Ci siamo. Stanotte è la notte, che cominci Sanremo. Settantuno edizioni ci hanno portato ad oggi, 1 febbraio 2022, a poche ore dalla settantaduesima.
Se Sanremo fosse una persona, a quest’ora (forse) sarebbe in pensione, ma la rassegna musicale più importante d’Italia non sembra volersi fermare, al contrario. The Festivàl must go on, soprattutto perché c’è un bel po’ di pubblico a cui pensare. Da giorni ormai non si fa altro che parlare di Sanremo, degli ospiti, di Vessicchio positivo al Covid, di bonus e malus. Pausa. In che senso bonus e malus? Alcuni di voi potrebbero farsi questa domanda, molti altri avranno già capito e se la ridono. Per i confusi, ci arriviamo tra un secondo.
Il Festival ha sempre collezionato un’audience enorme, e di tutti i tipi: c’è chi lo guarda per tradizione, chi per autentico interesse, chi per fare compagnia alla mamma. Negli ultimi due anni, però, si è aggiunta una fetta di pubblico, protagonista di questo articolo: i partecipanti del Fantasanremo.
Che roba è Fantasanremo?
Fantasanremo è un’idea che nasce nel 2019, da un gruppo di amici marchigiano appassionati del Festival. Si sviluppa nel corso dell’anno per diventare poi, nel 2020, una vera e propria istituzione per le scommesse su Sanremo. A conti fatti, un Fantamorto con più musica e meno cinismo. Splendido.
Il 2020 è l’anno in cui viene fondata la FIF (Federazione Italiana Fantasanremo) che arriva giusto in tempo per chiedersi «Dov’è Bugo?» insieme a mezza nazione. Da quel momento in poi, Fantasanremo è diventato un appuntamento annuale per tutti quelli che fino a prima non avevano trovato motivo di interessarsi all’evento.
Nel 2021, anno del trionfo dei Måneskin (il primo di una lunga serie), il sito www.fantasanremo.com ha contato ben 50mila squadre di scommettitori. Quello che sembrava un numero enorme si è trasformato, nel 2022, in un affare da poco: la seconda edizione del Fantasanremo conta 210mila squadre iscritte, e una partnership con Sky.
Fantasanremo 2022: libretto delle istruzioni
Come si gioca? Non ci vuole niente, basta seguire ciò che dice il sito. In breve, il punto del gioco è di immedesimarsi nelle vesti di un allenatore Pokémon (solo che al posto di Charizard c’è Achille Lauro) e formare una propria squadra scegliendo cinque nomi tra quelli dei concorrenti in lista, designando tra loro un capitano. Attenzione, però, perché ogni artista in gara ha quotazioni differenti, chi più alte chi più basse, a seconda della potenza mediatica di ognuno.
Allo scommettitore vengono dati 100 Baudi, ovvero cento gettoni da spendere con intelligenza strategica per assemblare il proprio dream team. Mahmood e Blanco, ad esempio, sono quelli con la quotazione più alta, al caro prezzo di 35 Baudi: chi li ha selezionati per la propria squadra, quindi, ha dovuto rinunciare sicuramente ad altri nomi molto quotati, tipo Achille che è acquistabile a 32. Il bello della quantificazione in Baudi sta nel fatto che, avendo un budget, chi scommette non può puntare solo sugli artisti più quotati, perché costerebbe troppo. Funziona come la spesa, se prendi il burro di arachidi da cinque euro, dovrai rinunciare al detersivo di marca. Priorità.
Una volta formata la squadra si aspetta l’inizio dello spettacolo, e nel frattempo si studiano bene le regole del Fantasanremo. Ed è qui che arriviamo, come anticipato, ai punti bonus e malus. Nel corso delle cinque serate ogni artista guadagnerà o perderà punti a seconda di azioni, frasi, gaffe, gesti o qualsiasi cosa venga in mente di fare sul palco dell’Ariston, che per gli agguerriti scommettitori si trasformerà in un’arena degli Hunger Games. L’infinita lista dei punti potete trovarla sul regolamento ufficiale del sito.
Detto questo, alla fine del Festival verranno sommati i punti di ogni artista, e chi ne avrà guadagnati di più sarà incoronato vincitore del Fantasanremo. Che è quasi più importante che vincere Sanremo, ormai; considerazione, quest’ultima, che ci porta al nocciolo della questione.
L’ironia della nuova generazione sta salvando la televisione della vecchia
Il Festival di Sanremo ha viaggiato attraverso decenni di televisione italiana: da Carosello a Tangentopoli, da MTV al digitale terrestre, Sanremo c’era. Un evento così radicato non può certo scomparire da un momento all’altro, e non ha storicamente la possibilità di essere dimenticato, tanto è stato e continua ad essere grande.
Nonostante ciò, è comprensibile come per alcuni Sanremo possa rappresentare soltanto una roba datata che dovranno sorbirsi nei racconti di colleghi e amici, ma che non gli interessa proprio. Per questo motivo oppure perché musicalmente non lo ritengono valido, le ragioni sono tante. In fin dei conti è un programma, e tutti hanno la facoltà di annoiarsi.
Ma cos’è che non annoia mai? Internet. Se Aristotele diceva che la filosofia non serve a nulla ma è necessaria, Internet dice la stessa cosa con i meme. Certo, nessuno ha ancora ben capito come definirli, di cosa parliamo quando parliamo di meme, ma una cosa è certa: la comunicazione online la veicolano loro. Immaginate un enorme mostro dei meme. Esiste per nutrirsi di politica, di cinema, di outfit del MET Gala, di trash, di tutto. Butta giù un evento mediatico dopo l’altro e li risputa fuori coperti di satira, o li ridicolizza decontestualizzandoli. Sanremo è una cheesecake al caramello salato, agli occhi del mostro dei meme. E sta per essere divorata.
Grazie alle trovate delle nuove generazioni, ogni avvenimento posto sotto l’occhio dei media diventa materiale da far ricircolare sotto una luce diversa: più libera, auto ironica e disillusa. E così una notizia viaggia migliaia di volte più velocemente, arrivando a fare gola anche a chi di certe cose non ne avrebbe mai saputo niente, se non fosse per un post inviato da un amico.
Fantasanremo e tutti i meme che ne verranno sono uno di tanti esempi. Ma volendo restare su quest’argomento, pensateci: se 210mila squadre sono state registrate sul sito del gioco, vuol dire che almeno 210mila persone guarderanno quest’edizione di Sanremo dall’inizio alla fine, o comunque le presteranno attenzione, dal momento che averci scommesso sopra rende il Festival una questione personale.
Personale è la parola con cui si chiude l’articolo. La televisione e con sé l’informazione stanno diventato sempre più personali. Ognuno se ne fa quello che vuole e l’esperienza di un evento, Sanremo o qualsiasi altra cosa, diventa una stanza bianca da riverniciare a piacimento, o usare come pista da ballo. I più giovani guarderanno quest’edizione perché non aspettano altro che ironizzarci sopra? Bene così, è comunque più pubblico per il palco dell’Ariston. Il fine giustifica i meme.
Autore
Del cinema amo i film ambientati in un posto solo, il gossip hollywoodiano e il faccione di Bong Joon-Ho. Passo le domeniche a Porta Portese e il resto della settimana a mischiare il Martini alla tonica. In una vita passata ero un pirata.