La ricerca di un nuovo paradigma di intellettuale: cosa ha rappresentato la carriera di Marracash fino ad oggi?

Storia di come un ragazzino di Barona sia cresciuto e abbia preso coscienza dei suoi mezzi.

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È difficile farsi un’idea su qualcosa quando non si ha un sentiero su cui camminare: conosciamo sì l’autore, ma nulla su quello che ci vorrà dire questa volta. In questo caso, infatti, il progetto di NOI, LORO, GLI ALTRI, il nuovo album di Marracash, è stato chiuso il 31 ottobre e pubblicato il 19 novembre: un lasso di tempo molto breve in cui non c’è stato nessun estratto e scarsissime sono state le informazioni che ci sono arrivate. Poco preavviso per un evento molto atteso dal suo pubblico.

Difficile è anche l’approccio al disco, il sesto da solista, che è stato pubblicato a distanza di due anni da Persona. Difficile perché è un album sperimentale, dove il rapper grazie alla sua penna e ai suoi discorsi fatti di immagini, ha tanto da dire e riesce a descriverlo con grande chiarezza e precisione.

Anche sperimentale, ma non per cosa dice, sempre vicino al suo stile a metà tra un’analisi interiore riportata ad un contesto sociale di cui l’artista ne critica la forma e una realtà in cui non ci si ritrova. Quanto per i nuovi approcci alla musica: sample per le sue tracce presi da generi tra loro molto distanti, e grazie all’aiuto dei suoi producers (Marz e Zef), riesce ad unirli tramite un filo rosso chiamato cultura. Dall’house degli anni duemila di Infinity, al rock di Vasco Rossi, dalla lirica di Verdi e Pavarotti al pop più contemporaneo.

Marra si pone sempre davanti ad una sfida nuova per superare i suoi limiti, così come fa uno scrittore che non vuole ristagnare nei suoi lavori per non diventare vittima dei suoi personaggi e subirli come etichette. Stavolta, in un disco dove si avverte forte la presenza di Vasco, egli ne prende un sample per realizzare Io e si ispira al noto personaggio di Sally per scrivere Laurea ad Honorem dove parla di una donna immaginaria descrivendosi da un punto di vista femminile. In questa canzone inoltre cerca di andare ancora oltre se stesso, raggiungendo melodie nuove con toni più alti, cantando per la prima volta in suo pezzo.

Riesce a spaziare con una semplicità unica, cambiando la struttura tradizionale della canzone italiana a cui siamo abituati, fatta dalla solita alternanza di strofe e ritornelli, unendo a tutto ciò grandi riflessioni e immagini forti di attualità collegate a riferimenti tratti dalle sue passioni cinematografiche e musicali. Quello che il rap, e in più generale la cultura hip-hop, dovrebbe impegnarsi a fare, in un’epoca in cui arriva all’ascoltatore davvero poco che possa essere definito rap.

 

Il successo avuto nella sua carriera e le difficili esperienze attraversate negli ultimi anni lo hanno portato a cambiare approccio ad un genere di cui è sempre stato uno dei più noti esponenti: da Persona in poi, Marracash sembra ricercare un rap meno barocco ed essere invece più introspettivo. «Ho ucciso Marracash e adesso parla Fabio», era un po’ il leitmotiv della presentazione del disco precedente, e NOI, LORO, GLI ALTRI si pone sulla stessa scia concettuale.

«Io non rappo, io psicanalizzo» dice in CLIFFHANGER, ultimo pezzo del suo lavoro, ed è la stessa sensazione che lascia una volta concluso il primo ascolto: canzoni che aprono tanti dibattiti e lasciano ancora più incertezze. Domande a cui lo stesso Marra non ha ancora trovato risposta nemmeno mettendole in rima. Intriga e fa dubitare e un ascolto dopo l’altro riesce a radicarsi nell’animo e nella testa lasciando il segno che lo contraddistingue: dubbi.

