Una recente indagine ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs), al fine di avere un quadro chiaro sul fenomeno dell’alcolismo giovanile in Europa, ha sottoposto ad un questionario giovani studenti tra i 15 e i 16 anni per scoprire quali sono le relazioni di questo campione di popolazione con il consumo alcolico.
Che bere alcol non sia propriamente una medicina è risaputo; ciò di cui veniamo a conoscenza, però, leggendo questo report pubblicato da Tortuga Econ, per l’iniziativa VIUS (Vita in un sorso) – un progetto nato con l’obiettivo di combattere l’alcolismo tra i giovani – è che in età adolescenziale ingerire alcol ha un effetto ancor più nocivo.
Sotto i 16 anni, infatti, leggiamo nella prefazione del report, «gli enzimi in grado di “digerire” l’alcol sono quasi completamente assenti, arrivando a maturazione intorno ai 21 anni. L’assunzione di forti quantità di alcol in giovane età comporta dunque il rischio di intossicazione acuta, con potenziali complicazioni molto pericolose, quali lo shock ed il coma etilico che in qualche caso può essere anche fatale».
Se tutto ciò sembra un discorso apparentemente scontato, sappiamo altrettanto che questa non-cultura sul consumo alcolico può incidere negativamente sulla vita della persona, sia da un punto di vista della salute (sono moltissime, infatti, le potenziali ricadute in età adulta nei soggetti che hanno abusato di alcol da piccoli), che da un punto di vista della percezione sociale che hanno gli altri del soggetto in questione.
Cosa ci fa capire che dovremmo sensibilizzare di più i discorsi sull’abuso di droghe e alcol, nelle fasce anagraficamente più delicate della popolazione? La risposta la troviamo ancora in questo report: il primo dato che emerge, infatti, è che, nonostante un trend in calo nel consumo di alcol a livello europeo, dal 2003 al 2019, l’Italia si distingue in quanto si colloca costantemente al di sopra della media Espad.
Quanto bevono i giovani presi in esame? E, soprattutto, perché lo fanno?
Se, sulle indicazioni del questionario Espad, andiamo ad analizzare quanto bevono gli adolescenti presi in esame, il dato che otteniamo è in linea col precedente.
1-2, 3-9 e le altre opzioni rappresentano appunto quante volte bevono gli adolescenti italiani e, come suggerisce il grafico, all’aumentare delle occasioni in cui si beve, l’Italia va in netto vantaggio. Quando aumentano le quantità, quindi, aumenta anche il numero di adolescenti rispetto alla media europea.
Ma perché i ragazzi e le ragazze in età adolescenziale bevono? Analizzare i contesti e le motivazioni, prima dei semplici dati, può risultare un esercizio estremamente proficuo quando si esamina un fenomeno di massa. I motivi più immediati sono anche i più noti: l’alcol come veicolo di divertimento, come modo per essere accettato dal proprio gruppo, o per sentirsi disinibiti; oppure per cercare di affossare un disagio emotivo, che può dipendere da uno scollamento familiare o, magari, da difficoltà scolastiche che si ripercuotono anche su altri contesti della vita.
Valgono per l’alcol gli stessi motivi che possono spingere un adolescente a fumare: può esplodere, in determinate età ma soprattutto quando si è particolarmente giovani, la necessità latente di affermarsi e assumere una gestualità che riconduca a quella di un adulto, magari emulando altre persone, talvolta anche un genitore. In questo caso, però, nell’ottica di una campagna informativa sui vizi in cui potrebbero incappare i giovani, va menzionato il caso della Nuova Zelanda che ha iniziato una dura battaglia contro il fumo, al fine di rendere la nazione smoke-free entro il 2025, anche se, un report di Statista, ci dimostra che il consumo di tabacco è nettamente diminuito in tutto il mondo.
Alcune considerazioni: differenze di genere, Covid-19, contesto generale
«L’identità di genere è un predittore migliore, rispetto al sesso biologico, del consumo di alcol». Questa tesi contiene un argomento di grande interesse, in quanto sarà capitato a chiunque di sentire almeno una volta che bere alcol, per una donna, non è carino.
Da qui vediamo quindi che le ragazze hanno consumato alcol in un numero minore di occasione rispetto ai ragazzi, e il maggior scarto tra i generi si registra quando si vede il dato di +20 volte. Sempre in questo report viene citato uno studio (di Nolen-Hoeksema) in cui si riporta un motivo peculiare per il quale le donne bevono meno alcol degli uomini, e riguarda, appunto, le «sanzioni sociali» che avvertono in questo contesto.
La pandemia, poi, è un’altra variabile che prendiamo in esame per avere un quadro generale dell’alcol tra i giovani. Qui vediamo che la fascia d’età che ha registrato l’aumento più alto di consumo di alcol riguarda non gli adolescenti, ragionevolmente, ma chi ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni.
Inserire all’interno di rigidi schemi la relazione con l’alcol che possono avere persone in età adolescenziale, però, potrebbe nascondere alcuni rischi. Potremmo risolvere la questione inserendo una determinata fascia di popolazione (chi ha problemi sociali, familiari, scolastici) in un contesto di propensione all’alcol, ma sarebbe evidentemente insufficiente.
L’obiettivo, quando si tratta di tematiche che possono potenzialmente apportare danni reali alla salute, non è di certo quello di scindere la popolazione tra chi assume comportamenti socialmente accettabili e chi non: ciò che conta, al netto di statistiche e grafici, è che il problema vada sollevato e che aumenti l’attenzione alla tematica, anche laddove si dà per scontato l’esito di un abuso di alcol a 14 anni.
Se il nostro paese manifesta un aumento di consumo alcolico nelle fasce più delicate, allora, significa che è necessario aprire un lungo dibattito sul tema, e che, soprattutto, si diffonda ovunque. Soprattutto nelle scuole, proprio lì dove si registra l’aumento più delicato di consumo alcolico, e dove, generalmente, l’idea di un divertimento nocivo ha più presa che mai nella vita di una persona.
Autore
Francesco, laureato in Lettere, attualmente studio scienze dell'informazione, della comunicazione e dell'editoria. Approfitto di questo spazio per parlare di politica e di dinamiche sociali. Qual è la cosa più difficile da fare quando si collabora con un magazine? Scrivere la bio.