I 50 anni di Pink Floyd: Live at Pompeii

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La piazza di un anfiteatro romano in rovina, una strumentazione da capogiro e la band che ha inciso la storia del progressive rock. Queste sono le immagini che, accompagnate dalle note della prima parte di Echoes, danno il via ad uno spettacolo di musica e arte senza precedenti, che assume la forma di un film-documentario musicale dal titolo Pink Floyd: Live at Pompeii.

L’opera ideata dal regista scozzese Adrian Maben vede come protagonista l’iconica formazione dei Pink Floyd composta da David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright esibirsi con la versione dal vivo di alcuni dei loro successi, per una durata complessiva di 60 minuti di maxi-concerto senza pubblico, in pieno contrasto con gli affollati eventi del Festival di Woodstock.

Le riprese per EchoesA Saucerful of Secrets e One of These Days avvengono tra il 4 e il 7 ottobre del 1971 all’antico Anfiteatro Romano di Pompei, una costruzione risalente al 70 a.C. che presenta uno stato di conservazione tra i migliori del suo genere. Maben, in occasione di una vacanza in Italia con la sua ragazza, vede in quelle suggestive rovine la location ideale per il suo progetto e, in accordo col manager della band Steve O’Rourke, ottiene i permessi per girare le scene il mese successivo. Viene fatta trasportare in Italia da una serie di camion l’attrezzatura composta di strumenti, impianti audio e di registrazione, che permette ai musicisti di ottenere delle registrazioni dal vivo del tutto all’altezza di quelle dello studio. Il tutto è alimentato da un lunghissimo cavo allestito per l’occasione che, dal Municipio, passando per le vie del paese, raggiunge il centro dell’Anfiteatro. Le riprese durano solo quattro giorni ma al prodotto finale andrà ad aggiungersi il materiale successivamente ottenuto tra il 13 e il 20 dicembre presso gli studi Europanasor a Parigi, dove si cercherà di ricreare l’ambiente di quell’originale set per le registrazioni di Set the Controls for the Heart of the SunCareful with that Axe, Eugene e Mademoiselle Nobs. Il risultato è un mix di inquadrature dall’alto sul sito archeologico a cielo aperto e primi piani sulle performance dei quattro musicisti; si alternano le scene alla luce del giorno con le sequenze illuminate dai fari dello studio parigino, spezzate dalle immagini dei vapori della Solfatara di Pozzuoli e quelle dei volti di antiche statue pompeiane, che contribuiscono con la musica a creare un’atmosfera psichedelica in perfetto stile Pink Floyd. 

L’improvvisazione, la sperimentazione e la ricerca del giusto suono, sono da sempre elementi di riconoscimento della band, tutti presenti in questo documentario che sa soddisfare gli occhi e le orecchie dei fan della cultura rock classica. Curioso è anche il duetto tra l’armonica di Gilmour e i latrati del levriero russo Nobs per una rivisitazione del singolo Seamus che prende il nome di Mademoiselle Nobs. Il documentario termina con la seconda parte di Echoes mentre la cinepresa lentamente si allontana catturando per l’ultima volta l’intera scena così come era stata presentata nell’introduzione. Schermo nero ed infine i titoli di coda.

Nel giugno del 1972 viene presentata all’Edimburgh Film Festival la prima versione del film, in seguito ad un montaggio low budget da parte del regista stesso. A questa seguono altre due versioni: la prima nel 1974 allungata a 80 minuti, che include alcuni retroscena sulla creazione del loro più iconico album The Dark Side of the Moon, uscito l’anno prima; la seconda viene diffusa a distanza di 30 anni, nel 2003, è un’edizione DVD con l’aggiunta di alcuni contenuti speciali. David Gilmour fa ritorno all’Anfiteatro nel 2016 con un concerto dal quale viene estratto il suo secondo album dal vivo Live at Pompeii, pubblicato nel 2017.

Oggi a distanza di 50 anni dall’inizio delle riprese, il primo cittadino di Pompei, Carmine lo Sapio dichiara di voler omaggiare quello storico evento con delle manifestazioni tra Parco Archeologico e città nuova. Il Sindaco ha annunciato: «Stiamo mettendo in cantiere tutta una serie di iniziative per celebrare come merita questo traguardo e, assieme al direttore del Parco Archeologico Gabriel Zuchtriegel, vogliamo in tal modo rendere onore ai Pink Floyd e ad Adrian Maben (regista del film) che con il proprio contributo hanno ulteriormente arricchito il nome della città di Pompei agli occhi del mondo».

Autore

Nasco a Cagliari, classe '97, eclettico di natura e aspirante giurista ma non chiedetemi se sia mia intenzione fare l'avvocato. Amo suonare gli strumenti musicali e trovare l'espressione giusta per ogni contesto. Quanto a te, per te qualcosa da poter fare dovrebbe esserci.

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