Il 2023 è l’anno d’oro delle crociere

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Le vacanze stanno diventando qualcosa di sempre più esclusivo. Anche quest’anno, soprattutto per via dell’inflazione e della forte crescita di domanda, c’è stato un aumento dei costi in ogni ambito del settore turistico. Ma l’aumento non è stato uniforme. I voli sono cresciuti anche più del 50%, mentre gli alloggi, rispetto al 2022, sono aumentati del 15,2%, (+18% se si parla di hotel o motel; Sole 24Ore).

Molti hanno rinunciato a partire, in tanto hanno ridotto le loro aspettative. Può sembrare strano quindi che il 2023 sia stato etichettato come “l’anno d’oro delle crociere”, un’industria che mobilita ogni anno milioni di persone – in particolare in Italia – e inquina in maniera esorbitante e insostenibile. Per intenderci, “Lo scorso anno le 218 navi da crociera europee hanno emesso più ossidi di zolfo di 1 miliardo di automobili” scrive l’Ong Transport&Environment. “Ovvero 4,4 volte di più di tutte le automobili del continente (253 milioni).

Ripetiamolo: in quanto a ossidi di zolfo, 218 navi hanno inquinato più di un miliardo di auto. Non si tratta dell’unico dato preoccupante. Nel 2019, sono state rilasciate in UE 155mila tonnellate di ossidi di azoto e 10mila di CO2. L’energia consumata per una notte in crociera è 12 volte quella necessaria per una notte in hotel. La concentrazione di polveri sottili sui ponti di una nave è paragonabile a quella di Pechino, dove un cielo terso e azzurro fa notizia. Ma le crociere sono ripartite comunque, con risultati senza precedenti, addirittura superando i numeri pre-covid. Quest’anno sono più di 31,5 milioni le persone che andranno in crociera, circa 2 milioni in più rispetto al 2019.

Stando al rapporto CLIA (Cruise Lines International Association) sullo stato dell’industria crocieristica nel 2023, Gen-X e Millennials vorrebbero tornare in crociera anche più dei Baby Boomers. Lo farebbe l’86% e 88% di loro. Mentre la Generazione Z “si ferma” al 78%. Circa 3,7 milioni di under 25, considerando i numeri del 2023.

Ma quella stessa generazione è anche la più afflitta dall’ansia climatica.

Uno studio del 2022 condotto su 13.000 persone da 32 paesi del mondo, anche in via di sviluppo, ha concluso che il 45,9% degli intervistati si descriverebbe molto o estremamente preoccupato per ciò che potrebbe accadere a causa del cambiamento climatico. Il 24,0% molto o estremamente terrorizzato. Per quanto riguarda l’Italia i dati sono perfettamente in linea con i risultati generali. Un altro studio, di un anno precedente, effettuato su 10.000 persone tra i 16 e i 25 anni mostrava che il 59% di loro era molto o estremamente preoccupato, l’84% almeno moderatamente preoccupato. Oltre il 50% si sentiva triste, ansioso, arrabbiato, impotente e colpevole. Oltre il 45% ha affermato che i propri sentimenti riguardo al cambiamento climatico hanno influenzato negativamente la vita quotidiana personale e il suo funzionamento”.

Lo studio più recente aveva anche mostrato che l’ansia climatica in qualche modo incentivava l’attivismo climatico, la partecipazione a scioperi, manifestazioni per l’ambiente, in particolare in paesi a cultura individualistica. In testa, quindi, dovrebbe esserci il mondo anglofono, ma allo stesso tempo il Nord America è il maggior mercato dell’industria delle crociere, seguito dall’Europa Occidentale.

È ovvio che la ricchezza media in queste aree faccia sì che è qui che si concentrino coloro che una crociera possono permettersela. Ma è in quelle stesse zone che si concentrano le persone affette da eco-ansia più propense a mettere in atto comportamenti volti a cambiare le cose.

A quanto pare, per fuggire dal clima tetro della crisi economica, dai prezzi troppo alti per via dell’inflazione, siamo disposti a chiudere un occhio, o forse entrambi, sul nostro futuro. A mettere via gli striscioni e ignorare almeno per un po’ quest’eco-ansia che a volte non ci lascia dormire tranquilli o influisce su decisioni radicali, come la scelta di avere o meno dei figli, perché, ad esempio, non sarebbe sostenibile per il pianeta.

C’è poi il caso italiano. Le tratte mediterranee sono sempre state le più prenotate dopo i quelle caraibiche. L’effetto è che Civitavecchia è il secondo porto più inquinato d’Europa, dopo Barcellona. L’Italia, baricentro delle tratte, è il paese più inquinato dal traffico crocieristico, sempre secondo T&E. Ma allo stesso tempo siamo anche il terzo paese in Europa per numero di crocieristi, e quelli con l’età media più bassa: 40,7 anni, ovvero 7 in meno dei tedeschi e 15 meno di inglesi e irlandesi. Insomma, le crociere ci amano e noi le amiamo.

Mentre in Europa si cercava di limitarle, alcuni porti italiani prospettavano progetti per aumentarne i punti d’attracco (Il Post). Venezia nel 2019 era la terza città più inquinata in Europa per via delle grandi navi da crociera. Nel 2021, su minaccia dell’UNESCO di essere inserita tra i “luoghi a rischio estinzione”, perché tra le altre cose navi di quelle dimensioni creano moti ondosi che vanno a danneggiare le fondamenta della città, ne ha vietato l’ingresso nel centro storico, e i livelli di inquinamento sono nettamente diminuiti. Dall’essere in terza posizione, è passata in quarantunesima.

