Durante la presentazione di X, racconto autobiografico di Valentina Mira ricostruito tramite alcune lettere per il fratello in cui l’autrice parla di stupro, Giuliana Zerilli, ormai ex presidente alle Pari opportunità del Comune di Marsala in Sicilia, applaude. Da quell’applauso nasce un caso politico: l’amministrazione di centro-destra la solleva dall’incarico come presidente alle Pari opportunità.
Il 23 novembre, due giorni prima della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Mira viene invitata a parlare agli studenti e le studentesse di diverse scuole, all’interno del progetto “Patto per la lettura”. Quando chiediamo a Valentina Mira di spiegarci di che tipo di evento si trattasse lei ci dice: «Si trattava di una presentazione del mio libro, X, con le scuole a Marsala. Era nell’ambito di un progetto più ampio, e infatti in altri posti (a Palermo, ad Alcamo) nei giorni subito prima e dopo rispetto a Marsala la cosa è andata esattamente così. Sono stati incontri arricchenti. A Marsala però, a mia insaputa e a insaputa della mia casa editrice (contro il mio consenso, visto che dico “no” di default a incontri così) il format è cambiato. È diventata una passerella istituzionale, retorica, forze dell’ordine in prima fila e sindaco di una destra che mi ributta seduto al mio fianco insieme ad altri rappresentanti delle istituzioni locali».
Giuliana Zerillo è d’accordo con ciò che ci ha detto Mira: «Non avevano di fatto organizzato nulla come amministrazione per il 25 novembre, io faccio parte del progetto “Patto della lettura” attraverso la mia scuola e la responsabile aveva proposto la presentazione di Valentina Mira per febbraio, da inserire in una formazione per i docenti che sarebbe partita a gennaio e che prevedeva anche la presenza degli studenti, in orario scolastico. Poi hanno comunicato alle scuole di dover acquistare i libri (tra cui X di Valentina Mira, ndr), di farli leggere ai ragazzi e che questi avrebbero dovuto partecipare a quest’evento di pomeriggio. Di fatto l’amministrazione ha utilizzato la presentazione di un libro all’interno del “Patto della lettura”, con i libri acquistati dalle scuole e non dagli alunni e con un parterre composto per il 90% da studenti: per me che sono docente questo è molto grave.
Dire che non è vero che era una presentazione di un libro ma era un talk al quale era stata invitata anche Valentina Mira è come dire che sostanzialmente Valentina Mira è una cretina e gli altri seduti in platea erano degli sciroccati. Inoltre, solo un quarto dei ragazzi è rimasto fino alla fine, soprattutto chi aveva delle domande e chi ha protestato perché voleva parlare, avendo letto il libro».
Secondo Zerillo la parte più lesa di questa vicenda sono proprio studenti e studentesse: «In realtà la parte più lesa di tutta questa vicenda secondo me sono stati i ragazzi che erano presenti al teatro comunale quella sera, perché si è utilizzata impropriamente una presentazione del libro e di conseguenza il clima che si è creato era di tensione. I ragazzi ne hanno tratto un esempio non positivo di ciò che deve essere un tema delicato, oggi più che mai all’ordine del giorno. Io in qualche modo sono stata lesa in via incidentale per questa mia trasgressione di aver applaudito a un’autrice scomoda per loro (anche perché non la conoscevano) e perché non si aspettavano che potesse avere la legittima richiesta di poter parlare con i ragazzi, parlare del suo libro e raccontare la sua storia. Questa cosa ovviamente poi ha comportato la destituzione dall’incarico di presidente e poi la mia fuoriuscita dalla Commissione pari opportunità con il comunicato stampa che ho fatto in cui ho spiegato quello che era successo. In primis io metto i ragazzi perché sono una docente».
Valentina Mira, che non sapeva dello spostamento della data (come detto da Zerillo, l’evento precedentemente doveva essere a febbraio e non a novembre) conferma che di fatto la presentazione del suo libro è stata strumentalizzata: «La struttura stessa dell’evento, l’aver mutato non consensualmente la presentazione di un libro in una passerella istituzionale, è una strumentalizzazione. La cosa nuova è che non hanno trovato nessuna disposta a farselo fare. Li ha sbalorditi evidentemente che ribellandomi non riuscissero a farmi passare per la pazza di turno (classico refrain per invalidare le parole delle donne che chiamano le cose col loro nome), ma che addirittura il pubblico studentesco e un’insegnante, Giuliana Zerilli, fossero con me con quegli applausi che mi hanno scaldato il cuore e fatta sentire molto meno sola. La Marsala che accoglie c’è, viene silenziata però».
Come sta gestendo l’amministrazione di Marsala questo fatto? A dircelo è Zerilli: «La cosa più brutta che sta succedendo adesso è che stanno cercando di modificare e trasformare quella che era la verità: dicono che non era una presentazione del libro ma che era una tavola rotonda, dicendo che il motivo non è stato perché io battevo le mani ma perché io ero divisiva, che io ho una percezione sbagliata perché sono una donna ferita. Stanno cambiando la verità dei fatti quando questi sono evidenti e si possono trarre dai verbali: i verbali della commissione non citano nessun mio atto di prepotenza, nessun malumore o malessere da parte di altre componenti. È stata secondo me una sorta di punizione – ecco perché l’ho chiamata epurazione – perché è stato un atto commesso da un’amministrazione abbastanza fallimentare che ha inteso così di risolvere il problema: puniamo quella che si è messa contro di noi. In tutte le commissioni, in tutti i contesti plurali ci sono visioni diverse delle cose, io non ho mai imposto il mio punto di vista, ho sempre posto delle questioni come la mia proposta dell’adozione del regolamento del linguaggio di genere nella pubblica amministrazione, trasferita poi all’amministrazione ma mai adottata, forse perché troppo rivoluzionario utilizzare un linguaggio non discriminante. Ripeto: l’essere divisiva da verbali e dalla chat della Commissione pari opportunità non si evince».