Un’infanzia da cui trarre ispirazione

Un’analisi particolare va alle sue origini e alle sue radici a cui è molto legato. Non un demone ma qualcosa che lo ha fatto maturare e da cui prende ispirazione. In Noi ci fa fare un salto nel passato e ci racconta del suo amico Nico, con cui ha vissuto momenti della sua adolescenza che lo hanno segnato. Ha sempre tratto ispirazione dal suo vissuto e dalle sue compagnie per mettersi a nudo anche nei dischi precedenti.

È una narrativa da cui prende sempre spunto: il vissuto intimo del rapper è molto forte. Ormai a quarant’anni, dopo un amore finito da poco, crede che non ci sia un rapporto che duri nel tempo («Ho quarant’anni e mai visto un legame che rimanga»). Un legame fisso con una persona magari no, ma stretto è il legame con il suo passato, i suoi ricordi, e quelle persone che, anche se non sente più, lo hanno reso in parte l’artista che noi oggi conosciamo.

Non sappiamo se sia una figura reale, ma in Con i soldi in testa parla di tanti suoi amici ma non nomina nessun Nico. Potrebbe essere una figura immaginaria, espediente per dare corpo alle proprie riflessioni.

Al contrario di tanti suoi colleghi che scrivono di cosa ne sarà di loro quando arriverà il loro momento, non teme la morte. Egli teme piuttosto di non vivere a pieno il suo tempo: «la lotta per la vita è crudele ma affascinante» – dice nel pezzo Dubbi – per lui che racconta dal suo punto di vista la realtà in tutte le sue sfaccettature.

«Non possiamo ancora essere poveri» scrive lui che viene da un contesto sociale di disagio e di stenti, originario di una famiglia siciliana che per trovare lavoro è costretta a trasferirsi nella periferia di Milano. Vuole condannare così la società di oggi dove l’individuo prima di cercare il successo personale vuole raggiungere quello economico, dove tutti confermano la propria identità e solo i poveri sono coloro che si nascondono o non si mostrano come tali. Ma lui è l’esempio di come sia sbagliato rinnegare il proprio passato. Perché da esso bisogna trarne forza e ispirazione per tracciarsi il proprio sentiero.

Il passaggio a persone

La chiave del disco è la trasparenza. Il senso dell’album sembra essere stato proprio quello di metterci dentro sé stesso al 100%. È la normale prosecuzione di quello che lui fa sempre. Usa concetti mutevoli partendo dal fatto che di base siamo tutti persone ed è questo quello che ci lega. NOI, LORO, GLI ALTRI è da vedere come un concetto unico, COME persone. In questo modo si nota il filo diretto che ci collega al suo album precedente. Persona è stato l’album di più grande successo per l’artista: il concept di quell’album era la valorizzazione e l’analisi del singolo e dell’artista; oggi, a questa analisi, allargando ancora di più il suo raggio d’azione, si aggiunge una maggiore angoscia affliggente, e un pizzico di malinconia in più.

Siamo una società individualista. Nonostante certe identità vengano a rafforzarsi quando trovano una posizione in un gruppo più grande, per il rapper noi non siamo misura di tutte le cose. Da un’analisi interiore si è passati ad un’analisi della società in cui Marra non si trova a suo agio e in cui ancora non ha trovato posto.

Una volta sviscerato l’interno e buttato fuori tutto quello che aveva dentro si sente pronto per un altro passaggio, per un nuovo passo della sua carriera, o meglio, della sua vita. Ha concluso un percorso togliendosi più di un sassolino dalla scarpa e chiudendo più di uno scheletro nell’armadio. Il primo contro cui stava lottando era se stesso.

Ora Marracash è più pronto che mai.

Autore

Studente all’università, scrittore nel tempo libero, pensatore a tempo perso. Nato nel ‘98, laureato in lettere moderne. So che scrivere articoli non è la soluzione ai problemi ma può essere un punto di partenza.

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