Leonardo S.p.A è una società italiana a capitale pubblico, attiva nei settori della difesa, della sicurezza e dell’aerospazio a livello internazionale. Dal sito ufficiale Leonardo, leggiamo che sono 51.392 le persone occupate tra i diversi 105 siti nel mondo. L’azienda è quotata in borsa, e il principale azionista è il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che controlla il 30,204% del capitale sociale.
La società svolge le proprie attività produttive non solo in Italia, ma anche nel Regno Unito, in Polonia, negli Usa e in Israele. Leonardo opera tramite società controllate, associazioni tra due o più imprese, dette anche joint venture, e partecipazioni, tra cui Leonardo DRS (80,9%), MBDA (25%), ATR (50%), Hensoldt (25,1%), Telespazio (67%), Thales Alenia Space (33%) e Avio (29,6%).
Il presidente e rappresentante legale della società è Stefano Pontecorvo, ex consigliere diplomatico del Ministro della Difesa, ambasciatore d’Italia in Pakistan e Nato Senior Civilian Representative in Afghanistan. L’amministratore delegato e direttore generale è il fisico e dirigente italiano Roberto Cingolani, fondatore dell’Istituto italiano di tecnologia, ex ministro della transizione ecologica nel governo Draghi (2021-2022) e dal 2022 consigliere per l’energia di Meloni. Dal marzo 2023, Cingolani fa parte del consiglio dei direttori del Fondo per l’innovazione della Nato, con l’obiettivo di stimolare «l’esplorazione e lo sviluppo di nuove tecnologie per la sicurezza dei paesi Nato e per il progresso delle nostre società».
Il condirettore generale è l’ingegnere Lorenzo Mariani, già in Leonardo dal 2016 al 2017 a capo della Divisione Elettronica per la difesa Terrestre e Navale. Ha lavorato come analista e progettista dei sistemi Radar, dirigendo le vendite presso il Sud America e l’Europa (Nato) per la Divisione Sistemi Terrestri.
Quanto alle attività, il lavoro della Leonardo S.p.A è diviso in diversi settori: Elicotteri, Elettronica per la Difesa e Sicurezza, Velivoli, Aerostrutture e Spazio. Dal comunicato stampa pubblicato dall’azienda lo scorso 9 novembre, apprendiamo che «i ricavi sono in crescita del 3,5% (4,8% rispetto al dato Rettificato), grazie anche alla significativa ripresa delle Aerostrutture (+32% rispetto ai primi nove mesi del 2022) ed all’andamento dell’Elettronica per la Difesa e Sicurezza» che, rispetto ai primi nove mesi del 2022, registra una netta crescita.
Più in generale, Leonardo segnala – al 30 settembre 2023 – la crescita del +14,8% a 13 miliardi di euro rispetto al corrispondente periodo del 2022, «trainati in particolare dalla componente Europea del business dell’Elettronica per la Difesa e Sicurezza, a conferma del rafforzamento della posizione di mercato del Gruppo nel settore».
Come è noto, infatti, Leonardo è la tredicesima impresa di difesa nel mondo (la terza in Europa per grandezza): l’azienda si descrive come «maggior produttore nonché esportatore nazionale di armamenti, nel rispetto di tutte le norme che regolamentano tale settore». Come si legge dal documento reso noto dalla società in seguito all’assemblea degli azionisti tenutasi il 9 maggio 2023, che nel 2022 «la percentuale del fatturato militare di Leonardo è stata dell’83% ( a fronte dell’83% nel 2021, 73% nel 2020, 72% nel 2019, 68% nel 2018)».
Mauro Meggiolaro, coordinatore di Shareholders for Change Engagement Network (SfC), e responsabile dell’attività per Fondazione Finanza Etica, ha confermato all’Espresso che se nel 2013 il militare rappresentava il 49% del fatturato di Leonardo e nel 2018 era salito al 68%, ad oggi, il fatturato militare è del 83%.
Il 4 maggio 2023, il Sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano ha presentato alla Presidenza del Consiglio dei ministri la relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento: in assenza del sì governativo, infatti, non sarebbe possibile l’acquisto e la vendita di armamenti e tecnologie militari in Italia (tra cui munizioni, bombe, siluri, razzi, missili e accessori, navi da guerra, aeromobili).
