Inshallah, saremo un paese di maranza

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Il dopoguerra occidentale, dal punto di vista sociale, è stato animato da un fenomeno in cui siamo incastrati ancora adesso. Tutte le generazioni di adulti e anziani – dimenticando l’esistenza analoga di questo meccanismo ai-tempi-loro – si sono posti in conflitto con la generazione più giovane, guardando con preoccupazione e timore alle loro espressioni culturali. Sebbene questo rifiuto sia sempre stato rivelatore di una serie di verità che i più giovani avevano tra le mani, tanto non è bastato ad abituare e convincere i ragazzi – che poi sarebbero diventati adulti – a trarre da quelle tendenze delle considerazioni sul presente, dando credibilità ai contenuti premonitori stretti tra i linguaggi, le canzoni, i modi di vestire e i posti dove uscire.

Oggi, la cronaca ci suggerisce che l’abisso culturale ben piazzato tra gli adulti e i giovani non sia solo una faccenda musicale. L’universo semantico dei ragazzi, i contenitori che sono abituati ad abitare, le costruzioni visive nelle quali si sentono a loro agio, sono un suggerimento esplicito di che faccia avrà l’Italia del futuro. Con buone probabilità avrà i volti di Ramy Elgaml e Mahmoud Mohamed, uccisi dalla polizia a pochi mesi di distanza, perché “giovani, poveri e nordafricani, quindi maranza”. È questa la risposta che Gabriel Seroussi – giornalista che si occupa di musica rap, sottoculture giovanili e comunità marginalizzate – ha trovato alla morte dei due ragazzi. “La periferia vi guarda con odio. Come nasce la fobia dei maranza”, edito da AgenziaX, è il suo primo libro, ed è una testimonianza sincera di come dovremmo iniziare a pensare il paese, se vogliamo capirlo e non soffocarlo.

Era il 24 novembre 2024, quando a Milano una pattuglia di carabinieri insegue e sperona il motorino che guidava Ramy Elgaml, con il suo amico Fares Bouzidi dietro. I carabinieri responsabili del suo omicidio hanno depistato la sua ricostruzione, ordinando ai testimoni oculari dei fatti di cancellare dai propri cellulari le immagini registrate. Offrendo al paese uno dei primi omicidi a carattere razzista della storia recente, le forze dell’ordine hanno chiarito un passaggio che forse ci era sfuggito: la costruzione così attenta e minuziosa dell’immagine antagonista dei maranza, apre la strada al razzismo sistemico di cui siamo capaci e che ben volentieri facciamo scorrere nelle vene del paese. 

Uno stereotipo, come spiega Seroussi, “sintesi di tutto ciò che è destabilizzante per una società depressa a livello economico e demograficamente anziana, sobillata da decenni di retorica razzista e xenofoba”: nella morte di Ramy Elgaml e Mahmoud Mohamed, nessuno è stato in grado di osservare la profezia che ci veniva consegnata. Il paese dei giovani, diverso da quello degli adulti, è il paese del futuro. Un paese multirazziale, veritiero soprattutto nella sua espressione periferica e provinciale, coerente con l’esperienza degli altri paesi europei. L’ipotesi di Seroussi è che “la criminalizzazione della figura del maranza vada letta come una risposta al successo di rapper provenienti da comunità razzializzate e al progressivo allineamento del rap italiano agli standard estetici e musicali di altre scene artistiche europee, dove processi simili sono già avvenuti in passato”. La lentezza che sosteniamo, nell’espressione pubblica di questo processo, non deve sorprendere: i giovani sono pur sempre figli dei vecchi e per smascherare e de-mostrificare ciò che i loro genitori hanno reso nemico ci vuole tempo.

Ridefinendo cosa è ascoltabile, cosa riempie i palazzetti e cosa vende, le nuove generazioni hanno costretto le altre a prendere in considerazione delle cose che altrimenti avrebbero proseguito nei loro processi di esclusiva criminalizzazione. Sostenendo con i propri gusti e le proprie scelte un pezzo di paese volutamente invisibilizzato, hanno saputo ridefinire cosa è di successo e cosa è interessante, procedendo ad un taglio netto con le generazioni precedenti: non solo musicale, ma soprattutto politico. Ci si è parata davanti agli occhi una cesura, di cui dal 24 novembre 2024 siamo ancora più consapevoli e che lo scorso giugno abbiamo confermato nei suoi tratti escludenti, decidendo di non ridurre gli anni necessari per ottenere la cittadinanza italiana.

Assodato il ruolo profetico dei ragazzi, Seroussi suggerisce di raccogliere le tracce che ci stanno lasciando per prepararci ad un mondo che è già qui, denotato da una trasversalità urbanistica e di classe inedita, ma anche da una preoccupante violenza organizzata. La definizione gradualmente più nitida dei maranza, ha realizzato delle forme di repressione che seguono la scia di quelle già esistenti nei confronti delle persone razzializzate in Italia. Le ronde antimaranza, le zone rosse organizzate dal Comune di Milano e poi il recente decreto sicurezza, costruiscono per le città dei modelli finti, escludenti, irrealizzabili proprio perché connotati da elementi che non sono nostri, neppure se proposti artificialmente.

Nonostante questo sia “un paese che si rifiuta di riconoscere se stesso nei suoi figli più giovani e più scuri”, Inshallah saremo tutti maranza.

Autore

Benedetta Di Placido

Benedetta Di Placido

Vicedirettrice e responsabile editoriale

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