Come Forza Nuova ha provato (fallendo) a prendersi la piazza

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E anche a noi è toccata la nostra Capitol Hill di fronte alla sede della CGIL. C’era tutto: il complottismo, i personaggi “pittoreschi” che assaltano il “Palazzo”, l’idea che una minoranza (sebbene organizzata) sia depositaria della sovranità popolare e debba liberare uno stato che libero lo è già. Le manifestazioni contro il Green Pass avevano già poco senso quando si è iniziato a parlare dell’obbligo per entrare nei ristoranti. Diventano totalmente näif adesso che l’80% della platea vaccinabile è vaccinata e quando ormai si stanno eliminando anche le restrizioni per le discoteche, in alcuni dibattiti considerate il termometro della tenuta democratica di un paese. 

Dopo la tempesta è arrivata la giusta punizione per gli atti squadristi che hanno messo in ginocchio la Capitale per un’intera giornata: arresto di 12 persone per gli scontri. Fra queste Giuliano Castellino e Roberto Fiore, responsabili nazionale e romano di Forza Nuova, con relativa richiesta di scioglimento della formazione neofascista. Fiore ha una storia di violenza abbastanza lunga: nel 1980, a 21 anni, è scappato in Inghilterra poco prima che i “suoi” camerati di Terza Posizione compissero la Strage di Bologna (85 morti). La sua organizzazione fu sciolta, lui fu condannato in contumacia in tutti e tre i gradi di giudizio, ma il Regno Unito non concesse mai l’estradizione, anche in virtù del suo ruolo di informatore per l’MI7. Su Castellino, ex capo ultras della Roma, pende una condanna a cinque anni per aggressione a due cronisti de L’Espresso Federico Marconi e Paolo Marchetti. Oltre a questo, diverse condanne per aggressione e un mandato di sorveglianza speciale, che lo costringerebbe (teoricamente, perché poi questo non lo ha mai fermato) a dimorare a Roma. 

Forza Nuova, si spera, sarà a breve storia. E non è un pericolo per la democrazia; non lo è perché un movimento di esagitati, sebbene con 20.000 iscritti e rapporti nei gruppi ultras di Lazio, Roma e Verona, non può andare da nessuna parte. Come possono, infatti, personaggi che assaltano la sede di uno dei maggiori sindacati italiani, con una fedina penale chilometrica e sospetti di terrorismo, sperare d’amministrare entità più grandi di un condominio? Il gesto non va preso sottogamba, è stata una buona idea (sebbene un po’ tardiva) quella di decapitare i vertici del movimento, ma diciamo che lo stato italiano ha le spalle abbastanza larghe per non farsi abbattere da questo tipo di gente.

Al centro Roberto Fiore

La domanda che ci possiamo porre è: e ora? Perché di Forza Nuova si possono azzerare i vertici e arrestarli, ma bisognerebbe poi capire come riportare i militanti che già ci sono verso partiti anche conservatori, ma privi di carica eversiva. Come già detto, FN non ha i numeri per andare oltre a raid che sono controproducenti e servono solo ad allontanare la “gente normale” dal loro movimento. L’unica speranza che ha è di trovare una sponda in formazioni politiche più grandi, che la facciano prosperare in un clima d’impunità.

Proprio per questo, fa impressione il silenzio di un giorno di Matteo Salvini, rotto per dire «Sono rimasto impressionato da quanta gente c’era a Piazza del Popolo, non togliamo il diritto alle tante famiglie che stavano lì a manifestare per un centinaio di criminali», seguito da «I partiti non si sciolgono per decreto. In caso li si sciolga in base alla legge, perché noi rispettiamo la legge». Il segretario della Lega ha poi rintuzzato la polemica nei giorni seguenti, chiedendo le dimissioni del ministro dell’interno Luciana Lamorgese, chiedendo l’estensione del pass a 72 ore e dichiarando «Non confondiamo 100 criminali con centinaia di manifestanti pacifici». 

