macron in seguito allo scioglimento del Parlamento lasciano la politica francese in una situazione decisamente poco ideale.


Quali scenari attendono ora la Francia?

L’azzardo – come è stato definito da alcuni opinionisti – messo in campo da Emmanuel Macron dopo la roboante sconfitta nelle elezioni europee di giugno è stato un fallimento e la Francia si trova ora ad affrontare una crisi di natura politica ma non solo.
In primo luogo, dal momento che il Presidente Macron ha rispedito al mittente gli scenari di sue possibili dimissioni, l’Assemblea Nazionale non può essere sciolta nuovamente per legge fino al prossimo 8 luglio. Pertanto, ogni eventuale nuovo esecutivo indicato da Macron dovrà sottoporsi al voto degli attuali componenti dell’emiciclo (ripartito tra 193 seggi al NFR, 166 seggi al blocco centrista macroniano di Ensemble, 47 seggi alla destra gollista di Les Republicains, 126 seggi al RN, altri 16 seggi all’Union des droites pour la République [UDR] e – infine – 30 seggi tra indipendenti, regionalisti e deputati non iscritti.

La maggioranza relativa delle forze di Sinistra – che nella serata di ieri aveva dichiarato con fermezza la volontà di sostenere un governo che fosse apertamente di rottura rispetto al passato – unita alle posizioni dei partiti della Destra vicini alla Le Pen rende ardua l’approvazione e l’eventuale tenuta di nuovi esecutivi – siano essi tecnici o espressione di forze che sostengono la guida di Macron, comunque minoritarie.
L’instabilità politica potrebbe quindi diventare una variabile con cui la politica francese dovrà fare i conti per molto tempo.

A questo primo fattore si unisce lo stallo dell’esecutivo dimissionario, che rimane in carica solo ed esclusivamente per la gestione degli affari correnti. Il presidente Macron ha già annunciato la necessità di trovare un nuovo Primo Ministro entro le prossime ventiquattro ore, con le prime consultazioni già partite.

Infine, la congiuntura economica nella quale ricade anche il fattore decisivo per la caduta del governo Barnier, la legge di bilancio: con un deficit che – stando alle stime – ha raggiunto il 5,5% del PIL nel 2024 e in assenza di una legge finanziaria approvata dal Parlamento, la Francia rischia infatti di trovarsi ad affrontare l’esercizio provvisorio,ovvero il blocco di tutte le attività e i servizi amministrativi non essenziali.
Per capire se ci saranno sviluppi nell’immediato futuro della società transalpina si dovranno attendere le prossime ore e, soprattutto, il discorso di questa sera del Presidente Macron, che si trova dinnanzi ad una delle fasi più difficili mai affrontate da quando si trova alla guida dell’Eliseo.

Un dettaglio dalla sala dell’emiciclo di Palais Bourbon, sede dell’Assemblée Nationale di Parigi.
Fonte: Chatsam/Wikimedia Commons (licenza d’uso CC BY-SA 3.0)

In copertina: “La facciata di Palais Bourbon, sede dell’Assemblée Nationale di Parigi.
Fonte immagine: Funky Tee/Flickr (licenza d’uso CC BY-SA 2.0)”

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