Le elezioni presidenziali irlandesi premiano Catherine Connolly

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Da ieri pomeriggio la Repubblica d’Irlanda ha una nuova donna alla Presidenza: dopo la laburista Mary Robinson e la liberal-conservatrice Mary McAleese è infatti la volta della terza presidente dell’Éire, Catherine Connolly (in basso, NdA), pronta ad insediarsi ufficialmente il prossimo 11 novembre nella residenza presidenziale di Áras an Uachtaráin situata presso il Phoenix Park di Dublino.

Il protocollo cerimoniale al termine dello spoglio dei voti nazionali irlandesi, tenuto ieri al Castello di Dublino, ha decretato la vittoria schiacciante della candidata indipendente nativa di Galway
nei confronti della sua avversaria Heather Humphreys, candidata per il Fine Gael, con un risultato inequivocabile: il 63,36% della popolazione a favore della Connolly contro il solo 29,46% di votanti per la Humphreys la quale, già a breve distanza dalla diffusione dei primi conteggi dalle urne sparse nei quarantatré collegi elettorali dell’Irlanda (i c.d. “tally votes”, pratica d’uso nella Nazione), aveva accettato la sconfitta congratulandosi telefonicamente con la nuova guida presidenziale della Repubblica d’Irlanda.

Numeri da record per la neoeletta presidente (dal 1938 non si era mai verificata una situazione del genere) che si inseriscono all’interno di una lettura più ampia sul voto di venerdì scorso che tiene conto di vari elementi.

Uno scatto del 9 aprile 2024 in cui l’allora deputata indipendente Catherine Connolly interviene in occasione dell’elezione del Primo Ministro irlandese.
Fonte immagine: Houses of the Oireachtas/Flickr (licenza d’uso CC BY 2.0)


La sfida tra Connolly e Humphreys (con un candidato di troppo)

Per mesi la corsa per la successione alla presidenza della Repubblica d’Irlanda, al termine dei due mandati del presidente uscente Michael Daniel Higgins, ha visto la politica e la società irlandese animarsi attorno alla scelta dei possibili candidati (una corsa in cui, dal 17 marzo fino al 14 settembre scorso, era stato in lizza anche il famoso lottatore di arti marziali miste Conor McGregor con un approccio molto “aggressivo” sulle piattaforme social, salvo poi dover annunciare “polemicamente” il ritiro della propria candidatura).  

Alla fine, la rosa dei potenziali candidati si era ridotta a tre possibili nomi: la Humphreys (in basso, NdA), sostenuta dal Fine Gael; l’ex giocatore e allenatore di calcio gaelico di Dublino (con un importante passato nelle forze d’aviazione irlandesi) Jim Gavin, candidato emerso dalle primarie interne al Fianna Fàil tra i mesi di agosto e settembre; e da ultima la Connolly, candidatasi a luglio da indipendente e attorno alla quale si sono gradualmente riunite tutte le forze parlamentari di sinistra del paese (dai socialdemocratici, dai Verdi e dai membri del partito trotzkista People For Profit fino ai laburisti e ai nazionalisti dello Sinn Féin).

Uno scatto del 9 aprile 2024 in cui l’allora deputata del Fine Gael Heather Humphreys interviene in occasione dell’elezione del Primo Ministro irlandese.
Fonte immagine: Houses of the Oireachtas/Flickr (licenza d’uso CC BY 2.0)

Uno scenario non dissimile da quello che si ripete da molto tempo nella storia politica irlandese: due figure scelte dai due principali partiti di centro-destra che fin dalla loro nascita hanno rappresentato in modo quasi continuativo la politica irlandese (il Fine Gael e il Fianna Fàil) che si contrappongono a una figura legata a una sinistra non neoliberale e – pertanto – estromessa spesso e volentieri dai giochi elettorali (in genere è quanto avviene allo Sinn Féin nelle tornate parlamentari, in una sorta di moderna “conventio ad excludendum”).
Ma in questa occasione le dinamiche tra i due partiti dell’attuale governo non hanno trovato una convergenza comune e la scelta di correre separati non ha giovato, specialmente nel caso del candidato del Fianna Fàil (7,18% delle preferenze dei votanti), oggetto di una campagna denigratoria tra alcuni organi di stampa e le piattaforme social (sulla base di una serie di notizie rivelatesi solo in seguito false) che lo hanno portato all’abbandono della contesa lo scorso 5 ottobre, quando però non era più possibile rimuovere il suo nome dalle schede inviate ai collegi elettorali.


Gli altri numeri del voto – L’affluenza e il “record” di schede nulle

Nell’analisi del successo netto della Connolly (vicina alle novecentoquindicimila preferenze ottenute, un risultato mai raggiunto da nessun candidato politico nella storia d’Irlanda) ci sono però anche altri dati di cui tenere conto: in primo luogo l’affluenza, arrivata al 45,8% dell’elettorato avente diritto.
Un numero che riporta
una leggera crescita rispetto alla tornata del 2018 (quando per la riconferma di Michael D. Higgins votò il 43,8% della popolazione), ma sempre al di sotto del cinquanta per cento per una Nazione che – stando alle statistiche di quest’anno – conta una popolazione complessiva stimata di poco meno di cinque milioni e mezzo di abitanti e un elettorato di meno di tre milioni e seicentoquindicimila iscritti alle liste elettorali (numeri che – per fare un confrontosono ben lontani dall’ammontare complessivo della popolazione della Città Metropolitana di Roma).

È però il secondo “primato” a catturare l’attenzione degli analisti locali e non solo, specialmente per il fatto che si tratta di un record in negativo nella storia politica della Repubblica d’Irlanda: per la prima volta nella sua storia, infatti, le schede nulle hanno raggiunto numeri e percentuali impensabili (213.718 voti e quasi il 13% dell’elettorato avente diritto).
Una vera e propria azione di protesta politica portata avanti da una parte non indifferente della popolazione che può essere compresa tenendo conto di alcuni elementi: dalla contestazione in merito ai termini per le candidature alle presidenziali (reputati troppo stringenti) alle accuse di scarsa rappresentazione di tutte le realtà della società irlandese (oltre al già menzionato Conor McGregor, c’è stato il caso riguardante l’avvocatessa cattolica anti-abortista Maria Steen, sostenuta dal partito di destra Aontú ed esclusa – per sole due nomine parlamentari mancanti su venti – dalla corsa per le presidenziali).

Da ultimo, ad alimentare il tutto in un clima reso già incandescente durante la campagna elettorale, un grave fatto di cronaca avvenuto in una cittadina a poca distanza da Dublino pochi giorni prima del voto: lo stupro di una bambina di dieci anni per il quale risulterebbe imputato un richiedente asilo di ventisei anni. Un evento che ha causato manifestazioni e proteste veementi nella capitale irlandese e che ha poi portato una parte dell’elettorato a lasciare messaggi di protesta nelle schede elettorali.

Nell’immagine di copertina: “L’ingresso della “Áras an Uachtaráin”, residenza presidenziale della Repubblica d’Irlanda situata nel Phoenix Park di Dublino”.
Fonte immagine: Noelfirl/Wikimedia Commons (opera propria, opera di dominio pubblico)

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