Nel 2004, il sociologo George Lakoff pubblica la sua opera più nota, Non pensare all’elefante. Il libro era il suo j’accuse al Partito Democratico statunitense, secondo lui talmente ossessionato dai Repubblicani e dalla figura di George Bush da non riuscire a produrre un proprio discorso autonomo. Questo lo avrebbe condannato all’irrilevanza, poiché la politica è fatta di proposta, non solo di contestazione. Perciò, Lakoff invitava i progressisti americani a smettere di pensare all’elefante repubblicano e a esprimere un proprio pensiero autonomo.
Non sappiamo se Lakoff avesse previsto anche il corteo “Io Apro” del 27 luglio. A noi, presenti sul posto, pareva che l’elefante fosse rappresentato dalle parole “antivaccinismo” e “neofascismo”.
Per chi non lo conoscesse, il movimento “Io Apro” nasce come movimento di piccoli imprenditori, sfiduciati da una politica che è (a loro parere) sempre più autoreferenziale e non attenta ai bisogni dei cittadini. Nel loro caso specifico, stiamo parlando di ristorazione: appena concluso il primo lockdown, erano scesi più volte in piazza per chiedere di riaprire. Oggi, il loro scopo è uno solo: affondare il green pass.
Antivaccinisti, a noi
Arriviamo che il sit-in è già partito da qualche minuto: ci sono meno di mille persone a Piazza del Popolo. Non una cifra eclatante, ma si respira un’aria piuttosto tesa. Dal palco continuano a urlare che «Non siamo antivaccinisti» e a rassicurare che «Io ho già fatto la vaccinazione». Il pubblico, però, non sembra pensarla allo stesso modo. Scorgiamo una coppia con un neonato: hanno tutti e tre una stella di David con la scritta “No Vax“, a paragonare il loro calvario a quello del popolo ebraico sotto il regime nazifascista. Un paragone che sembra piacere agli organizzatori dell’evento, che vendono una maglietta ad hoc “1938: leggi razziali; 2021: green pass“.
Gli stessi interventi sul palco sembrano un po’ contraddittori: «I giornalisti mi chiedono cosa mi costi adattarmi alle norme e richiedere il green pass. Ma sapete cosa vi dico? Io piuttosto chiudo tutto e vado a vivere di reddito di cittadinanza»; «Noi non siamo contro il vaccino, noi siamo contro il green pass»; «Ma io davvero dovrei chiedere a qualcuno di legare a un c***o di siero il suo posto di lavoro? Nemmeno so cosa c’è in questo vaccino, questa è pazzia».
I bersagli polemici della piazza sono tanti e differenti: intanto il premier Mario Draghi (chiamato Dragonball dal pubblico), poi il ministro della salute Speranza, i virologi Burioni, Bassetti, Crisanti e Galli; la giornalista Selvaggia Lucarelli. Ma anche il capitano della nazionale Giorgio Chiellini e il suo compagno di reparto Bonucci: «l’emergenza è finita il giorno in cui si è permesso a Bonucci e Chiellini di andare in giro per Roma con l’autobus scoperto, senza nessun controllo», dicono dal palco.
La musica non cambia quando vengono chiamati in causa personaggi esterni al mondo della ristorazione. Anzi, inizia una lunga sfilata di personaggi eccentrici vicini “alla causa”.
C’è il medico negazionista Salvatore Rainò, che dice che i suoi pazienti «non fanno il covid» (qualunque cosa questo significhi), che riceve «milioni di lettere di ringraziamento dei miei pazienti, che non usano la mascherina, si abbracciano, fanno giocare i bambini». Rainò è un omeopata, si considera un “allegrologo” ed è l’autore del libro Omeopatia. Curarsi senza medicinali. Attualmente è sotto procedimento disciplinare da parte dell’Ordine dei medici ed è anche impegnato nel mondo del complottismo anti-5G. Chiude il suo intervento appellandosi alle “forze angeliche” e profetizza la fine del covid: «se finisce in Italia, finisce nel mondo».
C’è poi lo studente di giurisprudenza Marco Dialuce. A fine aprile è diventato famoso per aver fatto ricorso presso il giudice di pace di Camerino, per ottenere l’annullamento di una multa per violazione del coprifuoco. È riuscito a vincere, e questo gli ha portato una grande visibilità. «Da subito mi sono posto contro i DPCM, perché penso siano incostituzionali. Non possiamo accettare delle norme abominevoli che non permettono nemmeno ai ragazzini di dodici anni di giocare a pallone, perché serve il green pass. Io ho letto il decreto, chi mi contesta no. La politica ha violato sistematicamente la Costituzione».
Nel muoverci in mezzo alla folla, incontriamo un po’ di tutto: dai cartelli “Draghi Boia. Salvini Traditore” ad un più sobrio “Fateci riaprire”. Il pubblico, però, si infiamma ogni volta che viene messa in dubbio l’efficacia del vaccino o gli si presentano teorie che in qualche modo siano “divergenti” rispetto a quelle della comunità scientifica. Ci sono gli immancabili cori «Libertà, libertà», che rientrano fra i tratti “identitari” delle manifestazioni antivacciniste. Vengono spesso chiamati in causa i media: «domani diranno che noi siamo no-vax, ma non è vero!». Fra cronisti ci si riconosce: ogni tanto, qualche giornalista ci rivolge degli sguardi furtivi, un po’ imbarazzati, per quello che si sta dicendo. Inoltre, siamo soprattutto noi a portare la mascherina, per proteggere anche chi ci contesta o non crede al covid.
