Nove domande che avresti sempre voluto fare a chi assume LSD

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Dopo aver approfondito la tematica in un articolo precedente, abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con Jo (nome di fantasia per rispettare la sua privacy), unə studentə di 21 anni che, qualche mese fa, ha fatto uso di LSD per la prima volta. Abbiamo voluto raccontare la sua esperienza per tentare di comprendere i motivi che portano alla sua assunzione, gli effetti che si ricercano ed i rischi che si corrono, nella speranza di contribuire ad abbattere lo stigma e l’alone di negazione compulsiva che condannano, da decenni, gli allucinogeni.

Jo, la prima domanda che ti faccio è banale ma fondamentale. Hai 21 anni e hai deciso di farti di LSD. Perché?

«La curiosità di provare LSD mi è venuta un po’ di tempo fa, sentendo amici che ne parlavano. Poi ho iniziato ad informarmi più seriamente e ho capito che, grazie al trip, riesci a vedere la realtà in modo diverso, sperimentando sensazioni completamente nuove. Farmi di LSD poteva essere una chance di fare un ritiro spirituale con me stessə. Non per sballarmi, ma per connettermi in modo più intimo con la mia mente, con il mio corpo e con il mondo circostante. Ci tengo a sottolineare che non si trattava di una necessità di fuggire in un’altra dimensione ma di una possibilità di ritrovarmi nella realtà che vivo tutti i giorni».

Eri consapevole dei rischi, degli effetti collaterali e del fatto che sia un farmaco slatente?

«Ne ero consapevole e ne ho parlato a lungo anche con la mia psicologa. Sapevo che l’LSD aveva degli effetti indesiderati diversi rispetto ad altre droghe, che riguardavano per esempio il perdersi nella propria mente, ed il fatto di non avere pieno controllo per 12 lunghe ore mi spaventava molto. Alla fine ho deciso di provare, con il supporto di persone di fiducia e con delle dosi minime. Nell’ora dopo l’assunzione, in cui aspettavo che salisse l’effetto, avevo mille pensieri e non avevo idea di come avrei saputo effettivamente gestire la cosa. C’è ancora tanto stigma e tanta paura, perché chi prova queste cose viene marchiato come sbandatə, disagiatə o come un infelice che vuole rifugiarsi in un altro mondo e scappare da un’esistenza insoddisfacente. La maggior parte delle volte però non è così, come nel mio caso».

Se e quanto ha influito l’ambiente circostante sul trip che hai avuto? 

«L’ambiente ha un ruolo primario a livello di trip o immaginario. Ciò che spesso non si capisce con LSD è che il trip è non un sogno onirico, ma proprio il mondo circostante che si relaziona con te: non vedi cose fantastiche o che non ci sono, non vedi “i draghi che volano” (almeno nei limiti delle dosi giuste per il tuo peso), al contrario di quanto si apprezza in molti film. Il trip infatti non è un grande sogno ma l’ambiente che ti circonda: questo acquisisce dei contorni nuovi, si carica di sensazioni inusuali, come se stesse comunicando con te».

Come hai capito che ha iniziato a fare effetto? Hai avvertito il passaggio dal chiedersi «chissà quando inizierò a sballarmi» a sentirti effettivamente fattə?

«Il momento in cui ho realizzato di essere fattə è stato molto divertente in realtà perché ero in bagno e stavo pisciando. Di fianco a me, sulla vasca, c’era un vaso che aveva diversi disegni. Ad un certo punto, ho iniziato a vederli più nitidi del normale e le forme dei disegni hanno iniziato ad ondeggiare nell’aria: ecco, in quel momento ho realizzato che mi stava salendo. Sicuramente, quando capisci di essere fattə di LSD ne sei cosciente: non hai un deraglio completo della mente».

Come definisci un trip? Hai avuto bad trip o good trip?

