Nel comune di Casamicciola Terme a Ischia, nella notte tra il 25 e il 26 novembre, una colata di fango e di terra, partita dal monte Epomeo, è scesa verso il mare, trascinando con sé strade, case e macchine. Per il momento il bilancio provvisorio conta 11 morti e 5 feriti. Sono, invece, 290 le persone sfollate.
Gli avvertimenti non erano mancati. Già alla fine del 2021 l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) aveva lanciato l’allarme: il 93,9% dei comuni italiani era, ed è tutt’oggi, a rischio per frane, alluvioni ed erosione costiera. L’Italia dal punto di vista idrogeologico è un paese fragile. Non solo: l’impatto degli eventi climatici estremi, più frequenti e più intensi a causa della crisi ambientale, rischia di diventare ancora più grave. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente, nei primi dieci mesi del 2022 in Italia sono stati registrati 254 fenomeni meteorologici estremi. Rispetto all’anno precedente c’è stato un aumento del +27%.
Dal 2013 al 2022 la Protezione Civile individua 123 stati di emergenza dichiarati per eccezionali eventi meteorologici. I fondi assegnati arrivano a 13,3 miliardi di euro, con una media di 1,48 miliardi all’anno per la gestione delle emergenze. Negli ultimi anni l’Italia ha speso un’enorme quantità di soldi per riparare i danni provocati da alluvioni, piogge e frane. Ma quanto spende lo Stato italiano per la prevenzione? Dal 1999 al 2022 sono stati avviati 9.961 interventi per mitigare il rischio idrogeologico, per un totale di 9,5 miliardi di euro. Dunque, in media sono stati spesi per la prevenzione 400 milioni di euro all’anno.
Con queste parole il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, si rivolge alla Camera durante l’informativa sulla frana che ha travolto Ischia:
Quanto è accaduto ci obbliga moralmente e politicamente ad approfondire con urgenza non solo il tema delle cause ma delle molteplici questioni di un sistema realmente integrato ed efficiente sul piano della prevenzione dei rischi.
Musumeci ha, così, ribadito l’importanza di un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc). Il Pnacc è lo strumento di attuazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Snacc): un documento, approvato nel 2015, che individua i settori più vulnerabili alle conseguenze della crisi ambientale e definisce le azioni necessarie per ridurne l’impatto. In realtà, l’elaborazione del Piano ha inizio nel 2016. Ma i lavori si interrompono nel 2018, quando la Conferenza delle regioni e delle province autonome decide di avviare una procedura di Valutazione ambientale strategica (Vas), con lo scopo di verificare l’impatto ambientale del programma, prima della sua approvazione. Così, a cinque anni di distanza e dopo 4 governi, il Piano ancora attende di essere approvato.
Nel comunicato di Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri, svolto il 27 novembre, si dichiara che entro l’anno sarà approvato il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Sergio Costa, ex ministro all’Ambiente in entrambi i governi Conte, è scettico. In un’intervista per Repubblica afferma: «Sono passati cinque anni e così com’è, non è più utilizzabile. Va rivisto e agganciato alla nuova normativa europea, al Pnrr e al nuovo Piano nazionale per l’energia. Per i temi che affronta, ossia il clima, l’ambiente, le azioni di adattamento sui territori è come se fosse più vecchio di cinquanta anni».
Quanto è accaduto ha reso evidente l’impreparazione dell’Italia agli eventi naturali estremi che accompagnano la crisi ambientale. Dimostra l’urgenza di un Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico, aggiornato e rinnovato. Infine, ancora una volta, ci ricorda che la politica di metter pezze e rattoppi non funziona.
Autore
Ilaria Ferraresi
Autrice
Nata a Ferrara, tra la nebbia e le biciclette. Quando non ho la testa tra le nuvole, mi piace nascondere il naso nelle pagine di un libro o dietro una macchina fotografica. Scrivo di lotte e diritti, mi piace raccontare dei posti e della gente di cui nessuno parla mai. Frequento assiduamente i mercatini dell’usato e al tiramisù non dico mai di no, queste sono le uniche regole di vita che mi so dare.