Anche per i Paesi Bassi i ministri Ben-Gvir e Smotrich sono “personae non gratae”

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A distanza di sei giorni dalla decisione senza precedenti nell’Unione Europea portata avanti dal governo della Slovenia, anche i Paesi Bassi si attivano concretamente contro l’attuale governo israeliano.
Dopo il rapporto pubblicato due giorni fa dal Coordinatore Nazionale per la Sicurezza e il Contrasto al Terrorismo (NCTV) che definisce per la prima volta Israele come “una minaccia per la sicurezza nazionale” dei Paesi Bassi, è arrivato infatti un nuovo, potente segnale lanciato da Amsterdam nei confronti dell’attuale governo (di minoranza) di Benjamin Netanyahu [1].
Le figure di spicco della destra radicale israeliana , ovvero i ministri
Itamar Ben-Gvir (Otzima Yehudit) e Bezalel Smotritch (HaTzionut HaDatit) sono da reputarsi “personae non gratae” al governo olandese e pertanto, nel linguaggio diplomatico (e politico), viene loro preclusa la possibilità di poter viaggiare e intrattenere affari all’interno del territorio dei Paesi Bassi.


Le accuse dei Paesi Bassi: “I ministri israeliani incitano alla pulizia etnica in Palestina”

L’annuncio è stato formalizzato nella giornata di ieri dal Ministro degli Esteri olandese uscente Caspar Veldkamp, il quale ha provveduto a richiedere una duplice registrazione nello spazio Schengen sul conto degli stessi Ben-Gvir e Smotrich come “stranieri indesiderati”.

Il ministro ha motivato la decisione del governo dimissionario olandese [2] davanti alle telecamere di emittenti locali giunte presso la Tweede Kamer a L’Aja sulla base delle accuse formulate dai Paesi Bassi nei confronti dell’attuale Ministro della Sicurezza Nazionale e del Ministro delle Finanze dello stato ebraico: la loro “continua istigazione alla violenza dei coloni contro i palestinesi”, il loro “sostegno all’espansione delle colonie illegali” in Palestina e – da ultimo – “le loro dichiarazioni a favore della polizia etnica della Striscia di Gaza”.
Alle parole di Veldkamp ha fatto seguito anche la convocazione dell’ambasciatore israeliano nei Paesi Bassi – al quale è stato chiesto conto dell’operato israeliano – per rinnovare con forza a Netanyahu il rispetto degli obblighi legati al diritto internazionale umanitario.


Note e ulteriori riferimenti

[1] Da qualche settimana, la tenuta del governo di Benjamin Netanyahu si regge per un solo voto all’interno della Knesset – dopo l’uscita dal gabinetto di guerra dei partiti ultraortodossi Shas e Ebraismo della Torah Unito. Nonostante i numeri alquanto precari, però, il governo non potrà dimettersi per almeno altri cinque mesi, dal momento che il mese scorso la maggioranza fedele a Netanyahu era riuscita ad affossare un disegno di legge presentato dalle opposizioni per lo scioglimento della Knesset e l’indizione di nuove elezioni.

[2] Lo scorso 3 giugno il governo di coalizione guidato dal Primo Ministro Dick Schoof ha rassegnato le dimissioni in seguito all’uscita del Partito per la Libertà [PVV] di Geert Wilders, che ha fatto perdere i numeri della maggioranza.

Nell’immagine di copertina: “La foto di rito del trentasettesimo governo dello stato d’Israele scattata il 29 dicembre 2022 presso la Beit HaNassi di Gerusalemme.
Presenti, assieme al Primo Ministro Benjamin Netanyahu e al Presidente Isaac Herzog, il ministro Smotrich (seconda persona nella prima fila, da sinistra) e il ministro Ben-Gvir (al centro, dietro all’allora Ministro della Difesa Yoav Gallant)”
Fonte immagine: Avi Ohayon / Government Press Office of Israel / Wikimedia Commons (licenza d’uso CC BY-SA 3.0)

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