«Nel complesso direi che ho avuto un good trip, ma non lo si può estendere come concetto. È un po’ come dire che in una giornata stai sempre bene: non è detto. Nel suo insieme magari è stata una giornata positiva, quindi hai avuto un good trip, ma è probabile che tu abbia avuto vari momenti di ansia o in cui ti sei sentitə più stressatə. Attraversare il bad trip durante l’esperienza fa parte dei rischi ma non si tratta di un flusso unico: sono tanti trip che si susseguono in tutte le 12 ore, alcuni dei quali potrebbero essere meno positivi di altri. Tutto sta nella nostra capacità di saperli controllare».

Hai provato sensazioni o emozioni particolari?

«Nel tardo pomeriggio, sempre durante il trip, mi hanno invitatə ad un evento in un collettivo. Io ho risposto con un vocale al limite dell’assurdo, dicendo cose che in quel momento sembravano maledettamente logiche. Nello specifico, citando testualmente, ho risposto: “Qualcuno che fa le mie veci ci sarà, ma non ci sarà l’io di adesso, perché da ora fino a stasera c’è così tanto tempo e muterò così tante volte che è difficile dire se sarò effettivamente presente”. Ancora non lo sapevo, ma mi stava accadendo una cosa nota come “disintegrazione dell’io interiore”. È un po’ come diceva Socrate con la maieutica: prima hai una distruzione completa (pars destruens) e poi ricostruisci lentamente la tua identità (pars costruens). Al termine di quest’opera faticosa, comprendi quanto alla fine sia bello e rincuorante essere tornatə te stessə. Tutto sommato, è stata una giornata maledettamente normale, ma dai contorni che prendono vita più del solito».

Ti sei preparatə in qualche modo per assumere LSD? Sia a livello fisico che psicologico.

È fondamentale assumere LSD in un posto sicuro, protetto e che si conosce. I giorni precedenti inoltre sarebbe auspicabile trovarsi in una situazione tranquilla. Il giorno in cui abbiamo deciso di farci era una bella giornata e la presenza del sole per me è stata fondamentale. Il meteo influisce molto sull’esperienza che si ha durante il trip, specie se si è molto sensibili. Per esempio, inizialmente in realtà il cielo era un po’ nuvoloso: quest’atmosfera ovattata ha impattato molto su come mi sentissi perché avvertivo un costante senso di fastidio che risultava amplificato per gli effetti degli allucinogeni».

Hai avuto effetti su percepito e realtà a lungo termine? Quanto è stato di impatto?

«Ormai è passato un mese ma mi ha lasciato molto a livello di esperienza. Ovviamente, una volta che l’effetto scende, le percezioni tornano normali. Mentre sei sotto effetto però, tempo e spazio sembrano dilatati ed hai una percezione completamente diversa di te stessə. Per come la vedo io, soffriamo un po’ tutti quest’ansia da ventunesimo secolo: riempirsi di impegni, avere scadenze, andare di corsa, sempre fare e mai essere. Grazie a quest’esperienza, mi sono potutə riappropiare del termine essere ed ho capito che, anche in una giornata maledettamente normale, è possibile riuscire a sentirsi completə».

Lo rifaresti?

«In questo momento no, perché è un’esperienza molto intensa con te stessə e tutta la realtà circostante, ma non escudo che possa accadere più vanti nella mia vita. Con l’LSD devi avere una cura maniacale del contesto in cui sei, sia nei giorni successivi che precedenti. Devi essere in un periodo abbastanza stabile della tua vita per evitare di avere ansie amplificate o prese male durante il trip di LSD. È un consiglio che mi sento di dare».

Autore

Alice Melani

Alice Melani

Autrice

Mi chiamo Alice e c’ho un’anima un po’ scissa. Tra le altre cose, sono una neuroscenziata della Scuola Normale. Nel tempo libero oscillo tra attivismo, femminismo intersezionale e misantropia disillusa. Odio gli indifferenti e credo che dovremmo proprio smetterla di imporre inutili confini al nostro animo in continua espansione.

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