Le liste e i partiti più singolari che (non) parteciperanno alle elezioni europee

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Dal Parlamento Italiano a quello Europeo, passando per le elezioni regionali ed amministrative, ogni partito e/o lista che voglia concorrere alla sfida elettorale deve per legge seguire un iter ben preciso. Prima ancora dell’eventuale raccolta firme, infatti, è obbligatorio depositare il proprio simbolo, di norma una quarantina di giorni antecedenti la tornata elettorale. 

Le norme variano a seconda del ramo che si andrà a rinnovare e nel caso delle Europee occorre presentare il proprio simbolo presso il Ministero dell’Interno. Oltre al contrassegno occorre depositare lo statuto o la dichiarazione di trasparenza, aspettando poi che la lista venga ammessa per procedere all’indicazione dei candidati e alla comunicazione dei relativi curricula e casellario giudiziale. 

Essere ammessi non è scontato: secondo le attuali norme, per partecipare alle elezioni occorre infatti raccogliere un minimo di 15,000 firme all’interno della circoscrizione in cui si concorrerà. Le circoscrizioni sono 5 (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole ), e per apparire in tutto il territorio nazionale occorre quindi raccoglierne 75,000: aggiungendo l’obbligo di almeno 1,500 firme per regione, non è proprio una passeggiata. Sono esentate dalla sottoscrizione le formazioni politiche che abbiano eletto almeno un parlamentare nell’ultima tornata nazionale o europea, dovendo necessariamente essere affiliate ad un partito europeo in quest’ultimo caso. Non occorre invece aver ottenuto alcun seggio se si dimostra di appartenere a un gruppo parlamentare/partito europeo esente dalla raccolta firme.

L’ultimo ostacolo è rappresentato poi dalla soglia di sbarramento al 4%, che preclude l’elezione ai soggetti politici più piccoli e incoraggia la formazione di alleanze pre-elettorali.

Gli impresentabili

Ad ogni elezione europea, seppur consapevoli di non avere la forza per raccogliere le firme necessarie, liste e simboli sui generis depositano il proprio simbolo presso il Viminale, spesso accodandosi fuori dal Palazzo dalla notte precedente in modo da essere tra i primi a registrarsi. L’ordine di registrazione del logo determina infatti anche l’ordine sui manifesti elettorali ed eventualmente sulla scheda elettorale. 

Si tratta di partiti personalistici, come nel caso del Sacro Romano Impero Cattolico di Mirella Cece o dei Poeti d’Azione di Alessandro d’Agostini, ma anche di liste nostalgiche quali il Partito Socialista per il Lavoro o il Partito Cristiano-Sociale, che tentano di rimettere al centro un vecchio modo di fare politica nonostante non abbiano un bacino elettorale sufficiente per competere seriamente alle elezioni, per usare un eufemismo. 

Tra conferme e novità, abbiamo riassunto in 10 punti le liste più curiose e atipiche presentatosi al Viminale tra il 21 e il 22  aprile per il deposito dei propri contrassegni, anch’essi meritevoli di particolare attenzione.

Ostinata: Da ormai quarant’anni, Mirella Cece non demorde. Praticamente ad ogni elezione, nazionale ed europea, l’ex democristiana presenta al Viminale il simbolo del suo partito Sacro Romano Impero Cattolico, fondato nel 1987. Antesignano del personalismo politico, il S.R.I.C è da statuto ‘’partito privato’’ di Cece, secondo cui i partiti devono portare idee alla politica ma restare fuori dalle elezioni. Del resto, il partito si definisce (o meglio, lo fa Cece) «monarchico, costituzionale, ministeriale, istituzionale», e poco conta che ad ogni singola elezione non riesca a raccogliere le firme per potervi effettivamente partecipare. Non ci prova nemmeno, in realtà, ma è peculiare come nel giorno del deposito del sigillo elettorale, Mirella Cece sia sempre tra i primissimi a presentarsi, in modo da registrarsi come terzo partito, «perchè sono molto religiosa, e quindi il tre è la trinità, è lo spirito santo che mi protegge».
Il programma non si conosce, ma intervistata da Radio Radicale per le ultime Parlamentari, Mirella Cece si è definita pacifista e contraria all’invio delle armi. Avvocata, canonista, teologa, perito del Vaticano, ex guardia alla tomba dei Re al Pantheon, Cece ritiene che «la gente» non riesca a «comprendere il senso profondo del partito», soggetto che considera il Sacro Romano Impero come antesignano dell’Unione Europea e che rispetta la Chiesa seppur in ‘’libero stato’’. 

