Brancaleone x Generazione

Intervista collettiva alla comunità che abita lo spazio di via Levanna 11 a Montesacro, che ora rischia di essere chiuso se le istituzioni non troveranno una soluzione condivisa con chi lo anima, ai problemi amministrativi che oggi lo mettono a rischio.

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Intanto un po’ di storia, e quella del Brancaleone viene da lontano. Ce la potete raccontare in diciamo, cinque righe?

Il centro sociale Brancaleone nasce nel febbraio del 1990. Da subito la sua vocazione è quella della cultura e della socialità, diventando un punto di riferimento imprescindibile per il fermento della scena underground, dall’esplosione delle posse e del rap al reggae e poi alla musica elettronica. L’evoluzione di questo percorso porta il Brancaleone a essere uno degli spazi per la musica elettronica punto di riferimento in Europa. Fai un nome: è passato da qui. Possiamo prendere cinque righe in più?

Va bene…

Con la crescita del progetto, il Brancaleone porta avanti un percorso di dialogo e riconoscimento con le istituzioni, poi nel 2016 il sequestro amministrativo. Dopo quattro anni la riapertura grazie a un giudice che dà ragione all’associazione. Ma dal 2019 la comunità che anima gli spazi di via Levanna è profondamente rinnovata, con giovani e giovanissimi che qui hanno trovato la loro casa e uno spazio dove organizzarsi e esprimersi. 

Questo lo possiamo confermare, anche Generazione ha mosso i primi passi anche grazie alla disponibilità del Brancaleone a ospitare eventi e incontri..

Per noi questo è fondamentale. Siamo davvero la casa di tutte e tutti –  basta condividere un minimo comun denominatore di valori comuni democratici -, per questo diciamo che suppliamo spesso a una funzione che dovrebbero fare le istituzioni: qui se vieni a chiedere uno spazio perché hai vinto un bando pubblico ad esempio ma non sai dove fare un evento, e non hai budget per l’attrezzatura, ecco qui troverai sempre la porta aperte.

Qualche giorno fa è stata pubblicata una lettera firmata da tantissimi artisti, cantanti, scrittori (per fare qualche nome, da una parte la scena che viene da diverse generazioni del rap romano: Achille Lauro, Noyz Narcos, Coez, Danno, Gemitaiz; ma anche scrittori come Zerocalcare, Claudia Durastanti, Nicola Lagioia, Veronica Raimo). Una frase in particolare ci ha colpito: “Se non ci fossero stati questi luoghi liberati la maggior parte di noi oggi non farebbe questo mestiere: è qui che abbiamo provato, ci siamo esibiti per la prima volta, qualcuno ci ha dato un palco, una saletta, un luogo dove esprimerci”.

Le firme sono così variegate anche perché in questi anni abbiamo organizzato centinaia di eventi grandi e piccoli, e in tanti hanno capito questo sforzo partecipando, sostenendolo, e oggi non si tirano indietro. Nonostante la pandemia, nonostante i problemi amministrativi, nonostante il muro di gomma che troppo spesso abbiamo trovato siamo andati avanti. L’ambizione è quella di essere un hub culturale dove soprattutto i ragazzi e le ragazze che hanno qualcosa da dire possano continuare a farlo. Senza il Branca oggettivamente la storia del rap e della musica elettronica nel nostro paese sarebbe diversa. Un esempio: se c’è un pezzo culto, che attraversa tutte le generazioni di amanti dell’hip hop, è Deadly Combination di In The Panchine con Noyz Narcos. La saletta prove che si vede nel video è proprio il Brancaleone. Quella saletta oggi è di nuovo abitata da decine di ragazzi che suonano, cantano, provano, registrano. 

Come sapete al nostro magazine sta molto a cuore la vertenza per non vedere chiudere Officine Pasolini, una vicenda che citate anche nell’appello con cui viene lanciata la manifestazione. Come vedete la situazione per il mondo della cultura a Roma?

Siamo sinceri: su questo punto l’amministrazione Gualtieri ha fatto veramente poco o nulla, mentre servirebbero innovazione, coraggio e tanto ascolto delle realtà come le nostre, ma anche degli operatori culturali. Lo abbiamo visto ascoltando le istanze dell’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo nata dopo il papocchio di Teatro di Roma, lo abbiamo visto quando si è tornati a un bando biennale per Estate Romana mettendo in grande difficoltà gli organizzatori. Per quanto riguarda Officine Pasolini: ma come si può pensare di mettere a rischio uno spazio di formazione pubblico dedicato alle arti e alla musica, sacrificando per di più i posti letto di uno studentato di fronte alla tragica situazione abitativa in città! Ma lo stesso vale per Spin Time e altri centri sociali come Esc: il regolamento sul patrimonio e il piano casa sono enormi passi avanti, ma non basta ancora, vogliamo che tutte le esperienze nate dal basso vengano tutelate. Le cose possono cambiare, ma dobbiamo iniziare a costruire un’alleanza quanto più larga possibile e una piattaforma concreta su cui sfidare l’amministrazione, per questo stiamo partecipando alla “Bella Lotta”, il coordinamento che si a Spin Time.

Grazie. Ci vediamo in piazza il 5 aprile in piazza

Autore

Benedetta Di Placido

Benedetta Di Placido

Capo Redattrice

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