“Josée, la Tigre e i Pesci”: un fumetto per ricordare che pari opportunità e disabilità non vanno d’accordo

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Durante il mese di luglio, in occasione del Disability Pride Month, J-Pop ci ha inviato “Josée, la tigre e i pesci”, un manga per ragazzi che affronta con grande sensibilità il tema della disabilità.

Il manga “Josée, la Tigre e i Pesci” è l’adattamento del romanzo originale di Seiko Tanabe. È stato pubblicato in Italia da J-Pop in occasione dell’uscita dell’adattamento animato a settembre 2021.

Il rapporto di Tsuneo e Kimiko 

Tsuneo, giovane studente universitario, incontra per caso Kimiko, una ragazza disabile che non può più muovere le gambe. Quest’ultima si trova in una condizione di quasi totale isolamento anche a causa dell’iperprotettività della nonna, che si prende cura di lei, essendo l’unico familiare che le rimane.

Il ragazzo cerca da subito di creare un dialogo con Kimiko, la quale, tuttavia, si comporta con estrema freddezza nei suoi confronti. Tsuneo decide di lavorare per lei, prendendosene cura quando la nonna non c’è. Quello che in principio è un rapporto puramente professionale diventa a mano a mano qualcosa di più e tra i due comincia a formarsi un legame speciale.

In questo modo Tsuneo riesce, in punta di piedi, ad entrare nel mondo della ragazza, scoprendo la sua passione per la pittura e cercando di spronarla a portare avanti i suoi interessi, nonostante non venga supportata dalle altre persone che le sono vicino. Giorno dopo giorno, riesce a scardinare il guscio della ragazza, portandola a conoscere anche il mondo fuori dalla sua stanza. La nonna ha, infatti, sempre avuto paura che la nipote entrasse in contatto con il mondo esterno per timore che la ragazza potesse essere ferita dall’indifferenza e cattiveria di alcune persone.

La disabilità e le sue implicazioni

Il racconto affronta l’argomento della disabilità evidenziando le difficoltà quotidiane di una persona disabile e riuscendo a far empatizzare il lettore con i protagonisti, con una narrazione che lascia da parte le banalità e mette in chiara luce i sentimenti dei personaggi. Molte sono le sfaccettature del disagio psicologico e sociale vissuto da Kimiko, come ad esempio l’iperprotettività, la difficoltà nel farsi comprendere o quella di trovare una propria autonomia nel mondo del lavoro e, più in generale, nella vita.

Il primo aspetto su cui è importante puntare l’attenzione è quello dell’iperprotettività: Kimiko (la quale preferisce farsi chiamare Josée, come la protagonista del suo libro preferito) è cresciuta sotto l’eccessiva protezione della nonna. Quest’ultima si riferisce ai pericoli del mondo esterno come a delle tigri, pronte a fare del male alla giovane Josée. La paura della nonna preclude alla nipote anche quelle esperienze che potrebbero farla evadere, almeno col pensiero, dalla sua condizione di disabilità. Infatti, non sono poche le difficoltà che Josée deve affrontare uscendo da casa sua, ma altrettante sono le esperienze che la rendono felice, come vedere per la prima volta il mare da vicino.

Tema altrettanto importante è quello dell’impossibilità da parte delle altre persone di comprendere pienamente ciò che prova Josée. Infatti, nonostante Tsuneo faccia di tutto per starle vicino e si impegni per capire le sue difficoltà, aiutandola a superarle, capita a volte che i due non riescano a capirsi del tutto.

Durante la storia, però, avverrà un evento che farà sì di far comprendere all’uno i sentimenti dell’altra e che renderà possibile capire quanto sia importante fare un passo indietro per trovare la serenità in un rapporto affettivo profondo come quello tra Tsuneo e Josée.

La tematica dei sogni per il futuro e degli obiettivi lavorativi è centrale all’interno dell’opera. Molte sono le difficoltà che Josée si trova ad affrontare, dato che una gran parte dei lavori le sono preclusi a priori e il suo inseguire le proprie passioni viene derubricato alla perdita di tempo di una ragazza viziata che si è sempre appoggiata ad altri per vivere.

Vorrebbe fare della sua passione per la pittura un lavoro, ma viene frenata perché giudicata un semplice capriccio di una persona abituata a vivere sostenuta da altri. Questo la porta inizialmente a perdere la passione per dipingere e a rassegnarsi all’idea di non poter avere la speranza di trovare un lavoro per raggiungere una propria autonomia personale.

Un problema reale

Nonostante la storia di “Josée, la tigre e i pesci” offra uno spaccato non troppo addolcito della società giapponese e delle sue innumerevoli discriminazioni, è importante sottolineare come le persone disabili siano lontane dall’avere le stesse opportunità della maggior parte dei cittadini anche nel nostro Paese.

Per quel che riguarda la scuola, ad esempio, nell’a.s. 2019/2020 gli alunni con disabilità che hanno frequentato le scuole italiane sono stati quasi 300 mila, e tuttavia dei 176 mila insegnanti di sostegno che li seguivano più di un terzo non aveva una formazione specifica.

Nel mondo del lavoro nel 2019, considerando la popolazione tra i 15 e i 64 anni, risulta occupato solo il 32,2% di coloro che soffrono di limitazioni gravi. (fonte: www.disabili.com.)

I fumetti hanno ancora la forza di comunicare

“Josée, la tigre e i pesci” è dunque un’opera che dimostra quanto sia importante parlare di tematiche come quella della disabilità, anche con media (purtroppo) inusuali nell’informazione di massa come lo è il fumetto. L’opera infatti riesce a contestualizzare sentimenti e pensieri di una ragazza disabile all’interno di una storia d’amore adolescenziale, senza risultare mai banale e soprattutto senza semplificare troppo i drammi della protagonista, ma evidenziandone i momenti di disperazione e disagio che fanno sì che il lettore si affezioni ai personaggi e ai loro sentimenti. 

Se anche non siete abituati alla lettura di fumetti, men che meno nipponici, questo potrebbe essere senz’altro un buon modo per iniziare! Potete trovare questo manga in fumetteria, in tutte le librerie e su diversi store online. L’opera si compone di due volumi, acquistabili anche in un comodo bundle con cofanetto.

Autore

Matteo Fantozzi

Matteo Fantozzi

Direttore Responsabile

Matteo, classe 1997. Non avevo mai provato il disagio di creare una bio finché non ho dovuto scrivere la mia. Se ti dico qualcosa, credimi. Non sono un bugiardo e non voglio fare il giornalista.

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