Prove di disgelo a Gedda tra USA e Ucraina

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Dopo quasi due settimane ad altissima tensione tra Stati Uniti d’America e Ucraina, una possibile prova di disgelo nelle relazioni tra le due nazioni si è concretizzata nella giornata di ieri in Arabia Saudita, teatro principale nel corso delle ultime settimane dei negoziati per la fine del conflitto russo-ucraino.

L’incontro organizzato a Gedda dalla famiglia reale saudita si è protratto per otto ore, al termine delle quali è stato raggiunto un accordo con l’Ucraina per una potenziale tregua nella guerra in corso contro la Russia.
Un risultato importante per l’amministrazione statunitense
che ha visto l’approvazione del presidente Volodymyr Zelensky e che – come conseguenza immediata – ha portato alla revoca del blocco agli aiuti militari “made in USA” nei confronti di Kiev, al pari del ripristino delle comunicazioni e degli scambi tra i servizi di intelligence dei due paesi.
Due passaggi chiave che permettono la chiusura della crisi esplosa lo scorso 27 febbraio alla Casa Bianca tra il presidente Donald Trump e lo stesso Zelensky e che possono riaprire le trattative per la firma dell’accordo sulle terre rare rimasta in sospeso dopo il veemente scontro verbale tra i due leader: stando alle dichiarazioni rilasciate da Marco Rubio durante la conferenza stampa successiva ai colloqui di ieri, infatti, la firma dovrebbe concretizzarsi “il prima possibile”.

Uno scatto dell’incontro tenuto ieri a Gedda (Arabia Saudita) tra le delegazioni statunitensi e ucraine, alla presenza del Ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan e del Consigliere per la Sicurezza Nazionale Mosaad bin Mohammad al-Aiban.
A sinistra, la delegazione statunitense composta da Marco Rubio e Mike Waltz, a destra quella ucraina composta da Andrii Sybiha, Andriy Yermak e Rustem Umerovto (fotografia di Freddie Everett).
Fonte immagine: U.S. Department of State/Flickr (opera di dominio pubblico)


I termini dell’accordo tra Stati Uniti e Ucraina

I colloqui tenuti a Gedda hanno visto la partecipazione dei più alti rappresentanti per le parti coinvolte, che erano già arrivati nella città ventiquattro ore prima dell’inizio dell’incontro: per gli Stati Uniti erano arrivati il Segretario di Stato statunitense Marco Rubio e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz mentre per l’Ucraina la squadra di negoziatori ha visto la presenza in prima persona del presidente Zelensky, accompagnato dal Capo dell’Ufficio del Presidente Andriy Yermak, dal Ministro degli Esteri Andrii Sybiha e dal Ministro della Difesa Rustem Umerovto.
Il presidente ucraino, inoltre, ha approfittato dell’occasione per un ulteriore colloquio bilaterale con il principe Mohammed Bin Salman.

Stando a quanto riportato dalle parti nelle conferenze stampa di ieri, l’accordo raggiunto da Stati Uniti e Ucraina prevede l’accettazione da parte ucraina di una proposta di tregua della durata di trenta giorni all’interno del conflitto russo-ucraino, con il blocco totale delle ostilità (e non più sui soli fronti aerei e marittimi lungo il Mar Nero, come inizialmente paventato nei giorni precedenti).
In risposta, gli statunitensi hanno revocato lo stop agli aiuti militari a Kiev che era stato annunciato da Trump lo scorso 4 marzo con un ordine recepito dal Segretario della Difesa Pete Hegseth.
Una mossa, quella di Trump, che aveva bloccato con effetto immediato l’invio di armi e sistemi di difesa statunitensi per un ammontare complessivo stimato attorno al miliardo di dollari e che aveva coinvolto retroattivamente anche quanto già incluso nei pacchetti approvati dal Congresso durante la precedente amministrazione di Joe Biden, armamenti che – in larga parte – erano in viaggio verso l’Ucraina o in procinto di partire dagli Stati Uniti.

Nell’accordo vengono ripristinate le comunicazioni tra i servizi di intelligence, dopo che tra il 5 e l’8 marzo scorso erano stati anch’essi sospese per ordine del direttore della CIA John Ratcliffe.


L’attesa per la replica di Mosca

La notizia del raggiungimento di un potenziale accordo tra Stati Uniti e Ucraina è stata accolta con cautela e parziale scetticismo da parte della Russia, come riportato nel corso della giornata odierna tanto dalla portavoce del Cremlino Maria Zakharova (“La formazione della posizione della Russia non avviene all’estero o a spese degli sforzi di altre parti. La formazione della posizione della Russia avviene in Russia”, ha dichiarato ai media nazionali) quanto dal portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dimitrij Peskov, il quale ha invitato a “non correre troppo” in merito ad un’eventuale accettazione della proposta di tregua temporanea da parte di Mosca, soprattutto alla luce del massiccio attacco aereo con droni portati avanti dall’Ucraina in territorio russo proprio mentre si stavano tenendo i colloqui nella città saudita tra le delegazioni statunitensi e ucraine (tre morti e almeno diciotto feriti stando alle autorità russe). L’approccio attendista da parte di Mosca, che richiede di avere un resoconto completo dei colloqui di ieri alla controparte statunitense, ha portato il Segretario di Stato Marco Rubio ad annunciare oggi l’inizio di nuovi colloqui tra le due superpotenze per la risoluzione diplomatica del conflitto.

In attesa di sviluppi, rimane una constatazione da fare: i colloqui di Gedda hanno portato nuovamente l’Arabia Saudita a essere un punto di riferimento geopolitico in un sistema di relazioni internazionali che sta vivendo un cambiamento di proporzioni significative.
La petrolmonarchia della famiglia al-Saud, infatti, aveva già organizzato in precedenza un incontro nella sua capitale Riyad (18 febbraio) in merito ai negoziati per la fine del conflitto russo-ucraino, nel quale si erano riunite le delegazioni di Washington D.C. e Mosca.

Fonte immagine copertina: RescueWarrior/Pixabay

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