Zerilli poi aggiunge dettagli sul perché forze dell’ordine, Procuratore della Repubblica e presidente del tribunale erano stati invitati: «Di fatto le forze dell’ordine erano state invitate per il talk, ma sia le forze dell’ordine sia il Procuratore della Repubblica sia la Presidente del tribunale (che si sono fortemente lamentati con l’organizzazione dell’evento) non hanno letto il libro e non conoscevano l’autrice e hanno protestato per come erano stati trattati dall’autrice, che ovviamente ha risposto di conseguenza perché si è sentita strumentalizzata e soprattutto non era stata avvertita, se le avessero detto che ci fosse stato un talk (e non una presentazione di un libro, ndr) sarebbe stato più corretto».
Secondo gli ultimi dati Istat, tra le donne che hanno subìto violenza dai partner e che hanno denunciato il reato negli ultimi 5 anni, il 45,8% non è soddisfatta di come le forze dell’ordine hanno gestito il caso. Inoltre, secondo l’indagine sulla violenza contro le donne condotta a livello europeo dalla FRA (European Union Agency for Fundamental Rights), 8 donne su 10 non denunciano. Inoltre, molte volte la strada che si percorre è quella della vittimizzazione secondaria, strada a cui molte donne che non denunciano devono tener fronte (ma non solo) e strada che ha dovuto affrontare anche Valentina Mira proprio in questo evento.
Mira non sa se sia stata quella la fatidica goccia, ma afferma: «Diciamo che prima aspettavo il momento in cui la presentazione del libro sarebbe avvenuta; poi, quando hanno esplicitato che nessuno a parte la moderatrice aveva letto il libro né riteneva di doverne parlare, come invece previsto, con gli studenti e le studentesse, sia io che una di loro ci siamo provate a ribellare a questa cosa. Non consensuale non solo rispetto a me, ma anche e soprattutto a loro, gli studenti. Erano venuti fuori dall’orario scolastico, volontariamente e si sono trovati ad assistere allo stesso Sindaco che ha fatto rimuovere il murales di Marisa Leo, uccisa da un femminicida»
Zerilli aggiunge: «Su quel palco si è parlato di cose decontestualizzate dal contenuto del libro, ecco da dove nasce questa posizione alterata di Valentina, io la comprendo e avendo letto il libro ho semplicemente manifestato il mio apprezzamento per i contenuti del libro ma anche per la condizione in cui era stata messa, non che io abbia manifestato la mia posizione perché sono una rivoluzionaria, io sono una donna di sessant’anni, un po’ rivoluzionaria lo sono, però voglio dire non è che sono una sessantottina, era semplicemente un modo di dimostrare con qualche applauso la mia vicinanza, non ho preso la parola, non ho scritto un post, non ho fatto un commento, non ho messo un like, anche perché di questa cosa non ne aveva parlato nessuno, non ci sono commenti nei giornali sull’evento che è stato piuttosto complicato per organizzazione e amministrazione, il tutto è scoppiato perché hanno chiesto la mia testa. Poi ho scritto il comunicato stampa e ho contattato Valentina dicendole che sono stata defenestrata perché le ho battuto le mani, è questa la verità dei fatti, non c’è altro, tutto il resto è una scusa di giustificare una cosa che è sfuggita di mano. Quell’applauso l’hanno vissuto come una delegittimazione della loro amministrazione perché mi è stato detto che io mi sono presa una rivincita contro l’amministrazione di centrodestra mentre io sono di sinistra, il fatto è che secondo loro io non ho solidarizzato con l’imbarazzo che l’amministrazione stava subendo seppur da loro creato, anche se non saprei come di fatto avrei dovuto farlo (di solidarizzare, ndr). Al momento forse mi rendo conto che io non ero la persona giusta per stare lì, volevano qualcuno che fosse consenziente e assertiva.»
Lo spettro che sembra aleggiare in tutta questa vicenda sempre essere quello della censura. Valentina Mira: «Non amo parlare di censura, penso che in questo momento storico ci sia un abuso del termine. Però questo è forse uno dei pochi casi in cui ha senso entrare in quel giro semantico.
Nel senso: applaudire a una presentazione di un libro e perdere un incarico istituzionale per questo, se non è censura è perfino più grave. La censura non ha a oggetto persone ma opinioni, qui c’è una persona che per le sue opinioni (neanche espresse, parliamo di un applauso alle opinioni di un’altra) perde il posto. Una cosa del genere non può passare in alcun modo.» La stessa Zerilli invece risponde così: «Mi volevano censurare ma io non mi faccio censurare da nessuno anche se ho sempre cercato di avere un atteggiamento equilibrato, io mi batto per le mie idee, mi batto per quello che ritengo giusto, cerco di non essere sopra le righe ma non mi fermo. Volevano censurarmi ma non ci sono riusciti e quindi mi hanno punita, io non mi sento però una persona punita, continuerò a fare la mia parte nella scuola e nella società e in politica, sono nipote di due partigiani e il sangue che mi scorre nelle vene non me lo possono cambiare e neanche annacquare».
Autore
Arianna Vicario
Autrice
Transfemminista. Scrivo (tanto), leggo (troppo), cammino nel mondo (delle nuvole). A volte penso che l'anima di Sylvia Plath si sia reincarnata in me.