Nostalgici: «Ma sono mille garofani rossi», si potrebbe dire parafrasando il più grande cantautore del novecento. La dissoluzione del PSI con Tangentopoli ha dato il via ad una vera e propria diaspora, che ha nei Socialisti per il lavoro il soggetto probabilmente meno noto tra i suoi eredi. O meglio, tra chi vi si richiama. Il partito è di fatto una realtà abruzzese, che ruota intorno a Teramo e al suo volto Nino Pace. Dal simbolo anni ‘80 al contenuto del sito, il partito è imperniato di nostalgia per la Prima Repubblica, contrario alla politica attuale a 360 gradi. Si oppone ai partiti personalistici fino al dominio delle ‘’lobby’’ e dei ‘’poteri finanziari, bancari ed editoriali’’. La pagina facebook è un classico profilo di un boomer, con tratti di anti-vaccinismo e amore per le api.

Non ci si può dire veramente nostalgici della Prima Repubblica senza la Democrazia Cristiana. A ripristinare il nome della Balena Bianca e contendendere l’uso dello scudo crociato all’Unione di Centro è niente di meno che Totò Cuffaro, condannato nel 2010 in via definitiva per favoreggiamento aggravato alla mafia. A dirla tutta, già nel 2000 si era ricostituito un partito con stesso identico simbolo di quello usato da Cuffaro, partito tutt’ora esistente e che a Febbraio 2024 ha eletto nel suo congresso il nuovo Presidente, dott.Ferdinando Celeste. Sua sostenitrice è niente di meno che Mirella Cece, come appare dal suo profilo facebook. Tornando a Cuffaro, non è riuscito a trovare accordi con nessun partito, opzione che gli avrebbe precluso la raccolta firme.

Cuore giallo rosso: erede dell’Italia dei Valori nel programma e nei colori del simbolo, il Movimento Italia dei Diritti si presenta con un’eloquente bilancia a due piatti che tende a dare più peso al Sud rispetto che al Nord. Di primo acchito, il logo potrebbe anche richiamare una funivia che passa sopra la Penisola.
Suo capo politico e portavoce è Antonello De Pierro, giornalista con un passato da speaker a Radio Roma ma soprattutto da cantante. Tifoso giallorosso, nel 1992 pubblicò il suo album Cuore Giallorosso, dedicato alla sua squadra del cuore. Fortemente contrario ai no-vax, tanto da proporre un vaccino europeo obbligatorio contro il Covid, De Pierro è “nato sotto il segno della bilancia”. Sarà un caso?

Enigmatici: Il simbolo di Pensioni e Lavoro-Risveglio Europeo è indubbiamente uno di quelli che rimane più impressi tra gli oltre 30 presentati al Viminale. Realizzato probabilmente con una vecchia versione di Paint, raffigura una bici sopra una cartina europea rimasta 2006, quando ancora il Montenegro era unito alla Serbia. Se già è lecito chiedersi il perchè partiti senza seguito e alcuna possibilità di raccogliere firme depositino i propri contrassegni, lo è ancor di più per questo soggetto, di cui in rete non si trova esattamente nulla. 