Littorapro
Notiamo, nel momento in cui entriamo nella piazza, un’enorme bandiera tricolore. Fosse stata a sventolare un mese fa, avremmo subito pensato a un’altra iniziativa per gli europei. Avvicinandoci, però, vediamo che a tenerla è un trentenne, vestito di nero. Accanto a lui, un altro uomo con una maglietta “Fascisti del XXI Secolo”.
Casapound e Forza Nuova sono di casa a questi cortei, soprattutto a Roma. Sia l’organizzazione di Roberto Fiore che quella di Simone Di Stefano hanno delle posizioni controverse riguardo a vaccini. Soprattutto nel momento in cui i partiti all’interno del Parlamento hanno perso presa o interesse sul popolo no-vax, hanno pensato che quel capitale politico non andasse sprecato.
Vediamo quindi, nel caldo della piazza, tantissimi giovani e meno giovani, vestiti di nero, muoversi in “falange” per farsi spazio nelle prime file della manifestazione. FN si è resa protagonista, negli ultimi anni, di intimidazioni a giornalisti, minacce, scontri con la polizia.
Fra di loro c’è Giuliano Castellino, sotto regime di sorveglianza speciale dallo scorso anno. Ex capo Ultras della Roma, nel 2015 era stato fermato dalla polizia con un etto di cocaina sotto il sedile del suo scooter. Castellino si era difeso, dicendo che era «per uso personale». In rito abbreviato, ha ottenuto l’assoluzione, in virtù della poca purezza (55%) della merce. Pochi giorni fa, lui e il leader di FN Roberto Fiore sono stati indagati dalla procura di Roma per gli scontri delle manifestazioni antivacciniste dell’ottobre scorso. Nel 2020, anche una condanna a 5 anni e 6 mesi: nel 2016, lui e l’esponente di Avanguardia Nazionale Vincenzo Nardulli avevano prima aggredito e poi rapinato al Verano i giornalisti Federico Marconi e Valerio Marchetti.
A Castellino viene lasciato il palco: La manifestazione è autorizzata, sono io che non potrei essere in piazza, dovrei comunicare alla Questura la mia presenza e chiedere un permesso che sinceramente, in questo stato di polizia, non mi sento di chiedere. Ormai, al di là di tutte le ca***te dei media, non c’è Destra o Sinistra, ci sono gli italiani e i non italiani. Siamo un popolo unito, contro il regime e la tirannia».
Ci si potrebbe chiedere a che titolo possa essere lì, a un evento sulle riaperture dei locali. Ma Castellino è anche titolare di punti vendita di integratori per celiaci, Bio Gluten srl. e Celiachia World, i quali sono stati al centro di un’indagine per truffa di 1,5 mln ai danni del Sistema Sanitario Nazionale: avevano falsificato la vendita di prodotti, solo per ottenere i rimborsi spese. Quindi ha una sua logica, farlo salire.
Fra un discorso all’altro, la delegazione di FN è sempre separata dal resto del corteo. I giornalisti si avvicinano, ma mai da soli: nessuno vuole mettersi nei guai, essere coinvolto in provocazioni o risse.
Non tutti, però, sono d’accordo con la scelta di dare visibilità ai membri della delegazione di Forza Nuova. Durante il sit-in, vediamo una donna con una bandiera della pace sulle spalle, che discute in maniera accesa con la delegazione di FN. Andiamo a parlarle quando la manifestazione ha lasciato piazza del popolo per dirigersi verso Villa Borghese, al fine di aggirare il cordone della polizia. Sono partiti tutti di corsa, tricolore in mano, quasi come se andassero ad assaltare il Palazzo d’Inverno. Lei è rimasta.
«Io non ho saltato una manifestazione di ‘Io Apro’. Sono disgustata, però. Già altre volte li avevano fatti parlare, questi di Forza Nuova. Ma era con il megafono, lontano dal palco. Stavolta, invece, li hanno fatti salire. Mi sono levata la maglietta del Movimento, non è così che si fa. Non abbiamo nessuna credibilità, se chiediamo democrazia e diamo visibilità a degli anti-democratici! E sono veramente abbattuta per il fatto di averlo fatto solo io questo discorso, mentre tutti stavano lì a guardarmi. Mi hanno detto: “non sei degna di questa bandiera”. Io ero in Bosnia negli anni ’90, figuriamoci se ho paura di loro».
Finito il corteo, Piazza del Popolo si svuota, le camionette della polizia se ne vanno e il centro riprende la sua vita ordinaria di zona turistica, nell’afa dell’estate romana. Piazza del Popolo da cui urlava, giusto un anno fa, il generale Pappalardo con i suoi Gillet Arancioni. Anche in quel caso, c’erano Forza Nuova e CasaPound. Che erano a fianco del Generale anche alla manifestazione dei Forconi del marzo 2013. E buona parte di quel popolo no-vax poteva essere in piazza ai Vaffa-Days, che di affermazioni controverse rispetto alle posizioni scientifiche ne aveva fatte. Ancora prima c’era stata tutta la battaglia di Di Bella e del metodo Stamina. E così, l’antipolitica va avanti con nuove formazioni, nuovi slogan, sempre alla ricerca di una maniera per affermare sé stessa come motore del cambiamento. Se questo sia vano o meno, positivo o negativo, solo la storia lo sa. Domani è un altro giorno. In piazza scendono i no-Vax, quelli veri.
Autore
Camillo Cantarano
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Amo il data journalism, la politica internazionale e quella romana, la storia. Odio scrivere bio(s) e aspettare l'autobus. Collaboro saltuariamente con i giornali, ma mooolto saltuariamente