Nella tarda serata di ieri, dopo trattative alquanto serrate, è giunto il via libera alla nomina di Raffaele Fitto (FDI) e di Teresa Ribera (PSOE) alle rispettive vicepresidenze esecutive all’interno della Commissione Europea di Ursula von der Leyen.
Un semaforo verde, dopo le prime notizie di accordi di qualche giorno fa, che porta a un passo il via del secondo mandato della von der Leyen alla guida della Commissione, la cui conferma avverrà formalmente in occasione della incombente sessione del Parlamento Europeo fissata per il prossimo 27 novembre.
Un voto che, a questo punto, dovrebbe rappresentare una formalità, in una giornata non priva di scossoni e di cambi all’interno dinamiche politiche tra gli eurogruppi che sostengono la candidata tedesca.
Ventiquattro ore di fuoco tra Madrid e Bruxelles
Dopo l’annuncio del raggiungimento di un “patto scritto di coalizione” di due giorni fa tra popolari, socialisti e liberali europei, le trattative per superare i veti incrociati tra PPE e S&D attorno ai nomi di Raffaele Fitto e Teresa Ribera (a sinistra, NdA) sembravano aver trovato una conclusione senza ripercussioni di alcun tipo.
Le ultime ventiquattro ore, tuttavia, hanno dimostrato il contrario e si è dovuto attendere fino alle 22:50 di sera per poter chiudere la questione attorno alla nascita della nuova Commissione Europea.
Il tutto era cominciato nella mattinata di ieri a Madrid (Spagna) durante la convocazione d’urgenza della vicepresidente spagnola alle Corti Generali richiesta dal Partido Popular spagnolo in merito ai drammatici fatti legati alle alluvioni delle scorse settimane a Valencia.
L’audizione della Ribera aveva indispettito profondamente i popolari spagnoli che, nel corso della giornata, hanno fatto sentire la loro voce a Bruxelles, richiedendo formalmente che venisse inserita una clausola vincolante attorno alla nomina della Ribera alla vicepresidenza esecutiva (con delega alla Transizione Ecologica e alla Concorrenza) che richiedesse le sue dimissioni immediate in caso di accuse della autorità giudiziarie spagnole per i fatti di Valencia.
Una presa di posizione “irricevibile” per i Socialisti Europei che hanno replicato immediatamente con la sospensione d’urgenza delle votazioni sul nome di Fitto (in basso, NdA) e, di fatto, interrompendo le votazioni sull’intero gruppo di vicepresidenti della Commissione fino ad arrivare alle richieste di validità legale attorno alla clausola inserita dal Partito Popolare Europeo.
La soluzione di compromesso tra le posizioni diametralmente opposte è stata trovata attorno alle sei di pomeriggio, quando sono circolate le prime notizie riguardanti un accordo raggiunto tra i due eurogruppi, che hanno accettato di ritirare le loro posizioni in cambio di un depotenziamento delle deleghe per il candidato vicepresidente alla Sanità comunitaria, ovvero l’eurodeputato ungherese Oliver Varhelyi (Fidesz), fedelissimo del Primo Ministro magiaro Viktor Orban.
Dal portafoglio di deleghe di Varhelyi sono stati rimossi i riferimenti ai diritti riproduttivi, salute mentale, gestione delle pandemie e resistenza antimicrobica (affidati alla rappresentante del Movimento Riformatore belga Hadja Labib).

L’audizione di Raffaele Fitto dello scorso 15 novembre per la nomina a Vicepresidente Esecutivo per la Coesione e le Riforme della Commissione Europea.
Fonte immagine: European Parliament / Flickr (“CC-BY-4.0: © European Union 2024– Source: EP”)
In seguito una nuova fase di stallo è emersa tra i corridoi di Bruxelles, risolta soltanto nelle ore seguenti con l’inserimento scritto di due note distinte attorno alle nomine di Fitto e di Ribera da parte delle forze contendenti. Alle 22:50 di sera, i voti della Commissione Affari Regionali dell’Eurocamera per Fitto e quelli delle Commissioni Affari Economici, Industria e Ambiente per la Ribera hanno portato all’approvazione dei due nomi.
Le ripercussioni e il cambio di equilibri nella “maggioranza Ursula”
Il voto che ha portato all’approvazione delle nomine di Raffaele Fitto e Teresa Ribera ha già causato i primi cambiamenti all’interno delle dinamiche della c.d. “maggioranza Ursula”.
Nella compagine socialista infatti le rappresentanze francesi, spagnole e olandesi hanno mantenuto la propria diffidenza nei confronti della nomina di Fitto, messa per iscritto assieme al gruppo liberale di Renew nell’addendum allegato al documento finale con cui “non approvano la scelta di affidare a Fitto la carica di vicepresidente” e chiedono al candidato italiano di “distanziarsi dalle politiche del suo governo nazionale”.
Il gruppo europeo dei Verdi ha invece annunciato il proprio voto contrario in occasione della prossima sessione del Parlamento Europeo (decisione che – a livello italiano – è stata ribadita stamane dagli eurodeputati di Europa Verde). I voti mancanti vengono però compensati dal sostegno della maggioranza di centro-destra italiana all’accordo e alla nomina di Fitto e, probabilmente, anche dal sostegno di alcune componenti all’interno del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), che ha lasciato libertà di voto ai suoi delegati.
Alla luce dei cambiamenti nelle dinamiche di forza tra gli eurogruppi parlamentari, il voto del 27 novembre sarà quindi rilevante non soltanto per l’effettiva nascita della Commissione von der Leyen II, ma anche per valutare la forza della maggioranza che sostiene l’agenda politica promossa dalla von der Leyen per i prossimi cinque anni.
Fonte immagine di copertina: Amio Cajander/Flickr (licenza d’uso CC BY-SA 2.0)