Europeismo antiatlantista: Ancora più misterioso parrebbe il simbolo degli Stati Uniti degli Stati Aderenti all’Euro, apparentemente non riconducibile a nessun portavoce e di cui su Internet non c’è praticamente traccia. In realtà, sforzandosi un po’, si scopre che il simbolo è l’evoluzione europea della lista “Recupero Maltolto” di Enrico Andreoni, avvocato e commercialista pesarese che presentò il “salvadanaio” per la prima volta alle elezioni post-tangentopoli. Salvadanaio e scritte multilingue sono solite negli stemmi usati ormai da 40 anni da Andreoni, tra parlamentari ed europee. Curiosità: è la terza lista insieme a quella di Renzi-Bonino e di Maurizio Turco ad ispirarsi ad un’idea di Stati Uniti d’Europa. 

Aguzza la vista: La lista di Cateno de Luca è una vera e propria accozzaglia, dove il nome libertà cozza con i ben 19 (diciannove) simboli presenti nel logo, che almeno a chi scrive creano un effetto alquanto claustrofobico. Ex 5stelle e Lega delusi dai propri vecchi partiti, no vax, euroscettici del Movimento Italexit (da non confondere con Paragone), animalisti, Popolo della Famiglia. E perfino Capitano Ultimo e Piera Aiello, due simboli di lotta alla mafia. La lista, che non ha avuto bisogno di raccogliere firme, è una vera e propria accozzaglia, anche se Cateno de Luca non ne fa un difetto. «Chiamatela Matrioska, chiamatela scheda dei bollini… non ci faremo intimidire» ha dichiarato recentemente il sindaco di Taormina, a cui vanno gli auguri di pronta guarigione dopo il recente malore. 

All’arrembaggio: Ma a rotte opposte. O forse no. Il Partito dei Pirati, che pone diritti individuali e democrazia diretta al centro, si era già presentato alle scorse elezioni europee. Questa volta però lo fa con due simboli, apparentemente con poca logica visto che i Pirati Italiani si rifanno al Partito Pirata Europeo, il cui simbolo, contrariamente a 5 anni fa, è presente però nell’altro logo, su sfondo nero.  

Dove andiamo a ballare questa sera? Un 45 giri con colori arcobaleno e al centro la bandiera Europea. Ma anche una strabosfera da discoteca. Il simbolo del pesarese Lamberto Roberti farebbe anche sorridere se non si trattasse dell’espressione di un vero e proprio complottista, ossessionato dai vaccini e il cui profilo twitter è pieno di post in Bloc Maiusc in cui, tra l’altro, invita a non usare il cellulare e internet.

Decadentisti: Basta il coraggio, diceva D’Annunzio. Di coraggio Alessandro d’Agostini ne ha da vendere, tanto che nel sito dei Poeti d’Azione si raffigura di profilo rievocando una celebre foto del poeta abruzzese. Fondato nel 1994 ma depositario del proprio simbolo dal 2006, nella sua tragicomicità il Movimento mette al centro un tema fondamentale e spesso dimenticato dalla classe politica italiana, ovvero l’importanza dei lavoratori culturali nel paese. Vista la centralità dell’arte nel movimento , un restyling del simbolo non sarebbe malissimo. 

Con le mani, con il cuore. «Sono un uomo, sono una donna, sono un nonno, sono una nonna, sono un padre, sono una madre, sono un figlio, sono una figlia, sono un cittadino comune proprio come te che stai leggendo.» Così si legge nel sito del Partito Cristiano Sociale, che guardando con nostalgia all’Italia di un tempo mira a creare un Paese «dove i giovani possano crescere con i sani principi cristiani». Il simbolo è mistico, con dieci mani a formare un cuore intorno alla Costituzione Italiana da cui sembrano spuntare tre rose, una verde, una bianca e una rossa a mo’ di tricolore. Appena vedo la rosa bianca mi viene in mente il movimento anti-nazista tedesco, anch’esso di estrazione cristiano-sociale, ma forse è chiedere troppo.

Autore

Nato nel 1999 tra Marche e Romagna, nonchè tra mare e collina, amo viaggiare, scoprire nuove culture, leggere di tutto ma soprattutto di storia e politica. Ho vissuto in Inghilterra e Spagna e studiato Scienze Internazionali e Diplomatiche. Amo la musica, lo sport e le piccole cose.

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