Sulle famiglie omogenitoriali c’è una gran confusione

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La festa del papà quest’anno l’ho passata in Spagna, a Madrid, dove il sole era più caldo e di papà con figli nei parchi ce n’erano un bel po’. Questa festa del papà è stata più piacevole di molte altre che ho vissuto in passato. 

La domanda che mi rimbombava nella testa dopo l’intervista rilasciata a Grazia dalla Presidente Giorgia Meloni è stata: «chissà se anche lei soffriva quando doveva fare il lavoretto per la festa del papà?». 

Chissà, presidente, se anche lei come me fissava il banco imbarazzata, perché quel papà non lo aveva. Motivazioni diverse le nostre, ma credo che il risultato fosse lo stesso: quel misto di imbarazzo, tristezza e dolore, perché mancava “qualcosa”. Come se la vita fosse un puzzle a cui mancava un pezzo. Quando sei una bambina non sai neanche che forma abbia quella mancanza, ma penso che negli anni successivi io e Giorgia Meloni ci siamo date risposte ben diverse.

Leggere che «i bambini hanno diritto al massimo: una mamma e un papà» anche oggi, dopo tanti anni dal lutto, mi fa ancora incredibilmente male. Non pensavo fosse possibile, eppure riapre una finestra su quella bambina che fissava il banco durante i lavoretti per la festa del papà.

Da anni mi sono data una risposta a quel dolore, che non riguardava tanto il lutto in sé quanto le enormi conseguenze che aveva avuto sulla mia vita di tutti i giorni. 

In una società modellata a forma di “famiglia tradizionale” è assurdo pensare che questa ideologia non avesse conseguenze. Anche prima dell’avvento delle “famiglie arcobaleno”. In realtà – le conseguenze – le ha sempre avute, solo che era molto facile ignorarle. Era molto facile ignorarci

Cara presidente, io il massimo l’ho avuto. Ho una madre che mi ama incondizionatamente, una famiglia che non mi ha mai lasciata sola, ma nulla di quello che ci caratterizza ci rende una “famiglia tradizionale”. Una famiglia ce l’ho, l’ho sempre avuta, solo che non ha la forma che volete voi. 

Io il massimo l’ho avuto, ma voi avete fatto di tutto per farmi credere che non era vero, per farmi sentire sbagliata, incompleta. Questa convinzione, che riguarda me e tanti altri, mi ha portata a pensare che tutte le famiglie con due genitori fossero felici, mentre a me sarebbe sempre mancato un pezzo. Ci sono voluti anni affinché scoprissi che non era così.

Cosa sta succedendo alle famiglie omogenitoriali in Italia?

Un discorso molto simile l’ho sentito qualche giorno fa su Vanity Fair da Emma, ragazza di 17 anni figlia di due mamme. Fino ad ora, infatti, un vuoto legislativo permetteva alle famiglie omogenitoriali di ricorrere a pratiche legali all’estero, quali la fecondazione eterologa e gestazione per altri, per poi far trascrivere poi i certificati di nascita in Italia.

La fecondazione eteroeloga è una tecnica di procreazione medicalmente assistita nella quale si usano gli ovuli di una donatrice. È legale in Italia solo per le coppie eterosessuali, mentre la gestazione per altri (più volgarmente nota come maternità surrogata) è invece illegale in qualsiasi caso. 

L’assenza di divieti espliciti ha permesso a diverse amministrazioni locali di trascrivere i certificati di nascita di bambini nati in famiglie omogenitoriali, non senza problemi. Ad esempio, il sindaco di Milano Beppe Sala aveva dovuto interrompere le trascrizioni nel 2020 a causa di un ricorso della Cassazione e solo durante il pride dell’anno successivo aveva annunciato che sarebbero riprese.

Adesso l’unica opzione rimasta è l’adozione del bambino da parte del genitore non biologico, la famosa stepchild adoption: un percorso lungo e costoso, che aggrava il lavoro di assistenti sociali, psicologi e tribunali come spiega Samuele Cafasso in un articolo per l’Internazionale. Il percorso infatti, proprio come una normale adozione, prevede visite in casa, controlli e sedute con psicologi.

