E dopo un anno si fa sul serio: dopo l’ultimo G20, progettato per Riyadh, ma tenuto in virtuale, è a Roma che i grandi della Terra si riuniscono. G20 che si trova un po’ “circondato” da congressi in Paesi in via di sviluppo: dopo Roma sarà il turno di Bali, in Indonesia. Un’occasione da sfruttare per il nostro Paese e per il mondo occidentale.
Dove eravamo rimasti
A Riyadh si era riunito un mondo spaventato dalla pandemia da Covid-19, ancora alle prese con la malattia nella sua forma “base”, quella di Wuhan. Nella dichiarazione del G20, ci si era impegnati a fornire 4,5 miliardi di dollari (meno di quello che ha speso l’Italia per il reddito di cittadinanza) per fornire strumenti per la lotta alla pandemia. Inoltre, un impegno alla prevenzione di eventuali emergenze sanitarie globali. Poi il sostegno dei Paesi più fragili, sospendendo i pagamenti bilaterali ufficiali di servizio del debito fino a giugno 2021.
L’anno scorso, eravamo ancora in era Trump. Sembrano passati 10 anni da Capitol Hill, ma sono stati solo 10 mesi. Gli USA, come richiesto dal G20 di Riyadh, sono entrati nell’accordo di Parigi. Sembra invece sempre più accidentata la strada per la neutralità climatica, come dimostrano i fatti tragici a Catania negli ultimi giorni.
Infine la riforma dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), con un sistema fiscale mondiale più equo, moderno e sostenibile.
Un anno in sospeso
Detto che l’agenda per la neutralità climatica è un percorso ancora lungo e difficile, i 4,5 miliardi offerti dal G20 per le cure sono un palliativo: la Banca di sviluppo africana parla di 154 mld. necessari per riprendersi dalla crisi del debito del 2020-21. Il primo ottobre, secondo l’OMS, in Africa è completamente vaccinato il 4,4% della popolazione. In Repubblica Democratica del Congo, ci sono 0,16 vaccini per ogni 100 abitanti. Nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, nel frattempo, Cina e Stati Uniti si scontrano da più di un anno.
A parziale giustificazione, possiamo dire che i Paesi che compongono il G20 sono stati nell’occhio del ciclone del Covid e gli Stati Uniti hanno perso diversi mesi nel passaggio di consegne fra Biden e Trump. Questo però non può essere una giustificazione per smettere di lottare per questi obiettivi ambiziosi, ma che servono per garantire la sopravvivenza del mondo intero.
Le questioni sul tavolo
E siamo a Roma. Il clima è stato avvelenato dalle manifestazioni dell’ultimo mese, in particolare l’assalto alla CGIL: il Ministero dell’Interno vuole evitare incidenti. Proprio per questo pianifica un piano di sicurezza particolarmente dispendioso: ci sono tiratori scelti, cecchini, addirittura sistemi anti-droni. Un dispendio così “moderno” di forze, probabilmente, non si era mai visto in Italia. Mario Draghi, al suo primo (e ultimo, se si assecondano le voci
sul Quirinale) vertice internazionale di un certo spessore, non vuole fare brutta figura.
Alla tavolata mancherà Vladimir Putin, collegato in video, così come probabilmente il leader cinese Xi Jinping. Oltre a loro, mancherà il primo ministro messicano López Obrador (che manda il suo ministro degli Esteri) e quello giapponese Kishida. Un bel pezzo di mondo.
Ma la diplomazia “ordinaria” non va in vacanza: così, si racconta di colloqui fitti al telefono fra Emmanuel Macron e Joe Biden. I temi sul tavolo sono la lotta al terrorismo in Sahel, i progetti di Macron di “difesa europea” e la questione sottomarini australiani, che ha causato attriti fra i due Paesi negli ultimi mesi.
Nota di colore, invece, quello che dovrebbe succedere a Bolsonaro: dopo Roma dovrebbe volare ad Anguillara, comune in provincia di Padova, per prendere la cittadinanza onoraria. Tutto questo mentre pende sulla sua testa un’accusa di “crimini contro l’umanità” per come ha gestito la pandemia nel suo Paese, con 606.000 morti. Così, l’ultimo dei negazionisti si prepara a un vertice mondiale particolarmente teso per lui, il primo senza il suo amico Trump. (Approfondisci qui gli ultimi mesi di Bolsonaro).