La stessa Lega ha fra le sue fila a Verona diversi consiglieri vicini ai gruppi ultras dell’Hellas, a loro volta monopolizzati in diverse frange da FN: il leader del partito di Roberto Fiore per il Nord Italia, presente agli scontri di fronte alla CGIL, è il capo ultras dell’Hellas Paolo Castellini. Il punto di contatto fra il partito di Matteo Salvini e i neofascisti della Curva è il consiglio comunale. E queste persone si sentono coperte, a livello politico: per la festa per la promozione della squadra scaligera, Castellini ha fatto il direttore d’orchestra per cori a favore di Adolf  Hitler e Herman Hesse. Tremila tifosi rispondevano: «Siamo una squadra fantastica, a forma di svastica». «Era una goliardata», si difenderà in seguito. Ad ogni tentativo di fare un po’ di ordine in questa situazione, il consiglio comunale (monopolizzato da FdI e Lega) si è posto contro «coloro che cercano di infangare il buon nome della città di Verona, dipingendola come una città razzista». Dopotutto, lo stesso sindaco Sbaorina è presente negli ambienti della Curva fin dalla metà degli anni ’80 e ha preso le distanze da Castellini solo nel 2019. L’ultras di FN, per dimostrare di non essere razzista, diceva «Anche noi abbiamo un neg*o in squadra, e lo applaudiamo» per difendersi dall’accusa di aver lanciato cori razzisti contro Mario Balotelli. Uno che, secondo lui, «Non sarà mai del tutto italiano». Dalla Curva viene anche Andrea Bacciga, consigliere in quota Lega, che ha risposto con il saluto romano alle contestazioni di un gruppo femminista che si opponeva alle politiche oltranziste cattoliche portate avanti dal Comune.

Tornando a livello nazionale, anche FdI si unisce alla solidarietà, ma con riserve: Giorgia Meloni, ospite di Santiago Abascal di Vox (uno che un paio di anni fa gridava sul palco «Ripetiamolo insieme “Io sono fascista, fascista, fascista“») dice che «È sicuramente squadrismo, ma non ne conosco la matrice». È la conclusione di una settimana in cui si cerca di spingere Giorgia Meloni a prendere le distanze dal fascismo in ogni modo, talvolta andando anche un po’ oltre nel legare il suo nome al fascismo (come nella puntata di Piazzapulita di giovedì scorso). Questa condanna netta non arriverà mai. Bisogna mettersi l’anima in pace, anche perché i paragoni con Gianfranco Fini non stanno in piedi. Che FdI non prenderà le distanze lo si capisce anche dalle parole di Francesco Lollobrigida, capogruppo di FdI alla Camera, al presidio fuori dalla sede della CGIL: «È strano che succeda alla vigilia delle elezioni. Queste formazioni servono a mettere in difficoltà il centrodestra. Io sono anticomplottista ma è così» . Insieme a lui, il suo compagno di partito La Russa, che evoca una sorta di “strategia della tensione” contro il centrodestra, dietro alla sopravvivenza di FN: «La sua sopravvivenza è strumentale a chi vuole attaccare il Centrodestra». Nessuno, in FdI come nella Lega, ha dichiarato che voterà la mozione di scioglimento di questa formazione che sembra fatta per mettere in difficoltà i loro partiti. Inoltre, considerano la manifestazione di piazza della CGIL del 16 ottobre come un attacco personale, se è vero che da più parti si è detto che non parteciperanno perché «sarebbe una violazione del silenzio elettorale da parte della Sinistra». A dimostrazione di come i voti dei nostalgici (che sono molti di più di quell’1% che ha votato per FN e CasaPound nel corso degli anni) non facciano per nulla schifo al Centrodestra.

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Amo il data journalism, la politica internazionale e quella romana, la storia. Odio scrivere bio(s) e aspettare l'autobus. Collaboro saltuariamente con i giornali, ma mooolto saltuariamente

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