Idee rimaste tali, produzioni interrotte, problemi e incidenti sul set, film completati ma mai distribuiti: il mondo del cinema è pieno di film che non hanno mai visto la luce. Ne abbiamo selezionati dieci che (considerando le loro storie) avremmo tanto voluto vedere.
La volpe Reinhart
Ognuno ha le sue passioni e i suoi sogni nel cassetto. Se però ti chiami Walt Disney, i tuoi sogni nel cassetto influenzano l’infanzia e l’adolescenza di milioni di bambini. Non tutti questi sogni, però, possono diventare realtà. E ci sono alcuni film che restano un enorme rimpianto.
È il caso dell’adattamento della storia della volpe Renard. Il progetto tiene occupato Disney dalla metà degli anni ’30 agli anni ’60, alla vigilia della sua morte. Lo scopo era riprendere un ciclo di favole satiriche del basso medioevo, il Romans de Renard, per trasformarlo in film per bambini. Il problema è che Renard è un personaggio molto poco in riga con la morale puritana degli Stati Uniti degli anni ’30-’50: Renard è un imbroglione, si fa prendere dai suoi istinti sessuali, si prende gioco della morale religiosa.
Per questo, nel corso degli anni, Disney corregge il tiro: non più un lavoro sull’originale, ma sullo Chantecler di Edmond Rostand. Perciò, dal medioevo si passa al XIX sec., il protagonista diventa il gallo Chantecler e Renard è un personaggio negativo. Una storia sulla vanità, più congeniale allo “stile Disney”. Ma più di qualche volta c’è un imprevisto che fa saltare la produzione. Così, alla morte di Walt Disney, il progetto viene messo in stand-by.
Tutto vano, dunque? Nemmeno per sogno. Alcuni anni dopo la morte di Walt Disney nel 1966, le bozze di Renard vengono ritirate fuori e adattare per un nuovo classico. Nel 1973 esce questo film, con una volpe antropomorfa, degli avvoltoi, un leone, un tasso, un orso, un lupo etc… Sì, stiamo parlando di Robin Hood. E sì, i personaggi sono delle rielaborazioni di un romanzo satirico medievale. Le buone idee non vanno mai sprecate.
Nel 1992, la Disney ha pubblicato un libro sul tema Chantecler and the Fox, a Chaucherian Tale. Ci sono gran parte delle tavole, sebbene non siano tutte.
La versione cinese di Avatar
La Guerra Fredda non finisce mai e, infatti, nel 2009, la Cina decide che non può tollerare il successo di Avatar. È il momento di fare qualcosa, di dimostrare che dalle parti di Pechino si possono fare dei film belli quanto e più di quelli americani. L’immobiliarista Jon Jiang, perciò, decide di investire 50 mln di dollari in questo progetto cinematografico, che prende il nome di Empire of the Deep. A fare gli onori di casa, nella conferenza di presentazione, è l’attrice Olga Kurylenko, già bond girl in Quantum of Solace.
Le premesse erano però vagamente più kitsch: fare un fantasy ambientato in un mondo sottomarino, fatto di sirene, guerrieri a bordo di enormi granchi e pesci usati come sottomarini.
Visti i presupposti a livello di trama, non siamo sorpresi dal fatto che il progetto sia stato un mezzo fiasco, alla fine: sono cambiati almeno 4 registi, il budget è salito fino a 130 mln di dollari, le comparse occidentali erano sottopagate (circa 900 dollari al mese per lavorare nel Hebei). Per questo, dopo il rilascio del primo trailer ufficiale nel 2012, il progetto è stato accantonato un po’ per volta, al punto che oggi non c’è neppure più il sito. Un peccato, alla fine sembrava molto un crossover fra Il Signore degli Anelli e Atlantis.
Il film perduto di Tarantino
Siamo nella California del 1984. In quell’anno, l’ex governatore Reagan riesce a riconfermarsi presidente degli Stati Uniti, a Los Angeles ci sono le Olimpiadi. e in un videonoleggio californiano lavora un aspirante attore di nome Quentin Tarantino.