Il rischio per queste famiglie è di ritrovarsi in situazioni di gravi difficoltà. Il genitore non biologico è di fatto uno sconosciuto agli occhi dello stato, quindi è impossibilitato ad esercitare qualsiasi responsabilità o potestà nei confronti del bambini, come presentarsi autonomamente all’uscita da scuola o all’ospedale. In caso di divorzio, il genitore biologico potrebbe separare permanentemente il figlio dall’altro genitore, che non sarebbe tenuto a contribuire al mantenimento. In caso di morte del genitore biologico poi, il bambino verrebbe considerato orfano.

La presidente Meloni e la ministra per le pari opportunità Roccella, continuano a discutere di «diritto di un bambino ad avere una mamma e un papà», parlando di tutele verso bambini ancora non nati. Nel mentre stanno, in realtà, privando di diritti basilari bambini che già esistono. Le famiglie omogenitoriali non sono un’ipotesi o qualcosa che lo stato può normare (anche se ci sta provando) ma sono una realtà, e i loro figli sono già qui, anche se concepiti in paesi con leggi diverse.

Di fatto, lo stato sta rinforzando anche legalmente una gerarchia che prevede famiglie di serie A e famiglie di serie B, senza tenere conto delle necessità e dei diritti dei bambini nati nel secondo tipo di famiglie. Si tratta di una discriminazione legalizzata basata su principi ideologici soggettivi e non su dati di fatto che possano provare l’inferiorità di queste famiglie o l’incapacità dei genitori.

Poco dopo la notizia, in molte città si sono svolti cortei di protesta ai quali hanno partecipato associazioni LGBTQ+, sostenitori e anche alcuni sindaci di importanti città italiane: Matteo Lepore (Bologna), Beppe Sala (Milano), Dario Nardella (Firenze), Roberto Gualtieri (Roma) e Stefano Lo Russo (Torino).

Tutti appartengono al Partito Democratico che sta facendo opposizione al governo Meloni su questo tema. I sindaci in questione hanno affermato che continueranno a cercare di tutelare i bambini nati in famiglie omogenitoriali e che faranno pressione sul governo affinché venga creata una legge sul riconoscimento del legame di parentela tra figli e genitore non-biologico.

Il tema viene spesso confuso con il dibattito sulla Gestazione per Altri, famosa come “utero in affitto”. Un sondaggio di Youtrend per Sky , mostra come il 40% degli italiani sia favorevole a questa pratica per tutte le coppie. I numeri si alzano considerevolmente tra gli elettori del partito democratico fino al 70%, mentre toccano il minimo tra gli elettori della lega con il 20%. 

E mentre questo è lo spirito tra i cittadini, il presidente della commissione cultura alla camera Federico Mollicone ha definito in televisione la gestazione per altri «peggio della pedofilia« e aggiunge: «Siamo di fronte a persone che vogliono scegliere un figlio come la tinta di casa» (fonte: ANSA).

L’improvviso dibattito sulla gestazione per altri mostra non solo quanto il governo stia cercando di far coincidere i due temi, come se tutti i figli di famiglie omogenitoriali fossero concepiti in questo modo, ma anche quanto sia distante dalla società italiana, che ha posizioni tendenzialmente più aperte e tolleranti del proprio governo.

Intanto l’unica cosa che si può fare è scendere in piazza, perché la classificazione in famiglie di serie A e serie B tocca tutti e tutte. Il PD sotto la nuova direzione della Segretaria Elly Schlein vuole attivarsi:

Ci stiamo già muovendo per portare avanti anche in Parlamento le aspettative che sono emerse dalla piazza. Cioè di poter vedere riconosciuto per legge il diritto delle coppie omogenitoriali.

Una nuova legge firmata dal PD e scritta con scritta con Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford è pronta per essere discussa, ma il PD non è solo: «Lavoreremo – ha evidenziato Schlein – anche con le altre forze di opposizione perché questa è una battaglia di civiltà che riguarda il futuro dell’Italia e dell’Europa». E in piazza infatti non c’era solo il PD, ma anche altri partiti di opposizione come Sinistra Italiana, +Europa e il Movimento 5 Stelle. 

Autore

Romana naturalizzata milanese. Studio arti ma parlo troppo di politica, mi piace quando riesco a unire le due cose.

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