You will never rave alone!

0% Complete

Chi come me è un frequentatore del Nord Europa, si sarà sicuramente sentito dire che la vita al Nord è più noiosa, isolata, “fredda”. Per certi versi è vero: parlando puramente per aneddoti, è vero che in Italia o in Spagna le serate migliori sono spesso quelle passate in piazzetta, ai tavolini di un bar o in locali senza tavoli, con prezzi nettamente bassi. Dopo 5 anni in Olanda posso confermare che uscire per andare a bere una cosa significa un impegno economico superiore, la probabilità di un locale chiuso, più formale e con minore possibilità di incontrare persone che non siano sedute al nostro stesso tavolo. È il famoso “calore” che un tedesco o olandese pallido nota quando viene a trovarci. Siamo conosciuti per questo e ci fa onore.

Ma c’è un problema: tutto questo si basa sull’assenza di regolamentazione. Se da un lato l’assenza di regole precise sia quello che fa scaturire situazioni più spontanee, informali e sorprendenti, dall’altra vuol dire che il divertimento è relegato a dinamiche informali, e non viene preso sufficientemente sul serio.

Trasferiamo quindi il paragone dal “bersi una cosa” ad “andare a ballare” e si rivelano subito gli aspetti negativi della mancanza di regolamentazione: andare a ballare a Roma è spesso un calvario, un’occasione per osservare il peggio dei favoritismi, del trash e dell’assenza di valide alternative allo status quo. I locali conosciuti a Roma suonano per lo più musica uguale (remix di Despasito e via discorrendo), con arredamento e fauna identiche, prezzi uguali (distinti per uomini e donne, chiaramente) e dove i partecipanti alla serata vengono stipati in stabili talvolta fatiscenti, in quantità superiori rispetto al numero consentito. Così, proporre di andare a ballare a Roma significa ritrovarsi in una stanza buia, senza ventilazione, con soundsystem gracchianti, circondati da minorenni ubriachi e cinquantenni disperati, bevendo cocktail al benzene pagati €15, finché un trucido non fa scattare una rissa perché un poraccio, nella mischia, ha osato far penzolare la propria mano vicino al culo della sua fidanzata.

L’alternativa esiste, ma finché non verrà presa sul serio dalle istituzioni, rischia di diventare illegale. L’alternativa è la festa organizzata dall’amico dell’amico, in uno stabile forse occupato, dove mettono la musica che piace a te. La techno? L’EDM? La psytrance? Non lo so, fatti tuoi. Il punto è che per i tuoi gusti, tendenzialmente, non esiste offerta che sia presa sul serio. Se hai trovato una serata che combaci coi tuoi gusti significa andare in un locale lontanissimo, dove non arrivano i mezzi, spesso con gente brutta, spesso più fatiscente del primo e dove rischi una zaccagnata mentre sei ancora in fila. La serata è gratuita, a meno che a qualche DJ straniero non sia saltato in testa di visitare Roma.

A marzo del 2022 ho visitato per la prima volta Copenhagen, non certo una città conosciuta per la sua vita notturna come Berlino o Amsterdam. Eravamo riuniti per un compleanno, e nelle 24 ore prima della partenza avevamo già trovato il locale dove andare, acquistato i biglietti online e scoperto la line-up. Il costo non era inaccessibile, ma il fatto di poter pagare con la carta, in sicurezza, e di non dover stare a contare i bronzini davanti a un buttafuori incazzato ha impattato sicuramente sul fastidio provocato dalla piccola fila che c’era davanti al locale. Ma il vero salto di qualità è stato all’interno del locale: drink sicuramente più costosi della media ma buoni, non nel senso gastronomico ma nel senso che il giorno dopo non volevo asportarmi lo stomaco. Locale pieno ma non pieno da non riuscire a muovermi. Diversi spazi, un grande falò fuori per dare sollievo ai fumatori dal freddo del marzo danese (non come in Italia dove puoi fumare dentro, croce e delizia di chi si ritrova il giorno dopo i vestiti affumicati), e la sensazione, seppure alle 3 di mattina nella periferia di Copenhagen, di essere al sicuro. Ma sopratutto, di essere tra persone che erano lì per i miei stessi motivi, con i miei stessi gusti e con la stessa voglia di frequentare quel locale e non, per dire, un altro con un’altra musica. 

Lungi da me lodare indistintamente il libero mercato, ma in questo caso il fatto che ci sia un’offerta diversificata che coincida con i gusti musicali di chi frequenta i locali, è solo un beneficio. Il divertimento è una cosa seria, tutti troviamo il modo di divertirci a prescindere da quali siano le norme in vigore. E se non troviamo nelle nostre città il modo per divertirci che coincide con i nostri gusti, o finiamo ad andare a serate che ci fanno schifo, oppure diventiamo quelli che sognano tutto l’anno il finesettimana a Berlino per andare a una serata decente. E un po’ come il mercato della marijuana, regolarizzare il divertimento notturno a Roma e in Italia porterebbe introiti enormi.

Ma il problema è che in Italia il divertimento passa per una cosa da depravati, la movida notturna passa sul giornale come una colpa dell’utente, e non come una lacuna nella gestione urbana. È giusto che i locali non disturbino la quiete dei residenti, ma sta a chi fa le regole creare spazi dove questi due mondi non si infastidicano vicendevolmente. Non si capisce quale sia, in quest’ottica, l’alternativa per chi vuole andare a ballare, per chi vuole (non sia mai) fare un po’ di baldoria.

San Lorenzo è un quartiere di Roma divenuto ormai completamente malfamato se non per le obsolete volanti della polizia che controllano il tasso alcolico delle Peroni e che impediscono alle persone di sedersi in piazza. A San Lorenzo però si trovano bar e locali che ho sempre frequentato. Una volta, proprio lì a via dei Lucani, ho visto una vecchia buttare dal balcone una secchiata d’acqua su di un mio amico, e aveva ragione. Non che sia un gesto particolarmente cortese, ma se non c’è nessuna regola che impedisce a un’imprenditore di aprire un rumoroso locale proprio sotto alla casa in cui vivi da 60 anni, ci sta che odi i giovani che lo frequentano. Ci sta, di conseguenza, che loro odino te.

Regolarizzare e liberalizzare la vita notturna migliorerebbe la vita dei cittadini di tutte le età e di tutti i ceti sociali, permetterebbe alle persone di divertirsi ricorrendo meno a eccessi e dando meno fondi all’illegalità e a situazioni abusive. Permetterebbe alle persone di divertirsi come credono, invece di frequentare locali che gli fanno schifo alla ricerca di divertimento, peggiorando il servizio anche di questi ultimi. Permetterebbe una maggiore offerta, che diminuirebbe notevolmente le situazioni di sovraffollamento e di enorme guadagno per pochi malavitosi proprietari di localacci di merda. Abbasso le norme anti-movida e viva chi fa festa come vuole!

Autore

Inglese, romana, un po' ciociara. Mi occupo di Medio Oriente, in particolare della questione palestinese, di religioni, di retaggi coloniali e di antisemitismo. Nella vita invece mi piace fare festa e parlare di cibo.

Collabora con noi

Sede di Generazione Magazine Sede di Generazione Magazine Sede di Generazione Magazine Sede di Generazione Magazine

Se pensi che Generazione sia il tuo mondo non esitare a contattarci compilando il form qui sotto!

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi