Una mobilitazione costante e rumorosa investe sempre più frequentemente le piazze della penisola. Da nord a sud in migliaia si accendono con un unico grande comune denominatore: la lotta al patriarcato. Il collettivo transfemminista Non una di meno spiega: «i tagli alla spesa pubblica rendono le nostre esistenze sempre più precarie e ricattabili, gli sgomberi di spazi transfemministi, di consultori e centri antiviolenza, le misure del pacchetto sicurezza del governo Meloni con ricette securitarie e razziste, i tagli del 70% alla prevenzione della violenza di genere». Conosciamo già quale sia la situazione italiana delle discriminazioni e le motivazioni delle proteste cittadine alle prese di posizione politiche ed istituzionali. Il rifiuto della proposta di congedo paritario pienamente retribuito, di cinque mesi, la superficiale e fuorviante proposta del ministro Valditara per l’introduzione dell’educazione affettiva nelle scuole, la legge sull’obbligo di ascoltare il battito del feto prima di abortire, la diffusione nelle scuole da parte di Fratelli d’Italia di volantini contro la “dittatura gender” e tanto altro. Ma, in controparte, perché tanto ostracismo?
È importante conoscere le ragioni della destra italiana, degli antifemministi, dei movimenti pro-life e di tutti quegli elementi che sostengono di dover difendere il mondo dalla presunta ideologia gender.
La teoria del gender
Teoria del gender, poi diventato ideologia gender, è un termine ombrello, neologismo degli anni ’90 del Novecento, coniato in ambienti conservatori cattolici per riferirsi in maniera critica agli studi di genere.
Un punto di riferimento per la nascita e l’evoluzione della teoria è il contributo della storica Laura Schettini con il suo «L’ideologia gender è pericolosa», in cui racconta che l’ostilità della Chiesa verso il termine gender inizia all’indomani della conferenza Onu su popolazione e sviluppo del 1994 e poi durante la Conferenza mondiale sulle donne di Pechino del 1995. L’inedita visibilità di femministe e donne lesbiche nelle organizzazioni non governative e la loro voce alzata sui diritti riproduttivi delle donne e sull’aborto avevano scatenato panico e reattività e sono tutt’ora al centro del dibattito pubblico.
Negli ultimi decenni, infatti, la produzione scientifica e accademica ha trovato necessario comprendere il genere come categoria di analisi e di sensibilità che conduce ad una revisione radicale dei saperi e delle convinzioni consolidate in tutti gli ambiti dello scibile (medicina, storia, antropologia, psicanalisi, biologia, ecc.), dimostrando come questi si siano costruiti nel tempo solo in riferimento al maschile e al mantenimento della sua egemonia.
Ad esempio, a fronte di una secolare tradizione che ha iscritto l’inferiorità femminile nella sua fisiologia, le storiche hanno reinterrogato la scena del parto, la maternità, la verginità, l’allattamento, le mestruazioni, i morbi femminili. L’ideologia gender, fatta propria dalla destra populista, evoca proprio l’attacco mosso contro l’ordine della società, rappresentato dal patriarcato, considerato incontestabile dalla presunta origine naturale della differenza e complementarietà dei sessi, dalla stabilità degli istituti sociali e dalla sacralità della famiglia e della missione materna della donna.
Di conseguenza, la contestazione ad un normato orientamento sessuale, ai ruoli e ai modelli maschili e femminili, imposti in nome di una specificità ora voluta da Dio ora innata, ai tabù e agli scompensi nella sessualità, è da guardare come un più grande disegno complottista. Sarebbe un’operazione filosofica sofisticata che ha per mandanti le lobby gay e le lesbiche e che poco avrebbe a che fare con i veri problemi delle donne.
Da qui, un paradossale quanto efficace strumento di propaganda: insistere sull’inutilità e ininfluenza delle questioni di genere, lamentarsi della vaghezza della loro terminologia e al tempo stesso investire anima e corpo contro di esse. Perché in realtà, camuffandosi dietro ragioni di tutela e sicurezza, innescando paure non comprovate per una presunta trasformazione di bambini e bambine in esseri senza sesso o mostruosi.
La mobilitazione antigender e l’invenzione dell’ideologia del gender hanno avuto e hanno come obiettivo principale la difesa della famiglia e dell’ordine patriarcale e come nemico principale quei movimenti e quelle soggettività che hanno storicamente messo in questione il confinamento delle donne nella sfera domestica ai compiti di cura e alla funzione materna, così come l’egemonia dell’eteronormatività nelle relazioni affettive.
L’ideologia gender è pericolosa, Laura Schettini
In questo modo, da entrambe le prospettive, quella del fantasma della teoria del gender e quella della critica al patriarcato, la questione apre un vaso di pandora: rapporti di potere, diseguaglianze, costruzione della famiglia e della nazione, controllo della riproduzione, libertà di espressione, vivere in società.