Mancano otto anni al successo planetario de Le Iene, ma il giovane Quentin vuole provare a sfondare nel mondo del cinema. Solo che lo vuole fare come attore. Decide così d’imbarcarsi, coi suoi colleghi del videonoleggio, nella scrittura e nell’interpretazione di un film, My Best Friend’s Birthday. Un lavoro che occuperà tre anni della loro vita, per girare 70 minuti circa.
Di questi, ne sono sopravvissuti solo 36, mostrati più volte nei festival. Il gruppo, con il passare degli anni (la fine delle riprese è nel 1987) perde interesse nel progetto. In compenso, il film è tutt’altro che un fiasco: molti degli attori di My Best Friend’s Birthday saranno scritturati da Tarantino come comparse. Anche la posa di Mia Wallace in Pulp Fiction sembra ispirata a una scena di questo film in bianco e nero.
Non leggete quel copione!
Ci sono alcune pellicole che sono maledette. Tolta la fiction Machiavelli, c’è la tristemente nota pellicola Atuk. Tratta da un romanzo satirico, questa commedia satirica avrebbe dovuto raccontare la storia di un inuit canadese che si trasferisce a Toronto. Il film avrebbe dovuto raccontare le peripezie di un uomo che si scontra con le differenze culturali e di mentalità fra il suo villaggio e il Canada industrializzato.
Il primo a mostrare interesse, tanto interesse, sarebbe stato John Belushi. Peccato che sia morto di overdose pochi mesi dopo la lettura del copione, a 33 anni. Nel 1986, ci riprova l’attore Sam Kinison, ma i costi aumentano e il progetto è messo in freezer fino al 1992. Kinison è pronto per girare, ma muore lo stesso anno, a 38 anni, in un incidente d’auto. Nel 1994, si decide di scritturare John Candy, altro attore comico. Nel giro di qualche mese, anche lui muore. Non contenti, 15 anni dopo la morte di Belushi, si decide di sottoporre il copione a un altro attore, Chris Farley. Grande ammiratore di Belushi, anche lui morirà per overdose, anche lui a 33 anni, anche lui pochi mesi dopo aver letto il copione.
In questo caso, non ce la sentiamo di linkarvi il testo. Si può trovare su internet, nel caso foste interessati alla parte.
Il Leone di Leningrado
Sergio Leone ci ha lasciati da 32 anni, ormai. Se il genere Western è un po’ in declino a livello di popolarità (a parte nei pomeriggi di Rete4), ci sono tante maniere per ricordarlo: dalle mostre che fanno il giro per il mondo al pensare a quello che sarebbe dovuto essere il suo capolavoro: un film sull’assedio di Leningrado. Sarebbe stata la storia d’amore proibito fra un giornalista americano e una ragazza russa, nel bel mezzo dell’assedio.
È il 1986, e nell’aula magna della Sapienza il regista parla di questa co-produzione italo-sovietica. Un film che aveva racimolato più di 100 milioni di dollari di budget, attirando investitori di prestigio come Steven Spielberg e Rai1. Persino il governo italiano si era dovuto sbilanciare per chiedere i permessi all’URSS. Per i protagonisti, pareva si fosse fatto avanti addirittura De Niro.
Nel gennaio 1989, pareva fosse tutto pronto: a Leone erano stati concessi 500 carri armati da parte del governo russo. Le riprese sarebbero state fatte direttamente in Russia, a Leningrado. «Ci metterò 2-3 anni prima di farlo uscire, ma ormai ci siamo» diceva raggiante al Corriere della Sera.
Come purtroppo sappiamo, nell’aprile del 1989, un infarto poneva fine alla vita del regista. Malgrado i buoni propositi della famiglia Leone, il progetto sarebbe stato accantonato fino al 2003, quando il film Il Nemico alle Porte avrebbe ripreso buona parte del progetto di Sergio Leone.
The Day the Clown Cried
Jerry Lewis in un ruolo drammatico? È successo anche questo, anche se non è andata proprio benissimo. Nel 1971, Lewis si sta esibendo al teatro Olympia di Parigi. Lo avvicina un produttore, Nathan Wachsberger, per proporgli una storia “forte”, lontana dal resto della produzione dell’attore. Lewis è dubbioso: prima di tutto, è stato contattato solo dopo Dick Van Dyke, Milton Berle e Bobbie Darlin. Poi, «il pensiero di interpretare Helmut Dorque mi terrorizza».
