Essere un’artista divisiva: un’intervista a Laika

0% Complete

L’opera di street art dell’attacchina romana Laika che ritraeva la pallavolista Paola Egonu è stata deturpata con un chiaro intento razzista: la pelle nera della campionessa è stata colorata di rosa.

Abbiamo parlato con lei di questo avvenimento, delle polemiche che scatena ogni sua opera – non a caso su Instagram si definisce “antifa e divisiv*” – e del ruolo dell’arte nella lotta contro le destre.

Qualche giorno fa, oltretutto dopo l’oro olimpico femminile nella pallavolo, la tua opera che ritrae la campionessa della pallavolo Paola Egonu è stata deturpata con un gesto di chiara matrice razzista. Quali sono i tuoi pensieri e come stanno andando questi giorni di intense polemiche?

«Sono abituata che mi vengano strappati i poster, durano sempre molto poco, è come un patto non scritto che fai con la strada. Sai, se sei divisiva come artista – e io lo sono per i fascisti, per i razzisti…- sai che c’è sempre qualcuno dall’altra parte che non approva. Questa volta però ho provato molta rabbia, perché non è stato un semplice strappare un poster ma c’è stato un intento ben studiato. Partire da casa con una bomboletta rosa per cancellare il colore della pelle nera di quella che è la più forte pallavolista che rappresenta il nostro paese… per questo mi sono arrabbiata e indignata. La persona che ha fatto questo gesto non si è resa però conto di aver rafforzato la mia convinzione e quella di chiunque crede in un’Italia inclusiva e multietnica, che è proprio l’immagine che ci hanno restituito le ragazze che hanno vinto la medaglia d’oro nella pallavolo».

È come se avessero cercato di lanciare un messaggio all’interno del messaggio che volevi lanciare tu…

«Non si può ridurre a semplice deturpazione, qui c’è esplicitamente un intento razzista e xenofobo, che ormai è all’ordine del giorno e lo è perché abbiamo una maggioranza di governo che incoraggia queste persone ad uscire allo scoperto».

Ci sono stati diversi commenti dalla politica, ad esempio quello di Vannacci.

«Questa cosa dell’italianità basata sui tratti somatici è razzismo, non c’è un’altra definizione. Ci sono anche scivoloni tristissimi che sono figli di un retaggio di un certo tipo, come Bruno Vespa che parla di “esempio di integrazione”: ma quale integrazione? sono italiane! Hanno il tuo stesso passaporto e i tuoi stessi diritti. 

Riguardo questo, ho voluto rilanciare dedicando quest’opera a tutti gli italiani che lo stato non riconosce come tali, che non hanno i nostri stessi diritti. è vergognoso che non ci sia uno Ius Soli. Alla fine lo sport ha anche il potere di abbattere certe barriere, quindi l’opera ha assunto anche questo significato. Questo è un episodio violento, è un’offesa ad una persona che ha portato in alto il nome del nostro paese, ma fa parte del mosaico più grande dell’onda nera che ci sta travolgendo. E io voglio fare quanto in mio potere per contrastarla».

Proprio perchè sei divisiva, c’erano state delle polemiche anche riguardo il murales che hai realizzato in memoria di Michela Murgia.

«Anche lì l’effetto era stato lo stesso. Hanno sollevato un caos per impedire la realizzazione del murale, invece è stato realizzato: il volto di Michela, enorme e molto in alto, quindi difficile da sfregiare. Un cosa un po’ troppo creativa per quella gente lì. Io cerco di comunicare attraverso le immagini e di dare una certa potenza alle immagini sperando che rimangano il più a lungo possibile, anche se spesso sul muro resta molto poco e viene incanalata più sui social; con Michela è stato diverso. Lei, come suo solito, ha fatto moltissimo rumore. 

Si trova anche vicino ad una scuola, quindi immagino i bambini che tornati a scuola si chiederanno chi è questa persona: magari da lì si creerà un ponte verso tutte le belle cose che Michela ci ha lasciato in eredità. Bisogna lavorare sulle nuove generazioni per costruire un futuro inclusivo, multietnico e dove i diritti umani siano protagonisti. Per me questa è vera e propria guerra una guerra, non sono solo provocatoria».

D’altronde se non fosse una guerra non avresti così tanti oppositori. In entrambi i casi di cui abbiamo parlato hai solo rappresentato due donne importanti per il nostro paese, ma forse scomode per qualcuno.

«Riguardo Paola Egonu, tutta la mia solidarietà va a lei. Ho ripetuto a tante persone che la solidarietà non va me ma a lei. Io ho solo rappresentato una persona, ma è lei la vittima. Lei e tutte le persone come lei, che ha il “peso” di rappresentare. Però ha sempre affrontato a testa alta i vari insulti, sono super fiera di lei sia per la gioia che ci ha dato con le altre ragazze sia per come affronta queste cose.

Ci tengo a dirlo, la colpa di questa situazione è anche della sinistra che ha smesso da decenni di occuparsi di diritti sociali e dei lavoratori, permettendo così alle destre di avanzare. Dovrebbero smettere di occuparsi di queste questioni per facciata e cominciare a farlo davvero».

Tornando all’arte, come interpreti il tuo ruolo di artista in questo momento storico?

«È complicato parlare di me come persona, sono più un messaggio. Ora per fortuna hanno un po’ smesso di cercare di capire chi sono: sono un non-essere, ho questa maschera perché voglio che Laika sia solamente il messaggio.

Il fatto che un disegno possa smuovere le coscienze oppure indignare le persone, far sì che scendano in piazza e si identifichino in certi ideali è la cosa che mi spinge a continuare. Ormai questo è il mio lavoro, ma farlo in questa chiave è qualcosa di incredibile».

Autore

Romana naturalizzata milanese. Studio arti ma parlo troppo di politica, mi piace quando riesco a unire le due cose.

Collabora con noi

Sede di Generazione Magazine Sede di Generazione Magazine Sede di Generazione Magazine Sede di Generazione Magazine

Se pensi che Generazione sia il tuo mondo non esitare a contattarci compilando il form qui sotto!

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi