Sono le 18:10 quando dal comignolo della Cappella Sistina arriva la tanto attesa “fumata bianca”: il Conclave ha appena eletto il nuovo Papa alla guida della Chiesa Cattolica, il duecentosessantasettesimo della sua storia.
Un’elezione molto rapida, raggiunta a poco più di un giorno di distanza dall’inizio del Conclave e dopo appena quattro scrutini (lo stesso numero che servì per l’elezione di Papa Benedetto XVI e uno in meno rispetto a Papa Francesco), rendendola una delle più rapide degli ultimi decenni (per avere esempi recenti di Conclave “lungo” si deve tornare a quello del 1978, quando servirono tre giorni e otto scrutini per portare il polacco Karol Wojtyla al soglio pontificio con il nome di Papa Giovanni Paolo II).
Un’ora e mezza dopo, alle 19:32, dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro il Cardinale protodiacono Dominique Mamberti pronuncia la formula dell’“Habemus Papam”: il nuovo pontefice è il Cardinale statunitense Robert Francis Prevost, ex Prefetto del Dicastero dei Vescovi, che ha scelto di assumere il nome di Papa Leone XIV.
I retroscena del Conclave, tra defezioni e il “caso Becciu”
Nella breve ma comunque significativa storia del primo Conclave “allargato” dopo la guida di Papa Francesco (in vita aveva ampliato il numero dei Cardinali con diritto di voto, da 117 a 135), la scelta del nuovo Papa aveva visto l’iniziale defezione di due Cardinali legate a motivi di salute, con l’Arcivescovo emerito di Valencia Antonio Cañizares Llovera e l’Arcivescovo emerito di Nairobi John Njue che avevano rinunciato a raggiungere Roma per il voto.
Inoltre, sempre nelle giornate antecedenti all’inizio del Conclave, era scoppiato il caso attorno alla presenza del Cardinale Angelo Becciu (in basso, NdA) e al suo possibile ingresso in Conclave, nonostante la condanna in primo grado per truffa e peculato emessa nel dicembre 2023 dal Tribunale vaticano in seguito allo scandalo della compravendita multimilionaria del palazzo di Sloane Avenue a Londra (Regno Unito).
Un caso per il quale il Cardinale Becciu – che si è sempre dichiarato innocente – è stato condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici (a riguardo, la sentenza è oggetto di un ricorso), oltre alla “rinuncia” all’incarico di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai “diritti connessi al cardinalato” (per la quale l’allora papa Bergoglio gli “concesse” di mantenere il titolo di Cardinale, senza però avere più alcun incarico all’interno della Curia romana).

L’incontro datato 19 marzo 2013 tra Papa Francesco e l’allora Presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner in occasione della messa d’insediamento del pontefice argentino nella Basilica di San Pietro a Roma.
Sullo sfondo, si notano il Cardinale Angelo Becciu e il Cardinale Tarcisio Bertone.
Fonte immagine: Casa Rosada (Argentina Presidency of the Nation) / Wikimedia Commons (licenza d’uso CC BY-SA 2.0)
Tale rinuncia però, a dire dello stesso Becciu prima dell’inizio del Conclave, non avrebbe dovuto impedirgli di prendere parte al Conclave e di entrare all’interno della Cappella Sistina.
Le dichiarazioni hanno aperto così una questione che, nei giorni successivi alla morte di Papa Francesco, ha visto le riflessioni dei porporati e dei vertici ecclesiastici, che si sarebbero dovuti esprimere ufficialmente a riguardo. Un’eventualità frenata sul nascere dallo stesso Cardinale Becciu e dal suo annuncio dello scorso 29 aprile con cui dichiarava, “per il bene della Chiesa” e “per contribuire alla comunione e alla serenità del Conclave”, che non avrebbe preso parte al Conclave obbedendo così “alla volontà di Papa Francesco [..] pur rimanendo convinto della mia innocenza”
Il nome a sorpresa nel Conclave (contro tutti i pronostici)
Nessuno avrebbe immaginato che i pronostici dati in preparazione del Conclave avrebbero preso un abbaglio così netto. La scelta di Robert Francis Prevost alla guida della Chiesa Cattolica ha sorpreso gli osservatori politici e i vaticanisti – al pari alle decisamente più “profane” agenzie di scommesse – che indicavano scenari decisamente lontani da quanto accaduto durante i quattro scrutini del Conclave.
Una Chiesa rappresentata certamente da una platea più ampia di Cardinali ma che si ritrovava anche divisa su quale seguito dare al cammino pastorale intrapreso da Papa Francesco, tra le sensibilità più progressiste e vicine al defunto pontefice e quelle legate a una visione più tradizionalista della Chiesa, in alcuni casi anche in netta antitesi con il precedente pontificato.
Per giorni si sono susseguite notizie e indiscrezioni su una possibile corsa a tre tra l’attuale Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin (figura di strettissima fiducia di Bergoglio nel suo pontificato), l’Arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana Matteo Maria Zuppi e l’Arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle, il candidato proveniente dal continente asiatico.
Alla fine, dagli scrutini in Cappella Sistina, è emerso però il nome del cardinale agostiniano Robert Francis Prevost, primo pontefice proveniente dal continente nord-americano e primo statunitense della storia della Chiesa.
Avvolto dall’abbraccio dei centomila fedeli riuniti ieri in Piazza San Pietro in attesa dell’elezione della nuova guida della Chiesa, il nuovo Papa ha celebrato questa mattina la prima messa nella Cappella Sistina assieme ai cardinali mentre è stata fissata al prossimo 18 maggio la messa di inizio del suo pontificato.

Fonte immagine: Konstantinos Porikis / Pexels (opera di dominio pubblico)
Nell’immagine di copertina: “Il nuovo pontefice Leone XIV saluta la folla riunita a Piazza San Pietro dopo la sua elezione.
Fonte immagine: Edgar Beltrán (@edgarjbb) / X (licenza d’uso CC BY-SA 4.0)”