Modestia, sensibilità e ironia: Tim Burton premiato alla Festa del cinema di Roma

Il cinema di Tim Burton: un esempio di inclusività per i giovani, oggi più che mai

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A pochi giorni dal successo dell’incontro con Quentin Tarantino (clicca qui per leggere l’articolo), la Festa del Cinema di Roma ha ospitato un altro colosso del cinema mondiale: Tim Burton.

Il regista, sceneggiatore, produttore e animatore statunitense, sin dalla seconda metà degli anni Ottanta è stato considerato uno degli autori più originali del cinema e dell’animazione contemporanei, per via della creazione di un universo totalmente personale e assolutamente riconoscibile, caratterizzato da ambientazioni gotiche, cupe e talvolta inquietanti in cui agiscono personaggi solitari, buffi e stravaganti, condannati a sentirsi diversi.

Tu sei stato il primo a parlare di inclusività, è stata una scelta? Qual è il personaggio che somiglia di più a Tim Burton?

«Io mi sono sempre reputato diverso dagli altri, fuori dagli schemi. Ho sempre capito chi era diverso, questo fa parte della mia vita, non ci ho dovuto pensare tanto. I personaggi che mi somigliano di più sono Edward Mani di Forbici ed Ed Wood».

Il primo è il protagonista di una delle storie d’amore più struggenti e inclusive del cinema, piena di dolcezza ed inquietudine. Un ragazzo artificiale assiste alla morte del suo creatore e per questo rimane “incompleto” e dotato di lunghe lame al posto delle mani che rappresentano per lui una condanna, ma che allo stesso tempo lo rendono un artista. Edward vive isolato nel suo castello, intrappolato a causa della sua condizione di anormalità e nell’unico periodo in cui riesce a inserirsi nella società trova l’amore, ma non può viverlo come tutti gli altri. «Praticamente la storia della mia vita» scherza Burton.

Il secondo è il protagonista di un film ispirato alla vita e alle opere di Edwars D. Wood Jr. considerato il peggior regista di tutti i tempi. Entrambi i personaggi sono interpretati da Johnny Depp, attore con cui Tim Burton ha collaborato durante tutta la sua carriera.

Qual è il tuo rapporto con Johnny Depp? Lavoreresti ancora con lui anche se è stato messo al bando da Hollywood per motivi personali?

«Lavorare con attori così pronti a mettersi in gioco, a sperimentare, è meraviglioso. Mi piace collaborare con attori a cui piace lavorare senza limiti, che amano il processo più che il risultato. Certo, io lavorerei ancora con lui. È un bravissimo attore e un grandissimo amico, avrei molte considerazioni da fare sull’argomento, ma non è il luogo adatto e non c’è tempo».

C’è stato qualcosa che hanno detto di te e tu non eri d’accordo?

«Mi accusavano sempre di essere “dark“, ma non è vero, ecco perché non mi piace etichettare le persone, perché a mia volta sono stato segnato da un’etichetta”.

La paura è sicuramente il centro dei tuoi film, ma di cosa ha paura Tim Burton?

«In questo momento ho un terrore nello stare qui sul palco, ieri sera non ho neanche dormito, ho paura di essere di fronte a tante persone».

Come vedi questa sala è piena di giovani, com’era Tim da giovane? Quali erano i suoi sogni? Si sono realizzati? Cosa consigli ad un giovane che vorrebbe lavorare nel cinema?

«Io sogno ancora e sognerò sempre. Ho sempre amato il cinema e sono fortunato per aver potuto fare di questo il mio lavoro. Penso inoltre che in qualsiasi ambito ci voglia tanta fantasia e originalità. Quello di cui non sono mai stato spaventato è di provare a fare le cose. Bisogna essere appassionati, senza paura di sbagliare o fallire, ma mossi da convinzione e passione vera per qualsiasi cosa tu voglia fare… allora avrai buone possibilità di fare qualcosa di speciale. Io ho sempre sognato ad occhi aperti, è importante essere creativi. Non importa la forma di espressione, tutto quello che puoi fare in questa direzione aiuta lo spirito».

C’è un film che ti sei pentito di aver diretto e uno che ti sei è pentito di non aver diretto?

«Qualcuno ha detto che i film sono proprio come i figli, quindi no, non ho nessun rimpianto e non mi piace neanche questo concetto, qualsiasi progetto a suo modo mi ha dato qualcosa».

Quali sono i tuoi progetti futuri? C’è la possibilità di una nuova collaborazione con la Disney?

«È da due anni che non faccio film, l’ultimo, quello su Dumbo, mi ha traumatizzato. Solo alla fine della lavorazione mi sono reso conto che era un film autobiografico e che l’elefante ero io nella mia storia con Disney, ero io quella creatura. Da alcuni mesi sto lavorando alla serie Wednesday (per Netflix), dedicata a un personaggio della famiglia Addams a cui ero molto affezionato, mi ricorda un po’ Beetlejuice ma in modo più profondo».

Nonostante il suo genio e l’estrema popolarità di cui gode, Tim Burton non ha mai ricevuto un Premio Oscar. Ha ricevuto due candidature: la prima per il miglior film d’animazione nel 2006 con La sposa cadavere, e la seconda nel 2013 nella stessa categoria con Frankenweenie. Alla domanda sul come sia possibile una cosa del genere ha risposto ridendo: «Non so perché non l’ho mai preso, però ha avuto un Golden Globe. No, non è vero, non ho avuto nemmeno quello, ma solo una nomination».

È stata proprio l’Italia, nel 2017, a consegnargli il Leone d’oro alla Carriera in occasione del Festival del cinema di Venezia, rendendolo il regista più giovane della storia a ricevere tale riconoscimento e oggi, nel 2021, decide ancora una volta di omaggiarlo in occasione della Festa del cinema di Roma, consegnandoli nuovamente un Premio alla Carriera per mano di tre grandi artisti italiani con cui ha lavorato: Gabriella Pescucci, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.

Cosa significa per te questo premio alla carriera?

«È un po’ come stare al tuo funerale mentre ti consegnano un premio. A parte gli scherzi, questo premio per me conta moltissimo e mi viene consegnato in una città che amo tanto. Ho guardato con estrema ammirazione i film italiani di Bava, Fellini e Argento, che mi hanno influenzato. Riceverlo da questi artisti mi riempie di gioia e di orgoglio, abbiamo lavorato insieme ma non abbastanza».

Autore

Aurora, classe 1997, laureata in Letteratura musica e spettacolo, attualmente studio Scritture e produzioni dello spettacolo e dei media. Sono un'appassionata di cinema e odio le presentazioni formali.

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