Circa il 23% delle autorizzazioni è concessa alla Leonardo S.p.A, che è fra le prime quattro aziende esportatrici di Italia, per il 47,05%, insieme a Iveco Defence Vehicles (14,08%), MBDA Italia (7.96%) e Elettronica S.P.A (4.36%).
Riportiamo, in seguito, la tabella che elenca le categorie e i materiali di armamento acquistati e venduti nel 2022 da parte delle società italiane nel mondo, con un focus sulla Leonardo S.p.A. I dati, nel dettaglio, sono reperibili leggendo l’atto parlamentare, qui.
Le relazioni di Leonardo S.p.A con Israele e le Università
l business e la comunicazione di Leonardo S.p.A si muovono lungo due direttrici:
- La cooperazione e la collaborazione con le società internazionali (Stati Uniti, Germania, Austria, Polonia, Arabia Saudita, Israele);
- la formazione di futuri lavoratori e lavoratrici, finanziando start up e università nazionali e straniere.
Approfondiamo, in questa doppia prospettiva, ovvero, le relazioni di Leonardo con Israele e le recenti proteste degli studenti e delle studentesse italiane in risposta alle fitte relazioni che l’azienda intrattiene con il mondo accademico e con lo Stato israeliano.
Il 21 giugno 2022 è stata ufficializzata la fusione di RADA, azienda israeliana leader nella produzione di radar tattici, con la società controllata statunitense Leonardo DRS. E non solo, come osservato da Pagella Politica, il secondo volume della relazione al Parlamento contiene l’elenco delle aziende italiane che hanno venduto armamenti a Israele nel 2022: anche la Leonardo S.p.A è presente al suo interno.
Rispetto al punto due, segnaliamo che nel marzo 2023 Leonardo e Israele hanno sottoscritto una partnership con Israeli Innovation Authority e Ramot Tel Aviv University, «per lo sviluppo di start up nella difesa e cybersecurity».
Gli studenti e le studentesse italiane hanno denunciato i rapporti fra i propri Atenei, la Leonardo e Israele, dopo l’invasione della Striscia di Gaza.
Il mese scorso Generazione ha incontrato un militante del collettivo Ex OPG, Nicola, il quale ha spiegato che uno dei motivi che hanno portato all’occupazione dell’Orientale di Napoli è stata la presenza del rettore dell’Università Roberto Tottoli all’interno della fondazione Med-Or, nata per iniziativa della Leonardo S.p.A, e in collaborazione con l’Institute for National Security Studies (INSS) di Tel Aviv.
Dal sito ufficiale, leggiamo che Med-Or nasce con l’obiettivo di promuovere «le attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi, e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso e del Medio ed Estremo Oriente».
Gli studenti e le studentesse hanno chiesto che le Università siano libere da ogni legame con l’azienda Leonardo, società leader nel settore della Difesa e della Sicurezza, che finanzia uno Stato attualmente impegnato in un’operazione genocida come Israele.
A Napoli le proteste non si sono limitate all’Orientale, ma hanno coinvolto anche la Federico II. Venerdì primo dicembre, infatti, è stata occupata l’aula Leopoldo Massimilla di Piazzale Tecchio. Gli attivisti di Friday for Future, Climax e La rete studentesca per la Palestina hanno organizzato una contro-conferenza in luogo di un convegno istituzionale che si sarebbe dovuto tenere, a cui avrebbe partecipato anche ENI, esponendo uno striscione che recitava «fuori Eni e Leonardo dalle Università. Palestina libera».
Anche a Prati, il 25 novembre, sei attivisti di Ultima Generazione hanno protestato davanti alla sede di Leonardo-Finmeccanica a Piazza Monte Grappa. A Londra, il 4 novembre, alcuni attivisti pro-Palestina hanno manifestato al quartier generale della Leonardo; lo stesso è accaduto anche a Palermo il 22 ottobre, dove è stata organizzata una manifestazione contro la guerra e le spese militari, che ha avuto tappa davanti alla sede di Leonardo S.p.A.