Se «Neruda fue asesinado», Araya lo ha sempre saputo

Come la morte di Pablo Neruda, poeta e politico cileno, resta una questione irrisolta 50 anni dopo

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È il 23 settembre 1973, Manuel Araya e Matilde Urrutia si precipitano nella clinica Santa María di Santiago del Cile dopo aver ricevuto una chiamata. Loro sono l’autista e la terza moglie di Pablo Neruda. Durante il dodicesimo giorno del governo di Pinochet, le sue condizioni sono precipitate e morirà entro poche ore. Aveva un cancro in stadio avanzato alla prostata, i medici certificano la morte per cause naturali. Ma il suo autista crede il contrario e continua a farlo per anni, mentre attorno a lui i collaboratori di Neruda spariscono uno ad uno. 

Neruda aveva detto che quel giorno, mentre Araya e Urrutia recuperavano i bagagli nella casa di Isla Negra, un medico era entrato e gli aveva fatto un’iniezione sull’addome, da lì tutto gli inizia a bruciare. Quando i due arrivano in clinica Neruda è arrossato e ha la febbre alta. Da quel giorno Araya scampa la morte per due volte. In quelle stanze, quel 23 settembre, un medico gli chiede di acquistare un medicinale in farmacia. Gli viene detto cosa e dove comprarlo, ma non lo comprerà mai perché lungo il percorso sarà prelevato e tenuto nello Stadio Nazionale (dove erano tenuti i prigionieri politici), dopo essere stato interrogato e torturato in una stazione di polizia. «Volevano che gli dicessi dov’erano i leader comunisti e chi vedeva Neruda». Al rilascio, 42 giorni dopo, pesa 33 kg, come scrive l’Huffington Post. Nel ‘76, scompare suo fratello Patrick – scambiato per lui, assicura – e riesce a scamparla una seconda volta.

Pablo Neruda

È il 2011: il ’68 cileno. In strada ci sono le proteste, nelle scuole e nelle università le occupazioni. Si pongono le basi per una nuova coscienza politica, oltre che per riformare un sistema scolastico che aveva le basi nella dittatura di Pinochet. Crolla la popolarità dell’allora presidente Sebastián Piñera. In quell’anno Araya rivela quanto crede e la testata messicana Proceso pubblica le sue dichiarazioni: «Neruda fue asesinado» era il titolo del lungo articolo al centro di tutto. Tutti, per Araya, dovevano sapere. E nel 2013 partono le indagini sulla salma. Il direttore del servizio di medico legale cileno afferma che Neruda è morto per il tumore alla prostata. Ma Rodolfo Reyes ottiene un supplemento di indagine due anni dopo. L’inchiesta si apre e chiude varie volte e ogni volta le conclusioni si allontanano di un passo da quanto scritto sul certificato di morte, o per lo meno si aprono sempre di più a nuove piste. Nel 2017 le risoluzioni non smentivano quanto Araya affermava. 

Rodolfo Reyes è il nipote di Pablo Neruda. La famiglia non aveva mai creduto alla versione ufficiale e per anni aveva insistito ottenendo a più riprese la continuazione delle ricerche. Il 13 febbraio 2023 è stata annunciata la svolta definitiva, almeno per la famiglia del poeta: «Lo dico io perché conosco i rapporti […] perché il giudice non può ancora dirlo […]» riferisce a EFE. Quello che non si poteva ancora dire era che nel corpo di Neruda c’erano tracce di botulino, il Clostridium botulinum, la tossina più potente al mondo; non si poteva ancora dire che lo avevano trovato già nel 2017, in un molare, ma dovevano verificarne l’origine (il batterio poteva provenire anche dal terreno o comunque dall’esterno). Nel frattempo, avevano smentito la validità della causa naturale del certificato originale, ovvero che Neruda fosse morto per cachessia (grave deperimento generale), che avrebbe aggravato le sue condizioni già compromesse.

Rodolfo Reyes, nipote di Pablo Neruda

Il 15 febbraio era la data fissata per la consegna dello studio. La terza annunciata, dopo che le prime due erano state posticipate, probabilmente per un parere non unanime tra gli esperti del panel. Ma ora quelle informazioni sono state date. Lo studio della McMaster University e dell’Università di Copenaghen è stato presentato al tribunale cileno. Dice che è stato trovato il botulino, ma per essere certi che sia la causa della morte bisogna verificare i livelli di tossicità e altre dinamiche. Il rapporto non è vincolante per la prosecuzione delle indagini, ma si potrebbe confrontare il botulino trovato nei resti di Neruda, con i batteri usati in degli omicidi politici nel 1981 per avere altre risposte. È importante, ma andrà valutato nell’ambito di un quadro ben più ampio.

Quindi, se Neruda è stato ucciso, chi è stato? Reyes al quotidiano El País risponde: «Dagli agenti dello stato cileno». E subito ci arriva l’eco di quanto sostenuto da Araya in quell’articolo del Proceso nel 2011, ovvero che è stato Augusto Pinochet a dare l’ordine, per paura che dal Messico, verso cui Neruda sarebbe andato, diventasse un riferimento per l’opposizione.

Quindi, se per Reyes e Araya non ci sono dubbi, la commissione è invece apparsa incerta. Ora tutto, studio compreso, è nelle mani della magistrata Paola Plaza, che si occupa del caso dal 2020. Sarà lei a valutare come pronunciarsi. Ma se «Neruda è stato assassinato» allora Araya potrà dire che lo ha sempre saputo.

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Nata tra i monti Lepini, non è che la montagna mi piaccia poi così tanto. Leggo, scrivo, arrivo sempre in ritardo ma cerco di compensare con l'impegno che metto nelle cose. Se potessi vivrei in viaggio, nel frattempo mi accontento di immaginarmi giornalista, una di quelli che raccontano mondi lontani. Che poi così lontani non sono.

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