L’Ucraina si ritira dal Trattato di Ottawa contro le mine anti-uomo

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Una nuova defezione nel contrasto globale all’utilizzo delle mine anti-uomo: è notizia di ieri infatti che l’Ucraina abbia dato ufficialmente il via al proprio iter di uscita dagli accordi stabiliti dal Trattato di Ottawa (1997) contro ”l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di mine antiuomo” in tutti gli stati del mondo. Il governo di Kiev si unisce così ai cinque paesi nel continente europeo (Lettonia, Estonia, Lituania, Finlandia e Polonia) che nel corso di quest’anno hanno deliberato e portato avanti il processo di abbandono dai termini della Convenzione e, in una visione più ampia, ai trentatré stati membri delle Nazioni Unite che non ne fanno parte.

Tra questi, sono da menzionare la Cina, la Russia e gli Stati Uniti d’America, che non hanno mai firmato né ratificato il documento.


Una breve panoramica sul Trattato di Ottawa

La Convenzione promulgata nella cittadina canadese il 3 dicembre del 1997 ed entrata in vigore due anni dopo vede attualmente centotrentatré stati firmatari (tra i quali l’Italia, che lo ha firmato il 1 ottobre 1999) e centosessantaquattro Nazioni che ne fanno parte.

Il documento prevede al suo interno una messa al bando totale delle mine antiuomo a livello globale – con annesso divieto di utilizzo, produzione, esportazione e trasferimento dei propri arsenali – oltre alla distruzione degli stessi arsenali in possesso, la bonifica di tutte le aree minate presenti nei propri territori, la piena assistenza alle vittime dell’uso di mine antiuomo e ai loro familiari e il richiamo alla cooperazione trasparente tra i Paesi firmatari nella lotta comune contro l’utilizzo di queste armi.

Una prospettiva che, nel corso dei decenni, ha in effetti contribuito a una drastica riduzione della presenza delle mine antiuomo nel pianeta ma che al tempo non poteva tenere conto di due elementi di grande rilevanza: in primo luogo, i significativi cambiamenti politici degli ultimi ventisei anni che stanno rimodellando l’attuale sistema internazionale e – conseguentemente- i nuovi teatri di scontri globali emersi nello stesso periodo di tempo.


L’Est Europa e “la minaccia di Mosca” – Fronte unito per l’uscita dal Trattato di Ottawa

Nella significativa decisione portata avanti dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiaramente influito la situazione politico-militare legata al conflitto con la Russia e agli ultimi sviluppi sul fronte bellico: dai bombardamenti con droni e missili in territorio ucraino da parte di Mosca, fino ai segnali di un’imponente avanzata delle truppe russe che potrebbe scatenarsi nell’oblast di Sumy, cittadina al confine nord-orientale con la Russia dall’importante valore strategico che l’esercito russo sarebbe determinato a riconquistare dopo esserne stato scacciato nell’aprile 2022, durante le prime fasi della guerra.

Gli sviluppi bellici con la Russia – che come già indicato è tra le Nazioni che non hanno firmato e ratificato il Trattato di Ottawa – hanno rappresentato il fattore determinante nel ritiro ucraino dall’accordo, una scelta che porta l’Ucraina ad accordarsi a chi aveva già intrapreso questa strada a partire dallo scorso 18 marzo, quando i ministri della Difesa di Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia avevano emesso una dichiarazione congiunta sulla “situazione di sicurezza deteriorata in modo fondamentale” nell’area del Baltico e dell’Europa Orientale e sulla necessità di riconquistare “flessibilità e libertà di scelta” nell’ammodernamento del proprio potenziale militare difensivo, includendo le mine antiuomo tra le possibili soluzioni.

Nei mesi successivi – tra aprile e giugno – anche la Finlandia, che confina con la Russia lungo la regione della Carelia, ha deliberato la propria uscita dal Trattato di Ottawa dando un ulteriore segnale circa i rapporti logori con la Russia di Vladimir Putin: il governo di Helsinki, infatti, ha dapprima decretato la chiusura dei propri valichi di frontiera nell’area e in seguito ha avviato il rafforzamento difensivo dei propri confini con la costruzione di una grande barriera recintata nel sud-est del Paese.

Nel contesto di una martellante corsa al riarmo portata avanti in Europa in nome dell’attuale agenda politica comunitaria e degli obblighi atlantici in chiave NATO (il recente incontro tenutosi nei Paesi Bassi ha stabilito l’aumento delle spese per la difesa pari al 5% del PIL nazionale), l’ingresso dell’Ucraina nel gruppo dei paesi che si sono ritirati dal Trattato di Ottawa può portare a ulteriori sviluppi di cui al momento non è dato quantificare l’effettivo potenziale distruttivo.

Fonte immagine: Nejc Soklič/Pexels

Fonte immagine di copertina: Hans/Pixabay

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