Quello di Venezia è stato anche un modo per combattere l’overtourism, in particolare quello mordi-e-fuggi. Quasi tutte le città europee vorrebbero diffondere un modello di turismo più lento, che va oltre i luoghi iconici e che non congestiona le città rendendole invivibili. Un modello più in linea con i valori che sembrava avrebbero soppiantato quelli precedenti al covid, che ha fermato il turismo come mai prima di allora, segnando inevitabilmente un nuovo punto di partenza.

Ma se gli effetti del passaggio delle navi sono così evidenti, perché anche nel post-covid, momento in cui avremmo potuto dare una svolta alle nostre abitudini di viaggio, questa svolta non c’è stata? e anzi: le crociere stanno andando bene come mai prima e più di tutti gli altri?

Mentre l’industria del turismo nel 2021 ripartiva con affanno, nel segmento delle crociere si continuava ad investire – anche se in modo più cauto – e si varavano nuove navi. Il 1° maggio 2021, ad esempio, sarebbero partiti gli itinerari per la stagione estiva della MSC Crociere. MSC è un colosso assoluto del settore: da solo, nel 2023, farà circolare 4 milioni di persone nei porti italiani. Quell’anno, l’Italia sarebbe stata il baricentro delle tratte mediterranee anche più di prima. C’erano ancora di mezzo limitazioni dovute alla pandemia. Ma in un comunicato dello stesso colosso marittimo si legge:

“Ginevra, 15 aprile 2021 – MSC Crociere ha annunciato oggi i nuovi e aggiornati itinerari nel Mediterraneo e in tutta Europa per la prossima estate, offrendo agli ospiti un’ampia varietà di possibilità per le prossime vacanze. Le navi che offrono questi itinerari opereranno sotto lo stesso protocollo di salute e sicurezza di MSC Crociere riconosciuto come uno dei più efficaci al mondo, che ha già consentito a più di 60.000 ospiti di godersi una vacanza in pieno relax e con la sensazione di una ritrovata normalità, sin dalla ripartenza avvenuta nell’agosto 2020 a bordo di MSC Grandiosa.

Sin dall’agosto 2020 (ma in alcuni casi anche prima), quindi, le navi da crociera avevano ripreso a solcare i mari, mettendo in atto protocolli che venivano definiti “un modello”. Anche per questo forse molti hanno iniziato a prendere la crociera più seriamente in considerazione: mentre tutto il resto del settore era alla linea di partenza, le crociere offrivano una proposta strutturata, dei regolamenti approvati, che avevano già, per quanto ridotta e iniziata col freno a mano tirato, una stagione alle spalle.

In più, come nel caso della MSC, si parla spesso di giganti commerciali, che coinvolgono migliaia di dipendenti e fanno viaggiare letteralmente milioni di persone. Certamente anche loro hanno sofferto la crisi energetica, il rialzo dei prezzi del carburante, ma con un potere d’acquisto e dei fondi di un altro calibro rispetto, per esempio, al b&b a gestione familiare situato nel verde delle colline marchigiane.

Oltretutto, se è vero che anche i prezzi delle crociere sono aumentati, c’è da dire che non sono cresciuti quanto nelle altre tipologie di viaggio. In confronto al resto sono rimasti quasi inalterati, e la prospettiva di una vacanza, che almeno sulla carta dà l’impressione di includere proprio tutto, fa gola. Anche il fatto che le navi siano sempre più avanzate ha diminuito i costi sostenuti per passeggero e aumentato i profitti. Il sistema organizzativo di una crociera è poi estremamente complesso, e negli anni ha avuto il tempo di affinarsi e diventare sempre più efficiente.

Il settore non ha investito solo in nuove navi, in nuovi porti, ma anche in nuove tecnologie. Il rapporto CLIA è disseminato di frasi che ci ricordano quanto l’industria stia provando a diminuire l’inquinamento che provoca.

In particolare, si vuole passare ad un altro tipo di carburante. Parliamo del GNL, Gas Naturale Liquefatto, che rilascia meno inquinanti atmosferici, ma ingenti quantità di metano – gas dall’effetto serra 85 volte maggiore della CO2. Andrebbe a sostituire uno specifico tipo di diesel attualmente in uso nelle navi da crociera. Mentre molte già commissionate saranno provviste degli impianti per una doppia alimentazione. Tuttavia, passare dal petrolio al gas è una falsa soluzione. La scelta può aiutare l’industria delle navi da crociera a ridurre l’inquinamento locale, ma è terribile dal punto di vista climatico.

L’unica cosa che si ottiene, così facendo, è di “scambiare una crisi legata alla qualità dell’aria con una crisi climatica. Si tratta di alternative in ogni caso insostenibili”. Questa la dichiarazione di Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia. Si tratta, insomma, di scegliere il male minore – se di male “minore” si può parlare. Mentre noi proveremo a riaprire gli occhi, che avevamo chiuso per fuggire dalla crisi.

Autore

Nata tra i monti Lepini, non è che la montagna mi piaccia poi così tanto. Leggo, scrivo, arrivo sempre in ritardo ma cerco di compensare con l'impegno che metto nelle cose. Se potessi vivrei in viaggio, nel frattempo mi accontento di immaginarmi giornalista, una di quelli che raccontano mondi lontani. Che poi così lontani non sono.

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