La Germania si prepara al ritorno della “Große Koalition”

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Alla fine, la “chiamata alle urne” lanciata dalle piazze tedesche nella fase finale della campagna elettorale ha sortito effetto, sebbene sia da capire in quale verso.
Le elezioni federali tenute nella giornata di ieri in Germania hanno infatti visto un’affluenza elettorale tra le più alte della propria storia con oltre l’82,5% di votanti tra gli aventi diritto, numeri che non si vedevano da trentacinque anni, dall’anno della riunificazione tra l’Ovest e l’Est.

Ad avere la meglio è stato il centrodestra moderato della CDU/CSU guidato dal sessantanovenne Friedrich Merz, che già nella notte – con i risultati acquisiti – aveva ricevuto l’incarico di formare il prossimo governo della Nazione dal Bundeskanzler uscente, il socialdemocratico Olaf Scholz uscito sconfitto da queste votazioni. Anche Alternative für Deutschland (AfD) può festeggiare il risultato che lo pone al secondo posto, mentre i partiti precedentemente al governo con l’SPD nella “coalizione semaforo” (i Verdi e i Liberali) si ritrovano indeboliti o – peggio ancora – esclusi dalla composizione del prossimo Parlamento tedesco.


I risultati del voto

Il blocco della CDU/CSU di Merz ha vinto le elezioni con il 28,52% delle preferenze, un dato che rappresenta il secondo risultato più basso di sempre nella storia del partito d’ispirazione cristiana ma che è comunque sufficiente per permettergli di tornare alla guida del governo tedesco dopo il cancellierato di Olaf Scholz e dopo i quattro governi guidati da Angela Merkel.

Il partito guidato da Alice Weidel, invece, ha più che raddoppiato le proprie preferenze rispetto al voto di tre anni fa (dal 10,3% del 2021 al 20,8% di ieri) con quasi undici milioni di votanti, molti dei quali provenienti anche dall’elettorato più giovane. Al terzo appuntamento politico dalla sua fondazione, il partito mostra di non essere più limitato nel consenso a una parte della ex-DDR ma di avere una crescita significativa a carattere nazionale.

Al terzo posto i socialdemocratici, alla guida del Paese negli ultimi tre anni, che hanno ottenuto soltanto il 16,41% dei voti, certificando un crollo nelle preferenze dell’elettorato tedesco (-9,3% rispetto al 2021) con il risultato più basso di sempre nella sua storia. Numeri che hanno portato il Cancelliere uscente Scholz ad annunciare oggi che attenderà la formazione del nuovo esecutivo (prevista attorno al periodo di Pasqua) prima di lasciare il partito.

L’alleanza dei Verdi ottiene l’11,61% dei voti e si posiziona al quarto posto, un risultato deludente che ha già portato alle dimissioni dal partito di Robert Habeck, ex Vice-Cancelliere del governo Scholz, mentre a sinistra il solo partito che ha ottenuto un’importante crescita è quello di Die Linke con l’8,77% dei voti (un dato che raddoppia i numeri ottenuti tre anni fa e che per buona parte ha una provenienza precisa: la capitale Berlino, dove è risultato il partito più votato).

Infine, fatta eccezione per un seggio attribuito ai sensi del sistema proporzionale tedesco al Südschleswigscher Wählerverband (il partito regionalista delle comunità danesi e frisone dello Schlewsig-Holstein), restano fuori dal Bundestag il partito dei Liberali dell’ex Ministro delle Finanze del governo Scholz Christian Lindner (il quale ha già annunciato il ritiro dalla vita politica) e il partito populista di sinistra guidato da Sahra Wagenkneckt: entrambi i partiti, infatti, non hanno superato la soglia di sbarramento del 5%.

La rappresentazione grafica del voto delle elezioni federali tedesche.
Fonte immagine: Erinthecute/Wikimedia Commons (licenza d’uso CC BY-SA 4.0)

Fonte immagine copertina: Hernán Piñera/Flickr (licenza d’uso CC BY-SA 2.0)

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