Non è un film su Diabolik ma è il film di Diabolik

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Domani 16 dicembre arriva sul grande schermo Diabolik dei Manetti Bros, il film con cui il duo romano porta il re del terrore al cinema dopo 50 anni dal primo adattamento di Mario Bava. Un film con un’importante produzione italiana, ma che non convince al 100% la critica. 

Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare alla proiezione in anteprima di Diabolik e in questo articolo vi diciamo cosa ne pensiamo.

 Non amiamo la parola “sogno” perché fa pensare più ad un colpo di fortuna inaspettato che a qualcosa che si è ottenuto attraverso la progettazione ed il lavoro. Ma fare il film di Diabolik è la cosa più vicina al raggiungimento di un sogno per noi. Un sogno ottenuto negli anni attraverso, appunto, il lavoro, la pianificazione e la perseveranza. Ci ricordiamo adolescenti, aspiranti filmaker, a discutere di come avremmo fatto il film di Diabolik.

Marco e Antonio Manetti, entrambi grandi appassionati dell’opera delle sorelle Giussani, si sono ritrovati davanti alla scelta di più di 50 anni di storie da cui attingere per il loro film, con lo scopo di trasportare il fumetto ed il personaggio di Diabolik in un’opera cinematografica. 

Il fumetto dentro il film

La pellicola è ispirata al terzo albo L’arresto di Diabolik, nonché la prima apparizione di Eva Kant nei fumetti di Diabolik, scritto da Luciana e Angela Giussani e pubblicato nel 1963.

La vicenda narra di varie imprese del re del terrore (Luca Marinelli), in particolare quella di mettere le mani sul preziosissimo diamante rosa, appartenente all’ereditiera Lady Kant (Miriam Leone). Tra i due scatta subito la scintilla dell’amore e Diabolik, da quel momento, non agirà più in solitario ma sarà aiutato dalla sua metà per scappare dalle mosse strategiche della sua nemesi, l’ispettore Ginko (Valerio Mastrandrea). 

Il film riprende con molta precisione tutti i dettagli del fumetto, riprendendo perfettamente nomi, eventi e soprattutto la famosissima atmosfera noir di una Clerville anni ’60. Quello dei Manetti Bros è un lungometraggio quasi da leggere.

L’estetica anni ’60

Senza alcun dubbio uno degli aspetti più solidi del film è l’atmosfera immersiva creata dalle scenografie di Noemi Marchica che ci portano indietro nel tempo, alla fine degli anni ’60. 

Scenografie, luci e composizioni scelte per ricreare fedelmente il linguaggio grafico del fumetto: capelli laccati all’indietro, Campari Gin, l’ingenua borghesia di cui Diabolik si fa beffa e la sua mitica Jaguar E-Type (definita da Enzo Ferrari la macchina più bella del mondo), protagonista indiscussa delle imprese di Diabolik. 

I protagonisti della vicenda

Luca Marinelli si trasforma ancora una volta, immedesimando in modo perfetto la freddezza del personaggio. Il re del terrore in questa pellicola appare misterioso, l’eroe “negativo” che lavora nell’ombra, un ladro disposto anche ad uccidere senza alcun rimorso pur di raggiungere il suo obiettivo. Come nei fumetti, il protagonista è una figura negativa, come si può vedere anche dal rapporto che lui ha con Elizabeth (Serena Rossi), follemente innamorata di lui e quasi ipnotizzata. 

Ad accompagnare lo spietato Diabolik, l’affascinante ereditiera Eva Kant, interpretata da una fantastica Miriam Leone: «Per il personaggio di Eva Kant mi sono ispirata alle sorelle Giussani, a loro ho dedicato tutto il mio lavoro di questo film. Hanno creato questa donna che non è a servizio di nessun uomo, ma che è un pianeta e non un satellite di un uomo. Eva Kant e Diabolik sono due universi, sono due facce della stessa medaglia, sono il bianco e il nero. Le sorelle Giussani sembrava fossero nel set con me, mi hanno accompagnato nella creazione del personaggio. Ringrazio anche i Manetti, che mi hanno dato l’opportunità di interpretare un personaggio così leggendario ed iconico, che non ha nulla da invidiare ad un personaggio maschile».

Probabilmente la prestazione migliore del cast è proprio quella di Miriam Leone che riesce ad incarnare perfettamente ciò che è la natura del personaggio di Eva Kant. Una femminista pre-1968. Una figura femminile forte, che viene subito affascinata dal male, che si rende subito indispensabile agli occhi di Diabolik, dimostrando al pubblico che non c’è Diabolik senza Eva Kant. I due protagonisti della vicenda messi a confronto sembrano come uno Yin e uno Yang, la luce e le tenebre. 

Se i protagonisti della pellicola hanno convinto, un po’ meno l’antagonista, Valerio Mastrandrea nei panni dell’ispettore Ginko. Nei fumetti l’ispettore si presenta subito come immagine speculare del suo avversario, il rovescio della medaglia. Destinato a essere sconfitto, certo, ma mai “perdente”. Forse proprio per questo è sempre stato un personaggio molto amato dalle sorelle Giussani e, inevitabilmente, dai lettori. Nel film non si ha lo stesso pensiero: è un personaggio stanco e non più determinato a catturare Diabolik. 

In conclusione

Si nota il tentativo della produzione di creare un film che possa dare una spinta al film di genere italiano, un cast parzialmente azzeccato per quanto riguarda gli attori principali e quelli secondari.

La trama è molto altalenante, un film forse troppo lungo, che mostra momenti macchinosi e lenti che in alcuni momenti annoiano lo spettatore. 

Non è però un completo passo falso, ottime le prestazioni di Marinelli e Miriam Leone, perfette le scenografie.

I due fratelli registi hanno già annunciato il sequel del film che non vedrà però Luca Marinelli nei panni di Diabolik. La speranza di creare una serie di film che abbiano un successo che va oltre l’Italia, così come le sorelle Giussani sono riuscite con i fumetti. 

Autore

Classe ‘98 come Mbappè, Totó e Leopardi. Cresciuto a Priverno in un piccolo paese in provincia di Latina. Mi piace il cinema, la musica e il calcio. Eterno indeciso (ho speso un sacco di tempo per scegliere la foto).

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