Il mondo piange il “Principe delle Tenebre” Ozzy Osbourne

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Una notizia devastante quella che ieri sera ha colpito il mondo della Musica: si è spento a Birmingham all’età di settantasei anni Ozzy Osbourne, fondatore del gruppo heavy metal britannico “Black Sabbath” nonché tra i principali pionieri del Metal.
Ribelle, anticonformista, un’icona intergenerazionale dal carisma fuori dal comune che ha attraversato cinquant’anni di storia della Musica (e non solo) tra le tante luci della ribalta e del successo globale e le altrettante ombre di una vita vissuta sempre al massimo, anche a discapito della propria salute.

Il “Principe delle Tenebre” (uno dei titoli che lo hanno accompagnato nel corso della sua esistenza) è morto nella sua Birmingham, dove tutto era cominciato, a poche settimane dal suo trionfale commiato dal pubblico di tutto il mondo con il concerto benefico “Back To The Beginning organizzato lo scorso 5 luglio al Villa Park (oltre centonovanta milioni di dollari raccolti e devoluti a enti sanitari e alla ricerca contro il morbo di Parkinson).
Si è spento “circondato dall’affetto della famiglia”, come riportato nel breve comunicato stampa pubblicato sulle sue pagine nelle piattaforme social, al termine di una lunga battaglia contro quella malattia degenerativa di cui aveva parlato pubblicamente solo cinque anni fa per rivelare come lo avesse colpito già a partire dal 2003.

Si può dire che la sua uscita di scena, in qualche modo, potrebbe ricordare quella ancor più celebre di Molière: morire sul palcoscenico, sotto gli scroscianti applausi del pubblico, la forma più nobile di dedizione all’Arte (di cui la Musica – volutamente indicata con la lettera maiuscola – è forma derivata).


Settantasei anni a bordo del suo “Crazy Train”

Raccontare la vita di John Michael Osbourne, questo il suo nome completo all’anagrafe, equivarrebbe a tirare fuori un tomo pieno di storie: dalla nascita a Birmingham nel 1948 alla gioventù travagliata e segnata dalle difficili condizioni di vita familiari e dai suoi disturbi del linguaggio e dell’apprendimento (sarebbero stati questi ultimi a dare vita al soprannome “Ozzy” tra i banchi di scuola, che avrebbe abbandonato da adolescente) passando attraverso l’incontro, in tenera età, con la musica dei The Beatles che avrebbe indirizzato il resto della sua vita.

La decisione di mettere un annuncio per la ricerca di musicisti nel 1968 che gli procurò l’incontro con uno dei “bulli” più odiati negli anni di scuola, Tony Iommi, che assieme a Bill Ward e a Geezer Butler contribuì a formare un sestetto dal quale sarebbe poi nata una delle band più iconiche nella storia dell’Hard Rock e precursori dell’Heavy Metal: i Black Sabbath.
L’esordio del 1970
con l’album omonimo e l’inizio di un’epopea trionfale durata nove anni, colma di successi che hanno lasciato il segno nella storia della musica dietro ai quali si nascondevano però i numerosi eccessi del gruppo e – in particolare – dello stesso Osbourne: gli abusi di sostanze stupefacenti e alcol furono infatti il motivo determinante che portò al suo primo allontanamento del gruppo nel 1979 (ne sarebbero seguiti altri nei decenni successivi).

I Black Sabbath a Piccadilly Circus (Londra) nel 1970.
Da sinistra verso destra, Tony Iommi, Bill Ward, Ozzy Osbourne e Geezer Butler.
Fonte immagine: Vertigo Records/Wikimedia Commons (opera di pubblico dominio)

Ma proprio nella fase più critica della vita di Ozzy Osbourne post-Black Sabbath, quando si rinchiuse per mesi in una spirale autodistruttiva fatta di droga e alcol, avvenne una sorprendente rinascita firmata dalla figlia del suo precedente produttore, colei che in seguito sarebbe diventata sua moglie e manager: Sharon Arden.
A lei il merito e la grande intuizione di mettere su una formazione talentuosa a supporto del progetto solista di Ozzy Osbourne, culminato con l’uscita di “Blizzard Of Ozz”(1980) e del successivo “Diary of a Madman”(1981). Anni carichi di nuovi successi e vissuti da Osbourne sulla cresta dell’onda, a bordo di quel “Crazy Train” così tanto idolatrato dai fan di tutto il mondo, che si interruppero però nel modo più tragico possibile in seguito allamorte del chitarrista Randy Rhoads in un incidente aereo avvenuto nel 1982. Un evento spartiacque che colpì profondamente il cantante, legato da profonda amicizia e ammirazione nei confronti di Rhoads, e che lo fece entrare in una profonda fase depressiva.

I decenni seguenti furono un continuo alternarsi di luci e ombre nella vita e nella carriera musicale di Ozzy Osbourne durante i quali ci fu persino lo spazio per “mettersi a nudo” con il pubblico di tutto il mondo con un reality show incentrato sulla propria famiglia (“The Osbournes”), un progetto nato quasi per scherzo ma che portò un successo di ascolti completamente inaspettato per MTV.
Una lenta ma inesorabile parabola discendente
attraverso gli ultimi album solisti, gli abusi di droghe e medicinali, i lunghi periodi di riabilitazione, una crisi matrimoniale, i riconoscimenti della Rock and Roll Hall Of Fame (nel 2006 con i Black Sabbath, mentre diciotto anni dopo bissò in qualità di artista solista) e lo scioglimento definitivo della band da lui fondata (2017).
Il tutto fino allo scorso 5 febbraio, quando Sharon Osbourne e i membri della band annunciarono l’organizzazione di un ultimo, grande concerto di addio al pubblico per i Black Sabbath nello stadio dell’Aston Villa, capace di riunire il meglio dei gruppi Rock e Metal a livello internazionale per tributare un ultimo saluto in vita a Ozzy Osbourne.
Quarantamila spettatori presenti
, a cui vanno aggiunti i milioni di visualizzazioni in streaming dell’evento da tutto il mondo, per una giornata di pura adrenalina (al punto di essere definito “il miglior concerto del secolo”), una celebrazione che non si vedeva dai tempi del “Freddie Mercury Tribute Concert”, con la differenza della presenza sul palco della leggenda a cui veniva tributato quell’omaggio. Una leggenda, quella di Ozzy Osbourne, che lo stesso ha incarnato per oltre cinquant’anni e con la quale, negli ultimi minuti e nelle ultime canzoni cantate assieme ai suoi storici compagni di avventure, ha voluto congedarsi con un sorriso e parole cariche d’affetto per il pubblico presente.

Per usare le parole di una canzone da riascoltare ora con un senso di sincera malinconia, Ozzy “è tornato a casa”.

Nell’immagine di copertina: “Lo scatto per un’inserzione promozionale dei Black Sabbath pubblicata su Billboard il 18 luglio 1970 per l’esordio del loro album omonimo. Da sinistra verso destra, Geezer Butler, Tony Iommi, Bill Ward e Ozzy Osbourne.
Fonte immagine: Wikimedia Commons (opera di dominio pubblico)

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