MVRDV progetta a Rotterdam il primo deposito d’arte accessibile al pubblico

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Ancora una volta la città di Rotterdam, nei Paesi Bassi, si espone nella creazione di un’opera architettonica altamente innovativa: aprirà a settembre del 2021 il primo edificio al mondo destinato allo stoccaggio di opere d’arte interamente aperto al pubblico. 

Nell’Olanda dei canali e delle case strette e storte, Rotterdam si distingue per la sua spiccata inclinazione contemporanea. Dagli anni della Seconda Guerra Mondiale, in cui la città dell’Olanda Meridionale venne duramente bombardata dall’aviazione militare tedesca e costretta quindi a ricostruire gran parte del patrimonio esistente, Rotterdam ha visto nel nostro millennio un’importante rinascita culturale, con progetti di rinnovamento urbano e architetture ambiziose di grande successo, tanto da aggiudicarsi l’appellativo di “Manhattan sul Maas”.

Lo skyline di Rotterdam visto dall’Euromast, fra le torri più alte dei Paesi Bassi a pochi passi dal Museumpark

Ripensare il museo dal dietro le quinte dell’opera

In questo vasto contesto di rinascita si situa il nuovo intervento opera del pluripremiato studio MVRDV di Rotterdam per conto della collezione del Boijmans Van Beuningen, il principale museo d’arte della città olandese: il Depot Boijmans Van Beuningen, ovvero il deposito dell’omonimo museo. Il nuovo edificio è collocato accanto al museo monumentale, entrambi nel famoso Museumpark, nell’area centrale della città e opera dell’architetto paesaggista Yves Brunier insieme allo studio OMA negli anni Novanta. L’idea fondante del Depot parte da un concetto altamente democratico: rendere l’arte accessibile a quante più persone possibile e, soprattutto, istruire i visitatori su tutto ciò che questo comporta. 

La maggior parte dei musei internazionali sono in grado di esporre solo dal sette al dieci percento delle loro collezioni, il restante 90 percento rimane nascosto nell’archivio. Per capirci, delle 380.000 opere ed oggetti d’arte disponibili nella collezione del Louvre di Parigi solo 35.000 sono in esposizione permanente nelle sale del museo. 

La collezione del Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam spazia dall’arte medievale europea all’arte moderna e contemporanea, con una particolare attenzione all’arte olandese. In crescita da 170 anni, contiene attualmente circa 151.000 oggetti, tuttavia solo l’otto percento può essere esposto nell’edificio monumentale del museo. Mentre in loco ed in istituzioni vicine è possibile osservare le tele di Van Gogh, Kandinskij o Munch, molte altre opere sono invece custodite nel deposito che si prepara ad aprire al pubblico. Mark Rothko, Maurizio Cattelan e Salvador Dalì sono solo alcuni dei famosi artisti che sarà possibile visitare nella nuova succursale del museo, attraverso modalità del tutto inusuali ed innovative.

Il Depot Boijmans Van Beuningen sfrutta l’esigenza della conservazione e genera una visione alternativa rispetto al classico museo contemporaneo: non ospiterà mostre ma permetterà al pubblico di immergersi nel dietro le quinte di un museo e sperimentare cosa comporta effettivamente mantenere e prendersi cura di una collezione d’arte inestimabile. Sarà possibile osservare i processi di conservazione e restauro, confezionamento e trasporto di opere d’arte, che portano l’opera ad essere effettivamente adibita al pubblico nel museo. Per dirlo in altri termini, l’esperienza di visita al Deposito di Rotterdam è una sorta di prequel del Boijmans stesso.

Il Depot nell’area del Museumpark. A sinistra il museo Boijmans van Beuningen

Forma e funzione: un nuovo modo di riflettere la città

In termini architettonici, l’edificio dona alla città una nuova opportunità di ripensare e riflettere lo spazio e il suo skyline. La sua forma ovoidale, alta oltre 39 metri, permette di ridurre l’impronta a livello del suolo, mantenendo intatti i percorsi e l’idea originale del parco in cui è situato. A garantire l’autentica sagoma del deposito sono i 1.664 pannelli a specchio che circondano i 6.609 metri quadri di vetro. 

Una delle sue caratteristiche peculiari è infatti la facciata riflettente: i pannelli specchianti garantiscono l’integrazione del design con l’ambiente circostante, riflettendo e onorando così l’attività e la natura del Museumpark, nonché della città di Rotterdam e dei suoi abitanti. «La sua facciata riflettente indossa gli ornamenti di tutto ciò che la circonda: persone che passano, i giardini alberati del Museumpark, le nuvole e il dinamico skyline della città di Rotterdam», ha infatti dichiarato lo studio MVRDV. «Grazie a questa riflessione, l’edificio è già completamente integrato con l’ambiente circostante, nonostante le sue dimensioni non trascurabili».

