Dopo una settimana di tentennamenti sulla linea tra Washington D.C. e Kiev in seguito alle dichiarazioni di Donald Trump sulla guerra russo-ucraina che avevano portato il gelo tra i funzionari ucraini, il presidente Volodymyr Zelensky si recherà domani nella capitale statunitense per l’incontro con il suo omologo presso la Casa Bianca nel quale verrà siglato il tanto atteso accordo per lo sfruttamento delle terre rare presenti sul suolo ucraino, all’interno di un fondo d’investimento per la ricostruzione gestito alla pari tra statunitensi e ucraini.
L’accordo rappresenta un altro punto a segno nell’agenda politica delineata da Donald Trump in queste prime fasi del suo secondo mandato presidenziale, un accordo ottenuto dal tycoon newyorkese con un approccio “alquanto muscolare” nei confronti del presidente ucraino dopo le iniziali pretese – in seguito decadute – di cessione di risorse a titolo risarcitorio per gli investimenti e i fondi concessi dagli Stati Uniti durante gli ultimi tre anni di guerra per un valore di circa 500 miliardi di dollari.
Cosa sappiamo finora sull’accordo USA-Ucraina?
Stando alle indiscrezioni mediatiche trapelate nel corso delle ultime settimane, l’accordo dovrebbe prevedere la costituzione di un fondo d’investimento gestito al 50% da Stati Uniti e dall’Ucraina nel quale veicolare i proventi della vendita e dello sfruttamento dei giacimenti di risorse presenti sul suolo ma anche nel sottosuolo ucraino. A riguardo, si fa riferimento ai depositi di grafite, litio, titanio e uranio, oltre ai giacimenti di petrolio e di gas – naturale e liquefatto – e alle terre rare, quest’ultimi quantificati per un valore stimato di circa un trilione di dollari.
I giacimenti di terre rare in Ucraina, che stando a un rapporto dello scorso anno stilato dal World Economic Forum rappresentano il 5% dei depositi globali sul pianeta, fanno gola alle superpotenze internazionali (Stati Uniti in primo luogo), in quella che è la più ampia competizione economica, tecnologica e militare sul pianeta (e che – dalla prospettiva statunitense – vede la Repubblica Popolare Cinese come maggiore minaccia, dal momento che Pechino detiene attualmente il primato nel mercato delle terre rare.
Da qui l’enorme interesse degli Stati Uniti emerso già durante quest’estate quando, con la vecchia presidenza Biden, voci molto sentite nel Congresso statunitense come quella del senatore neo-conservatore repubblicano Lindsey Graham avevano espresso in più occasioni l’importanza centrale del sostegno statunitense alla guerra in Ucraina proprio per la presenza di risorse dal valore pari a trilioni di dollari che non dovevano essere lasciate in alcun modo alla Russia e alla Cina.
Si dovrà comunque attendere la giornata di domani per avere una prospettiva più ampia sull’accordo che verrà siglato tra le parti e le sue possibili ripercussioni sulle trattative – riprese nelle ultime settimane tra Riad e Monaco di Baviera – per l’avvio di nuovi negoziati sul conflitto russo-ucraino.
Fonte immagine copertina: CC-BY-SA-3.0/Matt H. Wade at Wikipedia