Plusvalenze fittizie, commissioni irregolari, falso in bilancio: cos’è l’inchiesta Prisma che fa tremare la Juventus

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Un altro scossone. Un’altra inchiesta che rischia di portare alla luce il marcio che si nasconde nel sistema calcio italiano. Sotto la lente di ingrandimento c’è principalmente la Juventus. In maggio la Procura di Torino ha avviato un’indagine per “false comunicazioni delle società quotate” ed “emissione di fatture per operazioni inesistenti”, mentre lo scorso venerdì 26 novembre la Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni nelle sedi della Juventus, volte “all’accertamento di ipotesi di reato di false comunicazioni delle società quotate ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, nei confronti del vertice societario e dei direttori delle aree business, financial e gestione sportiva”.

L’inchiesta Prisma, come è stata denominata, parte dalle inchieste di Consob e Covisoc, che avevano iniziato ad indagare su 42 plusvalenze fittizie. Nell’ambito dell’inchiesta, che si è servita anche di intercettazioni telefoniche, sono sei gli indagati: il presidente Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved, l’ex responsabile dell’area sportiva Fabio Paratici, ora al Tottenham, e altri tre dirigenti ed ex dirigenti bianconeri dell’area finanziaria. È indagata anche la Juventus, in qualità di persona giuridica.

La Juventus, assicurando la propria collaborazione agli inquirenti, ha dichiarato: “abbiamo operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie, in conformità ai principi contabili e in linea con la prassi internazionale della football industry e le condizioni di mercato”.

Procura di Torino e Guardia di Finanza stanno lavorando sull’eventuale reato di falso in bilancio: gli articoli di riferimento sono il 2621 e il 2622 del Codice Civile e il decreto legislativo 74/2000. Alla base vi sono plusvalenze per 282 milioni in tre anni “connotate da valori fraudolentemente maggiorati”. Con il sistema delle plusvalenze sulla compravendita di calciatori la Juventus ha generato un “ricavo di natura meramente contabile e in ultima analisi fittizio” mascherando perdite di esercizio: 39 milioni anziché 171 milioni nel 2019, 89 milioni anziché 209 milioni nel 2000, 209 milioni anziché 240 milioni nel 2021. Per plusvalenza si intende la differenza tra prezzo d’acquisto e prezzo di vendita. Secondo gli inquirenti, la Juventus avrebbe gonfiato il prezzo di vendita per sanare buchi di bilancio.

I casi più lampanti sono i cosiddetti scambi “a specchio”, che terminano “a somma zero” e riguardano soprattutto ragazzi under 17, under 19 e under 23. Un esempio è l’acquisto dall’Olympique Marsiglia di Aké per 8 milioni di euro in cambio, alla stessa cifra, del 19enne Tongya. Ancora, l’acquisto dal Genoa di Nicolò Rovella per 18 milioni con concomitante cessione ai rossoblù di Portanova (10 milioni) e di Petrelli (8 milioni). Una delle operazioni più controverse contabilizzate tra le plusvalenze è la cessione di Miralem Pjanic al Barcellona nel giugno 2020. Il giocatore è stato valutato circa 63 milioni, mentre il club bianconero ha iscritto nel bilancio al 30 giugno 2020 una plusvalenza di 43,7 milioni. In realtà la Juventus non ha incassato soldi, perché contestualmente ha comprato dal Barcellona il centrocampista Arthur, valutato circa 72 milioni. Anche il Barcellona ha iscritto una plusvalenza in bilancio. Di fatto, tuttavia, è stato uno scambio e le plusvalenze in questione potremmo definirle “di carta”, perché non c’è stato movimento di denaro.

Ma nel mirino della Procura non c’è solo il tema delle plusvalenze, ma anche compensi ai procuratori che non corrisponderebbero alle prestazioni effettivamente rese. La Procura ha poi allargato l’inchiesta ai rapporti fra la Juve e Cristiano Ronaldo. Uno degli intercettati si è lasciato sfuggire un commento su una “carta famosa che teoricamente non deve esistere”: una scrittura privata in cui, stando alle ipotesi, si troverebbero dettagli su contratto e retribuzioni arretrate.

Da quanto sta emergendo, il sistema delle plusvalenze fittizie non riguarderebbe solo la Juventus. Ad esempio, molti dubbi ci sono sul trasferimento di Victor Osimhen dal Lille al Napoli. Il nigeriano fu valutato 70 milioni di euro, ma per arrivare alla cifra il club partenopeo inserì quattro giocatori come contropartita nell’affare. I calciatori in questione sono il portiere Karnezis e i tre Primavera Manzi, Palmieri e Liguori, valutati una ventina di milioni complessivamente, cifre folli per giocatori praticamente senza esperienza tra i professionisti.

Cosa rischia la Juventus? Bisogna dividere l’ambito penale da quello sportivo. Il primo riguarda i reati di falso in bilancio, false comunicazioni di società quotata in borsa e false fatturazioni: le pene prevedono anche il carcere, con durata di reclusione che varia a seconda della gravità della violazione. Nel secondo viene affidata ai giudici una grande discrezionalità e raramente si sono attuate penalizzazioni sostanziali per contrastare il fenomeno. È molto difficile, infatti, stabilire giuridicamente quando il valore di una compravendita è frutto di una frode o, semplicemente, di una valutazione sbagliata da parte di una società. In questo senso c’è un precedente del 2018. La Corte d’Appello federale allora condannò il Chievo Verona a tre punti di penalizzazione per “reiterata violazione ed elusione delle norme di prudenza e correttezza contabile”. Questa decisione fu confermata dal Collegio di garanzia, mentre la Procura federale chiedeva 15 punti di penalizzazione. Tuttavia, se il club bianconero fosse accusato di aver ottenuto, tramite questo sistema di plusvalenze, l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa, allora rischierebbe addirittura l’esclusione dal campionato.

Insomma, un nuovo terremoto sembra scuotere Juventus e calcio italiano. Il faldone verrà chiuso prima di Natale e solo allora si saprà la vera entità della questione ed eventuali sanzioni.

Autore

Nasco a Roma nel 1997. Formatomi sui precetti morali del Re Leone, mi laureo in lettere e divento giornalista pubblicista. Appassionato di sport e storie di sport, nella vita faccio il centrocampista. Amo il mare e detesto il sensazionalismo quasi più degli anfibi.

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