Il caso Giulia Schiff: cos’è successo?

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Partiamo da un assunto fondamentale: appurare tutto quello che una vicenda realmente contiene è non solo complesso ma scoperchia vasi di Pandora dalla profondità inaudita.

La notizia che negli ultimi giorni è rimbalzata un po’ su tutti i quotidiani di alto profilo in Italia riporta il caso di Giulia Jasmine Schiff, ex allieva dell’Accademia dell’Aeronautica Militare di Latina, alla quale il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio ha respinto la denuncia per violenze subite nel corso di un battesimo del volo datato 7 aprile 2018.

Cos’è successo?

Il fatto risale, come anticipato, al 7 aprile 2018, giorno del Battesimo del Volo all’Accademia Militare di Latina nel corso del quale otto sergenti del settantesimo Stormo dell’Arma Azzurra di Latina avrebbero vessato la giovane diciannovenne.

Colpi sulla testa e sulla schiena, un tuffo nella piscina del “pinguino” e altrettante pacche violente e risate di scherno, precedute da frustate sulla giovane pilota. Atti di violenza riportati da un video e da alcune immagini che il padre di Giulia Schiff avrebbe recapitato al Generale Vincenzo Nuzzo, comandante dell’Istituto di Scienze Militari dell’Aeronautica a Firenze, già nel 2018.

Linea temporale

A quel punto è iniziata un’Odissea ancora non conclusa: nel novembre 2018 Giulia viene espulsa dall’Accademia Militare dal Ministero della Difesa che la giudica inabile alla carriera militare con queste parole: “insofferenza alla disciplina, all’obbedienza, alla subordinazione, al rigore, alla puntualità e allo spirito di sacrificio necessari per intraprendere una carriera militare.”

Nel mentre l’Arma Azzurra di Latina definisce l’accaduto come “atti di semplice goliardia, che nessun soggetto terzo ha mai reputato come inopportuni” ma il Consiglio di Stato sospende la decisione del Ministero della Difesa e rimanda al TAR la sentenza.

L’altro binario sul quale corre la faccenda, è però quello giudiziario, legato al Tribunale militare di Roma e alle Procure di Latina Napoli: il primo organo cita otto sergenti perché accusati di reato continuato di lesione personale, pluriaggravato e in concorso. Il secondo organo aggiunge la citazione diretta a giudizio, con l’accusa di violenza privata, mentre il terzo, sulla scorta della denuncia di successivi atti di mobbing, ha indagato altri due ufficiali, uno con l’accusa di diffamazione militare e abuso di autorità aggravati e l’altro per ingiuria.

Gli otto indagati rispondono ai nomi di Andrea Angelelli, Leonardo Facchetti, Joseph Garzisi, Luca Mignanti, Matteo Pagliari, Ida Picone, Andrea Farulli e Gabriele Onori, riconoscibili dal video incriminato e commilitoni di Giulia.





Ultimi accadimenti

È l’11 dicembre 2020 e gli otto indagati vengono rimandati a giudizio, il processo per offesa al prestigio, all’onore e alla dignità, unitamente alle accuse sopra citate, si terrà il 9 marzo 2021, come deciso dal Giudice Maria Francesca Frattarolo.

Ritorniamo così sull’altro binario, quello che concerne Giulia e il suo ruolo nell’Accademia Militare. Il 6 gennaio scorso, due giorni dopo il ventiduesimo compleanno di Giulia, il TAR del Lazio respinge il ricorso adducendo come motivazione la mancanza di prove addotte dalla presunta vittima per confermare le sue accuse.

Secondo il TAR del Lazio, la Schiff avrebbe impostato la propria denuncia “su presunzioni, supposizioni ed argomentazioni induttive, poiché l’allieva ufficiale non avrebbe prodotto alcuna prova documentale a conforto della rappresentata tesi. Inoltre, asseriti episodi vessatori, consistenti nelle numerosissime sanzioni disciplinari irrogate all’allieva ufficiale non siano il frutto di una personale inimicizia con il superiore e ciò proprio per il fatto che nessun organo terzo ha mai valutato l’oggettiva illegittimità delle stesse.”

Nonnismo e Giulia

Nel corso degli ultimi due anni molte sono state le illazioni nei confronti della giovane, con il suo legale – Massimiliano Strampelli – che ha dovuto rispedire al mittente un video in cui si accusava la stessa Giulia di aver eseguito le stesse vessazioni da lei subite nei confronti di un altro commilitone. L’avvocato ha dispensato Giulia da tali accuse sottolineando come:

Un video suggestivo ad opera evidentemente di uno degli indagati per screditare la credibilità di Giulia. Giulia non ha mai partecipato veramente ad alcun rito: ha sempre tenuto un atteggiamento simulatorio per non incorrere nella denigrazione ed emarginazione dei propri colleghi.

Ora, ciò che è balzato all’attenzione dell’opinione pubblica in queste 48 ore non è stato tanto il fatto in sé – reazione ascrivibile al soporifero senso della giustizia diffuso nell’opinione pubblica media – quanto la discussione sull’espulsione decisa dal Ministero della Difesa e sostenuta dal TAR: ritorsione nei confronti di una ragazza che ha denunciato atti di violenza in caserma o semplice questione amministrativa e disciplinare?

Era il 1999…

Se alla domanda appena posta non possiamo oggi rispondere – o quanto meno vogliamo attendere che la giustizia faccia il suo corso – ciò che possiamo fare è tornare con la mente al 1999, quando Giulia non aveva altro che sette mesi di vita.

16 agosto 1999, nella caserma Gamerra di Pisa viene trovato morto Emanuele Scieri, caduto dalla torre di asciugatura dei paracadute e lasciato morire dai commilitoni dopo tre giorni di agonia.

Emanuele Scieri

Nel corso di questi ventuno anni, la giustizia ha progressivamente fatto il suo corso portando i tre imputati, Andrea Antico, Luigi Zabara e Alessandro Panella, all’accusa di omicidio pluriaggravato in concorso dando finalmente pace alla madre del giovane.

Lungi da noi affiancare i due episodi, ma il riportare alla mente anche solo stralci di ciò che accadde ventuno anni fa ad Emanuele Scieri forse rende ciò che vogliamo dire più chiaro. Sebbene molto più violente, le percosse e gli atti di nonnismo perpetrati ai danni del giovane siracusano risalgono a ventuno anni fa. Un’eternità in cui una ragazza come Giulia ha avuto tempo di nascere, crescere ed entrare nel mondo degli adulti. Un mondo che l’ha accolta con altri atti di nonnismo. Seppur meno violenti e dall’esito meno tragico rispetto a Scieri, gli atti di violenza ritornano come un refrain all’interno di un organo fondamentale come l’apparato militare dello Stato.

Nel fascicolo di Scieri si parlò di come i superiori misero a tacere la cosa costruendo alibi appositi e parlando di suicidio. Nella vicenda di Giulia Schiff il Ministero della Difesa ha optato per l’allontanamento della ragazza dopo una denuncia che riportava alla mente tutte le detrazioni contro l’arma.

La Giustizia farà il suo corso, definendo ciò che è accaduto con precisione e, difficilmente una volta per tutte, dando una punizione esemplare nei confronti di chi si è reso colpevole – se effettivamente verrà giudicato colpevole – di atti inconcepibili nel 2021. Ancor più se ventidue anni fa un commilitone ci rimetteva la vita. 


Autore

Classe '94 e laureato in Storia all'Università Statale di Milano, ama lo sport e le dinamiche internazionali in ogni loro forma ed espressione. Alla costante ricerca di storie da raccontare che permettano di andare oltre ciò che si pensa di aver capito.

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