I pilastri del G20 sono le 3P: Planet, People, Prosperity. Rispetto all’anno precedente, c’è di sicuro sul tavolo una scelta importante come quella dell’Afghanistan. Tornare lì non è un’opzione per europei e americani, ma adesso bisogna capire cosa fare coi talebani. In questo caso, uno sguardo molto interessato lo hanno i cinesi, gli indiani e, a maggiore distanza, i russi. Un Afghanistan instabile o aggressivo potrebbe mettere “strane idee” in testa a minoranze come uiguri o musulmani in India. La Turchia, invece, si presenta come mediatore, ma non rinuncia alla sua funzione di “protettore del mondo sunnita”, ovunque in giro per il mondo.
Nel programma del G20, si ricorda come la pandemia abbia colpito le vite degli individui e l’economia mondiale. «Viviamo in un epoca in cui i problemi locali possono diventare mondiali. Le nuove tecnologie possono diventare la base di una crescita più resiliente, verde, sostenibil». Proprio per questo, il G20 tenta di rilanciare il multilateralismo, che Trump aveva “snobbato”. All’epoca era “America First“. Diritto di replica zero, o quasi.
La questione climatica non la stiamo dimenticando: il 30 ci sarà anche la manifestazione dei Fridays for Future. Partirà dalle 15 alla stazione metro Piramide, insieme a varie realtà del sindacato. Dovrebbero esserci 5.000 persone: tante comparate al numero a cui ci eravamo abituati in pandemia, ma pochi rispetto alle manifestazioni dei No Green Pass.
Con quel mondo e col Covid, i FFF hanno “Un conto in sospeso”: il 9 Ottobre, il giorno della manifestazione e dell’assalto alla CGIL, alla Camera c’era la pre-COP26, che riuniva i deputati delle Commissioni Ambiente e Clima di 50 Paesi. Poi ci fu Castellino al sindacato, la Meloni che si doveva dissociare dal fascismo e la COP è passata in secondo piano nel dibattito pubblico. Un motivo in più per andare in strada sabato.
Un altro obiettivo del G20 sarà facilitare l’accesso ai vaccini da parte delle Nazioni più povere del mondo. Se l’anno scorso a Riyadh eravamo con l’acqua alla gola, adesso non possiamo “dare gli spicci” per ricerca e fornitura di cure. In un momento in cui il 4% degli africani è vaccinato, sembra un insulto quello che sta succedendo a Trieste, in Gran Bretagna o ancora più in Europa Orientale, dove i vaccini ci sono e vengono rifiutati. Anche perché la circolazione, ricordiamocelo, aumenta la possibilità di varianti. Prima o poi, una potrebbe bucare i vaccini. E a quel punto sarebbero guai per tutto il mondo.
Dobbiamo superare la crisi e assicurare una rapida ripresa che soddisfi i bisogni della gente. Perciò ridurre diseguaglianze, dare potere alle donne, le giovani generazioni e proteggere i più deboli. Questo creando nuovi lavori, protezione sociale e sicurezza alimentare.
Sarà interessante vedere come reagiranno a una dichiarazione d’intenti di questo genere (sulle donne, per esempio) i Paesi all’interno del G20 come Arabia Saudita o Turchia. Sebbene giusta e sebbene (per quello che vale) mi trovi d’accordo, è una dichiarazione fatta da una minoranza del mondo che si guarda allo specchio: «opportunità per i giovani» richieste dai Paesi più vecchi al Mondo, sono un po’ un controsenso.
Anche parlare di «Ricostruire il mondo in una maniera più efficiente dopo la crisi. Con un uso migliore delle rinnovabili e con un impegno forte a proteggere il clima e l’ambiente comune» è un tema divisivo. Nel G20 c’è la Russia, la Cina, l’Arabia Saudita, oltre a tantissimi Paesi emergenti fuori dall’assemblea, che non ne vogliono sapere di diminuire le proprie emissioni per il bene delpianeta. E vanno convinti, non forzati: nessuno di noi vuole un altro Bolsonaro, in giro per il mondo, che dice che «l’Amazzonia è patrimonio esclusivo dei brasiliani».
Bisognerà capire come riempire (bene) queste dichiarazioni d’intenti con proposte concrete. È interesse del mondo avere più diritti per le donne, una legislazione più green, annullare il digital divide e la crisi del Covid. Il come e soprattutto quando farlo è tutt’altra questione. È vitale, però, per i grandi della terra mettere al centro i diritti, persuadendo il mondo della bontà del loro modello. Tutto il mondo ha gli occhi puntati su di loro, sta a loro sorprenderci.
Autore
Camillo Cantarano
Autore
Amo il data journalism, la politica internazionale e quella romana, la storia. Odio scrivere bio(s) e aspettare l'autobus. Collaboro saltuariamente con i giornali, ma mooolto saltuariamente