La storia, in effetti, è di quelle pesanti: si tratta della vicenda di un clown, internato in un campo di concentramento per detenuti politici. I suoi compagni di detenzione, memori del suo passato di attore famoso, gli chiedono di esibirsi, ma lui rifiuta. Per questo, viene gettato da loro nel fango, attirando le risate dei bambini ebrei. Vista questa dote, i gerarchi decidono di metterlo al loro servizio: dovrà far ridere i bambini destinati alle camere a gas, in modo che ci vadano più volentieri. La cosa lacera a tal punto la coscienza di Helmut, che decide alla fine di suicidarsi nella camera a gas, insieme ai bambini che aveva fatto ridere.
Secondo alcuni, The Day the Clown Cried è stato d’ispirazione per La Vita è Bella. Questo non lo sappiamo. Sicuro è che il film è tragico, mentre la sua produzione diventa farsesca: Lewis perde diversi chili per interpretare Helmut e inizia a girare le prime scene ad Auschwitz. Molto presto, Wachsberger sparisce, e l’attore è costretto a pagare di tasca sua tutto il film. Inoltre, le varie parti coinvolte nella produzione non riescono a mettersi d’accordo. Così, il film viene concluso, ma mai distribuito. L’unica copia del film (che diventa un argomento tabù per Lewis) viene conservata in un luogo segreto per decenni. Quando, nel 2015, la Libreria del Congresso acquisisce tutta la produzione dell’attore, Lewis richiede esplicitamente che il film non possa essere mostrato al pubblico prima del 2025. Teniamo duro, sono solo 4 anni…
Tutta colpa delle Twin Towers
Francis Ford Coppola ha un sogno da circa 20 anni: far uscire un film dal titolo Megalopolis. Affascinato dalle nuove tecniche di produzione cinematografiche e di effetti speciali viste in Star Wars: La minaccia fantasma, il regista de Il Padrino pensa che i tempi siano maturi per questo nuovo film e annuncia le sue intenzioni al festival di Cannes del 2001. La storia è quella di un architetto che, dopo una enorme catastrofe che ha colpito New York, decide di ricostruirla interamente come città utopica. C’erano già più di 200 pagine di sceneggiatura pronte sul tavolo, diversi provini fatti fare a Kevin Spacey e Warren Betty. Fra gli attori coinvolti, pare ci fossero Nicolas Cage, Russell Crowe, Robert De Niro e Paul Newman. E poi? Beh, fare un film del genere dopo le Torri Gemelle pareva un po’ difficile da digerire per il pubblico…
Coppola, però, non demorde. A più di 80 anni, ha dichiarato di essere pronto a rimettersi in gioco con il progetto di Megalopolis. Il sito Comingsoon lo annuncia per il 2022. Noi non ne sappiamo molto, ma Coppola è Coppola. Quindi incrociamo le dita…
Decimo Massimo Meridio (Secondo)
A Russell Crowe è sempre piaciuto Il Gladiatore, il film di Ridley Scott che lo ha reso uno degli attori più apprezzati al mondo. E perché fermarsi lì, allora? Per la sceneggiatura chiama il musicista Nick Cave, suo grande amico e grandissimo fan di Decimo Massimo Meridio. La prima risposta di Cave è «ma te non muori in quel film?». «Lo so. Proprio a questo devi lavorare». E Cave ci lavora.
Appena morto, Meridio arriva nei Campi Elisi. Ma non c’è pace per il Gladiatore: tutto è in rovina, perché gli dèi sono stati traditi da Efesto, che è passato al servizio di un’altra divinità a loro ostile. Decimo riesce a uccidere Efesto e viene ricatapultato nel mondo dei vivi, dove combatte contro il perfido nipote di Commodo, Lucius. Si unisce a una banda di guerrieri cristiani, con i quali combatte e sconfigge Marius. E poi? Decimo ha una colpa da scontare: preferisce lo scontro alla risoluzione pacifica dei conflitti. Per questo, partecipa a conflitti epocali come le crociate, le guerre mondiali, il Vietnam. Il film si conclude con Crowe nel Pentagono.