Allo stesso tempo, l’aspetto “a scodella” permette di riservare ampio spazio al tetto, accuratamente progettato dallo studio d’architettura. Lo spazio del parco occupato sarà infatti sostituito con uno spazio pubblico ancora più aperto, a 35 metri di altezza dal suolo, sotto forma di una foresta sul tetto, popolata da 75 betulle. Il gettonato giardino pensile o tetto verde, oggetto di pensiero e critica nell’architettura contemporanea, è qui un’occasione per consolidare il dialogo con l’ambiente circostante e restituire allo spazio e ai cittadini ciò che è stato loro privato. Il nuovo spazio aperto garantirà ai visitatori non solo un nuovo luogo di aggregazione immerso nel verde, ma anche una nuova vista panoramica in una città troppo piatta da disporne per natura.

La facciata riflettente del Depot Boijmans van Beuningen e la sua integrazione con la città ed il parco

Dare spazio alla conservazione

Internamente, il punto focale del deposito è l’atrio centrale, caratterizzato dalla sovrapposizione di scale incrociate: dalle sale espositive e gli studi dei curatori al tetto panoramico, l’atrio centrale garantirà al visitatore accessibilità verso tutti gli spazi del museo.

Un’altra innovazione del deposito è la suddivisione degli spazi, in quanto i manufatti non saranno classificati e conservati sulla base del movimento artistico o dell’opera, piuttosto su esigenze climatiche. La conservazione delle varie collezioni d’arte richiede infatti la presenza di particolari condizioni climatiche in cui l’aria non sia eccessivamente fredda, calda, umida o secca, in relazione all’opera di riferimento. La struttura stessa dell’edificio garantisce il mantenimento di caratteristiche climatiche ottimali: grazie alla spessa muratura esterna in cemento, gli spazi interni sfruttano la lenta reattività del materiale alle variazioni climatiche per definire progressivamente la temperatura interna ed evitare bruschi fenomeni di variazione termica sulle opere d’arte. Nell’intero edificio saranno inoltre presenti cinque spazi di archiviazione diversi, differenziati da specifici sistemi di climatizzazione, adatti ad opere prodotte con tecniche e materiali differenti: metallo, plastica, fotografia organica/inorganica, bianco e nero, colore.

L’attenzione alla sostenibilità ambientale nel progetto del Depot

Al giorno d’oggi un’opera architettonica deve tenere in considerazione centinaia di aspetti prima della sua effettiva esecuzione. Un perfetto design degli spazi e dell’esterno non bastano se non sa relazionarsi alle attuali problematiche generate dalla progettazione architettonica nei confronti dell’ambiente. Da un punto di vista tecnologico lo studio MVRDV ha sviluppato nel design dell’edificio un’attenzione particolare verso la sostenibilità. L’edificio include non solo molteplici caratteristiche per ridurre l’uso di energia e acqua durante il suo funzionamento, ma a rendere il Deposito altamente efficiente in termini di sostenibilità ambientale sono soprattutto l’utilizzo di un sistema di scambio di calore geotermico, l’installazione di pannelli solari, l’isolamento altamente performante.

Anche l’acqua piovana è pensata nel progetto esecutivo dell’edificio, immagazzinata nel seminterrato e utilizzata per l’irrigazione e i servizi igienici. Questo accumulo d’acqua, combinato con i tetti verdi, ridurrà al minimo il deflusso dell’acqua, permettendo potenzialmente una futura disconnessione del Deposito dal sistema di acqua fognaria, rendendolo quindi quasi interamente autonomo.

Pannelli solari e betulle sul tetto del Depot Boijmans van Beuningen

Con l’introduzione di un deposito-museo capace di creare una nuova prospettiva nella visita di un’opera d’arte e con l’integrazione di tecniche esclusive per la conservazione e l’esposizione, il Depot Boijmans van Beuningen ha generato visioni del tutto innovative sia nell’ambito museale che architettonico. Quanto sarà questo intervento d’ispirazione per i futuri musei o quelli più acclamati? Quanti altri spazi saremo in grado di generare e in che modo potremo fruirne? 

La città di Rotterdam e lo studio MVRDV ci lasciano sicuramente con l’interrogativo di come questo esempio possa cambiare le nostre modalità di fruizione dello spazio museale. Allo stesso tempo, l’immagine di un museo che sia luogo di conservazione che privilegia l’oggetto artistico e la sua salvaguardia indipendentemente dalla sua rilevanza o classificazione, lascia aperta l’opportunità di ripensare la nostra percezione dell’arte, i processi che la generano, ma soprattutto la sua autorevolezza.

Autore

22 anni e mezzo, mezzo architetto, mezzo pianista. Dopo il liceo classico, il conservatorio, un anno a Rotterdam ad infornare pizze, trascorro tre anni fra Roma, Dortmund e Torino dove mi laureo in architettura al Politecnico. Mi interesso particolarmente di pianificazione urbana e politiche territoriali e sogno una carriera nella ricerca. Per ora sono a Londra, domani chissà.

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