L’Unione Europea ha iniziato finalmente ad occuparsi della rotta balcanica

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Il 6 dicembre si è tenuto a Tirana il vertice UE – Balcani occidentali che ha visto i leader dell’Unione Europea e degli Stati membri e i leader dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord e Serbia) confrontarsi, tra gli altri temi, sulla migrazione irregolare e sulla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata.

Secondo gli ultimi dati Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, sono più di 300mila gli ingressi irregolari alle frontiere esterne dell’Unione europea. Quasi 140mila attraverso la rotta balcanica, in gran parte provenienti da Afghanistan e Siria e circa 90mila sulla rotta mediterranea.  Per una somma che, contando gli altri punti di approdo, supera di gran lunga i numeri registrati ad ottobre 2021 e rispetta le previsioni del report di Frontex rilasciato alla fine dello scorso anno, che ipotizzava un incremento esponenziale del fenomeno migratorio. Nel 2021 infatti, sono stati registrati circa 200mila clandestini, il dato più alto dal 2017. Rispetto al 2020 si registrava quindi un aumento del 57%.

Quali sono le nuove sfide dell’Ue e quali i mezzi da adottare per rendere gli attraversamenti regolamentati? Nella Dichiarazione di Tirana, rilasciata subito dopo il vertice, i punti emersi sono:

1) Lo stretto partenariato dell’UE con i Balcani occidentali nell’affrontare un fenomeno che rimane una responsabilità comune di cui prendersi carico. In questo senso, l’Ue ha stanziato 170 milioni di euro di assistenza bilaterale e regionale già fornita a titolo dell’IPA III (acronimo di Instrument for Pre-accession Assistance). L’IPA III, entrato in vigore nel 2021, è uno strumento di preadesione che ha il compito di sostenere i beneficiari nell’adozione e nell’attuazione delle riforme politiche, istituzionali, sociali ed economiche fondamentali per rispettare i valori dell’UE e allinearsi progressivamente alle norme, agli standard e alle politiche dell’Unione.

2) Potenziamento dei sistemi di asilo e di accoglienza, rafforzamento della protezione delle frontiere, combattere le reti di trafficanti e i gruppi della criminalità organizzata e incrementare i rimpatri dai Balcani occidentali ai paesi di origine. Verranno stanziati 40 milioni di euro, per rafforzare la gestione delle frontiere e 30 milioni di euro, per aumentare la capacità di combattere il traffico di migranti e la tratta di esseri umani, con particolare attenzione alle indagini e alle azioni penali.

3) Allineamento dei partner con la politica UE in materia di visti. Attualmente, oltre 400 milioni di cittadini dell’Unione possono transitare e soggiornare liberamente nell’area Schengen che permette l’abolizione dei controlli alle frontiere interne dell’UE (con alcune eccezioni limitate) e rappresenta un insieme unico di norme per i controlli alle frontiere esterne dell’UE. Uno dei motivi principali per cui la rotta dei Balcani ha ripreso ad essere così trafficata è stata il mancato rispetto della politica in materia di visti da parte di alcuni stati. Per esempio, il caso della Serbia è cruciale. La Serbia è un candidato ad entrare nell’Unione Europea dal 2007 e ha un accordo di agevolazione per il rilascio dei visti per chi vuole soggiornare per un massimo di 90 giorni in uno o più stati membri dell’Unione. Grazie ad accordi bilaterali di liberalizzazione dei visti tra Serbia e alcuni Paesi terzi molti siriani, afgani, turchi, indiani, burundesi, cubani e tunisini arrivano in Serbia e poi provano a entrare negli stati Ue confinanti come Croazia e Ungheria. È un tentativo per cui optano soprattutto i migranti che non hanno diritto d’asilo e che quindi dovrebbero essere rimpatriati. La situazione che si trovano a fronteggiare operatori umanitari è disumana. Migliaia di migranti respinti che arrivano sul confine tra la Serbia e Bosnia-Erzegovina o tra la Bosnia-Erzegovina e Croazia e vengono massacrati dalla polizia di frontiera. Molti rimangono bloccati in Serbia, dopo false promesse di rilascio passaporti. La Serbia ha esplicitato la volontà di cooperare con l’Unione e alla fine dello scorso novembre ha introdotto il visto per i cittadini provenienti dal Burundi, dichiarando che a breve sarà fatto lo stesso per chi proviene dalla Tunisia. Già tra il 2016 e il 2018, la Serbia si era ritrovata ad affrontare una situazione simile, introducendo i visti per i cittadini iraniani. Ha annunciato che provvederà ad estendere il requisito del visto ad altri paesi alla fine di questo anno.

4) Rafforzare ulteriormente la cooperazione in materia di lotta al terrorismo e all’estremismo violento, compresa la prevenzione della radicalizzazione e del finanziamento del terrorismo, in linea con il piano d’azione comune per i Balcani occidentali sulla lotta al terrorismo. Combattere e prevenire il commercio e il traffico illegali di armi leggere e di piccolo calibro.

5) L’UE incoraggia i partner dei Balcani occidentali a instaurare e mantenere relazioni di cooperazione con la Procura europea (EPPO) nel settore dell’assistenza giudiziaria in materia penale.

 Il fenomeno migratorio, per sua definizione, vive di influenze provenienti da ogni aspetto impattante la salute politico-economica dei singoli stati ma su più larga scala dei confronti e degli equilibri che tengono insieme i rapporti di vicinato tra stati confinanti e non. In alcuni casi, spostarsi significa sopravvivenza. In altri, legittimamente, significa immaginarsi una qualità di vita che vada al livello successivo del game (il nome con cui i migranti indicano la rotta balcanica).

Frontex ha evidenziato i fattori che stanno incidendo sullo sviluppo dei flussi migratori, primo tra tutti la guerra in Ucraina che ha portato migliaia di rifugiati ucraini verso altri stati. Non di poco conto anche il caro energia e la crisi economica conseguente a questo conflitto. Incidono anche la violenza crescente nella regione del Mozambico del nord, Somalia e nella penisola del Sinai, che sul lungo termine determineranno un aumento considerevole del numero complessivo dei migranti. 

Le politiche di chiusura adottate da alcune agende politiche portano alla creazione di nuovi e pericolosi metodi per tentare di valicare le frontiere. I flussi non si fermano, le chances di sopravvivenza si riducono ulteriormente, e gli unici a trarre vantaggio sono i trafficanti che esigono sempre di più per ogni spostamento a condizioni sempre peggiori. 

Stando ai calcoli preliminare dell’ultimo report Frontex, i prospetti vedono i dati in rialzo nel 2023, con la rotta balcanica che si conferma la più trafficata, seguita dalla rotta del Mediterraneo centrale il cui numero di attraversamenti irregolari è salito del 49% rispetto al 2021. La situazione rimane critica e l’attenzione deve restare alta e costante affinché cooperazione e coscienza non restino parole vuote al servizio delle conferenze stampa.

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