«Non mi piace, fratello». Chissà perché… Lo script è disponibile sul web, per chi fosse interessato. Inoltre, pare sia in preparazione un altro sequel con Chris Hemsworth. Speriamo scritto con un po’ più di criterio.
We All Live in a Yellow Middle-Earth
Ci sono Stanley Kubrick e i Beatles che vogliono fare un film su Tolkien. No, non è l’inizio di una barzelletta. È la storia di uno dei più clamorosi kolossal mancati della storia del cinema. Anche se, forse, è meglio così.
Dicevamo dei Beatles: siamo all’inizio degli anni ’60, tutti e quattro sono ancora vivi e Paul McCartney non è ancora stato sostituito da un replicante. Tutto a posto, dunque. Denis o’Deal, il loro produttore, gli mette la pulce nell’orecchio: perché non fare un musical del Signore degli Anelli?
La band è entusiasta: con il classico di Tolkien ci sono cresciuti tutti. Già si iniziano a spartire le parti: Lennon sarà Gollum; McCarthney si scalda per interpretare Frodo; a Ringo Starr resta il ruolo di Sam e a George Harrison (che all’epoca aveva poco più di 20 anni) Gandalf.
Per il ruolo di regista, Lennon si intestardisce su Kubrick. Lui però rifiuta: non si può fare un film da un libro immenso come Il Signore degli Anelli. Inoltre, sulla loro strada si mette anche Tolkien, che (eufemismo) non apprezzava la band, e pensava fosse un errore mettere nelle mani di quattro ventenni il lavoro di un’intera vita. I diritti erano nelle mani di Tolkien, e per questo il progetto naufraga.
La colonna sonora sarebbe stata epica, probabilmente. Però un musicarello con Gollum-Lennon e con gli effetti speciali degli anni ‘60 sarebbe stato un po’ un pugno nell’occhio. E poi, non avrebbe mai raggiunto i livelli di Al Bano o Celentano.
Kubrick dice no
Che poi, Il Signore degli Anelli non è l’unico film che Kubrick ha rifiutato o non è riuscito a produrre. Fra i film non sviluppati, abbiamo un Napoleone con Audrey Hepburn nella parte di Josephine, un film sull’Olocausto, uno sulla cerchia di J. Goebbels e un adattamento di Pinocchio. Nel mentre, ha avuto anche il tempo di rifiutare la regia per L’Esorcista.
La cosa più assurda, però, è il progetto Blue Moon. Siamo alla fine degli anni ‘60, da poco stanno iniziando i lavori per 2001: Odissea nello Spazio. Kubrick è forse all’apice della carriera. Il suo amico scrittore Terry Southern gli propone di dirigere un film porno. Ma non uno qualsiasi: «questo dovrà reinventare il genere». Kubrick rifiuta, credendo di non avere né l’indole adatta, né la capacità di rivoluzionare il mondo della pornografia. La storia non finisce lì, però.
Nel mentre, Southern scrive il libro The Blue Movie, dato alle stampe nel 1970. Narra la storia di un regista che cerca di realizzare il primo film porno della storia di Hollywood ed è dedicato a Kubrick. Scrive anche una sceneggiatura che rimane nel suo cassetto fino al 1974 quando la Warner decide che il mondo è pronto per Blue Movie. Ma i diritti del libro appartengono a un altro amico di Southern, Ringo Starr (quanto è piccolo il mondo!). Ringo è d’accordo e, per il ruolo dell’attrice che passa al mondo del porno, la Warner scrittura nientepopodimeno che Julie Andrews (Mary Poppins). Però l’avvocato di Ringo Starr chiede una grossa percentuale sui guadagni del film. La cosa va per le lunghe, e alla fine l’accordo salta. Addio porno hollywoodiano di Kubrick.
Autore
Camillo Cantarano
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Amo il data journalism, la politica internazionale e quella romana, la storia. Odio scrivere bio(s) e aspettare l'autobus. Collaboro saltuariamente con i giornali, ma mooolto saltuariamente