Strumenti di potere
Il sistema patriarcale che fa dei nostri corpi oggetti di dominio è lo stesso sistema capitalista che fa delle nostre terre territori di conquista da depredare e mettere a profitto.
Le militanti durante le manifestazioni del dicembre 2023
Ad aver spinto le donne a ribellarsi, in forme diverse nei diversi secoli, è sempre stato un profondo e autentico desiderio di libertà, il sogno di nuovi orizzonti di piacere, di conoscenza, di salute, storicamente a loro preclusi o ostacolati.
Tanto ostracismo per un’accettazione piena di tutte le soggettività, per il diritto alla vita, al corpo, alla soddisfazione dei bisogni, il diritto a ritrovare quel che si è e tutto quel che si può essere e tanto negazionismo in tema di sessismo e classismo si spiegano con il fine ultimo del mantenimento dell’ordine costituito, che per essere garantito ha bisogno di strumenti di irreggimentazione e disciplinamento ben precisi. Il filosofo Michel Foucault nella sua monumentale “Storia della sessualità” indagava dettagliatamente i rapporti storici tra il potere e il discorso sul sesso. Evidenziava come il sesso abbia costituito da sempre uno degli strumenti più importanti per l’organizzazione della società e come al cambiamento di una società non si possa che registrare anche un cambiamento nei valori che attorno al sesso gravitano.
Mi sembra essenziale l’esistenza nella nostra epoca di un discorso in cui il sesso, la rivelazione della verità, il rovesciamento della legge del mondo, l’annuncio di un’altra èra e la promessa di una certa felicità sono legati insieme.
Storia della sessualità 1 La volontà di sapere, Michel Foucault
Il desiderio, quale che sia la sua natura, lo si concepisce in rapporto ad un potere che è sempre giuridico e discorsivo e a tal proposito potrebbe essere utile pensare a chi questo potere lo detiene e lo governa.
La giornalista e letterata Alice Ceresa in un pamphlet sottoforma di «dizionario dell’inuguaglianza femminile» scrisse molto provocatoriamente:
La sola vera e autentica famiglia è quella che decorre dal vincolo matrimoniale, genera cittadini e, in alcune zone, anche cristiani o specificatamente cattolici. […] La famiglia esegue per lo stato una fondamentale attività di manovalanza, severamente amministrando in sua vece i cittadini necessitanti di tutela sia perché non naturalmente identici con i portatori del potere patriarcale (le donne), sia perché compresi in fase di addestramento ai ruoli sociali (bambini e giovani di ambo i sessi). Al suo interno sono permessi soprusi e violenze di ogni genere, salvo quelli relativi al diritto alla vita. Questo si spiega con il carattere delegatorio dei suoi poteri che si arrestano dinnanzi al catasto anagrafico dello stato. La famiglia non ubbidisce a nessuna legge naturale e questo spiega perché si disgreghi non appena ne sia allentata la coercizione e pertanto la credibilità».
Laura Ceresa, «Dizionario dell’inuguaglianza femminile»
Per fare un esempio più evidente, al momento della proposta di legge 194 sull’accesso all’aborto, l’allora relatore di maggioranza, Giovanni Berlinguer del PCI, ammise che dovette scendere a compromessi con la DC ma che su una cosa entrambi i partiti erano d’accordo: la non autodeterminazione della donna. Di fatto la legge, ancora in vigore, non depenalizzò l’aborto ma lo concesse a determinate (e quasi infinite) condizioni.
Dunque, i dibattiti pro-life, antifemministi e antigender non sono solo una questione intrinsecamente esistenziale, filosofica e presidiale ma soprattutto una questione di potere, di controllo e di ordine pubblico, per le ragioni di ansia culturale che innescano e di cui sono vittime.
Sovversività degli atti corporei
Nella storia più si verificavano fenomeni di mobilitazione e liberazione della donna, più si rincarava la dose di misure che potessero conservare il sistema patriarcale.
L’ideologia gender è pericolosa, Laura Schettini
Per questo motivo, chiunque mette in crisi la naturalità delle costruzioni di genere è trattato come un nemico o un pericolo pubblico. Gli atti corporei sovversivi, queer, trans e femministi, sono la sfida irriverente all’ordine eteronormativo, un processo di ribaltamento dello stigma in simbolo di ribellione, dello stereotipo in rivendicazione politica. Diventano un terreno fertile per un nuovo orizzonte di possibilità, a partire da una protesta aperta ed inclusiva in nome di un’emancipazione fattuale, esistenziale e non solo ideologica.
Perché l’ideologia gender non esiste, le questioni di genere sì.
Autore
Laureata in Lettere, studio Filologia Moderna a Padova. Con la passione del viaggio e dei pellegrinaggi, mi addentro tra lingua, storia, cultura e paesaggio. Saggistica, cinema e arti visive. "Il femminismo è stato la mia festa".