Non si può sempre vincere, a volte c’è la sconfitta, che fa male. A volte ci si arrampica sugli specchi, come ha fatto lunedì Matteo Salvini; a volte si guarda in faccia la realtà e ci si fa da parte, come Enrico Letta. A volte, si attaccano i poteri forti e il 5G, come Italexit. A volte, ci si chiude in camera a piangere, come ho fatto io all’uscita dei risultati. In qualunque modo voi affrontiate una sconfitta, queste pagelle del Centrosinistra sono per voi. Per chi non ha votato il Centrodestra, 5 anni volano (può darsi).
Il Terzo Polo
Una nuova forza politica, guidata da politici con un grande seguito personale ed equilibrati. Tutto questo non è il Terzo Polo. Però, diciamo la verità: senza di loro, quell’infinito ping pong Letta-Meloni sarebbe stato noiosissimo. Unire due individui dall’ego smisurato come Calenda e Renzi sembra l’inizio di un episodio della Suicide Squad. Invece se la cavano, tutto sommato. Ma andiamo per ordine
Italia Viva
Matteo Renzi, dopo 6 anni di insulti, ha capito una cosa: fuori dalla Toscana non piace (quasi) a nessuno. A questo giro, perciò, ha adottato la tattica “ninja”: è letteralmente scomparso. Per la prima volta da quando mi ricordo di lui, non ha partecipato a ogni dibattito o incontro pubblico, delegando una personalità meno insopport… più neutra, come Maria Elena Boschi. Nel momento in cui Carlo Calenda decide di fare un’alleanza con lui, diventa ancora più invisibile. Funziona: IV resta in Parlamento (chi lo avrebbe mai detto, un mese fa?) e siamo sicuri che Matteo sia carico a pallettoni per la prossima crisi di Governo. Per restare coerente alla tattica ninja, decide di partire per il Giappone il giorno delle elezioni. Come si dice “nuovo rinascimento” in giapponese? レン ツィ氏 (RENZI SAN) Voto: 5,5
Azione
Pronti, via, e subito Carlo Calenda ruba a Silvio Berlusconi due colonne portanti come Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. È l’inizio di una guerra all’ultimo sangue, in cui alla fine prevale FI per lo 0,3%, sebbene nelle parole di Tajani sembra che ci siano 40 punti di differenza.
Calenda ha la suscettibilità di un bambino di 5 anni, lo si vede su Twitter: praticamente l’unica entità contro cui non si è scagliato è il governo tibetano, e solo per ragioni di barriere linguistiche. La sua accorata (e non richiesta, probabilmente) difesa del neo-acquisto Richetti è un colpo da maestro.
Però, la campagna elettorale del Terzo Polo è personificata da lui. Che ci regala anche momenti gustosi. A mia figlia un giorno dirò «Trova un uomo che ti guardi come Calenda guarda Carfagna».
Che dire di più? Calenda lo preferivo quando faceva il Libro Cuore (1:02 nel video). PREFERIVO L’ORIGINALE Voto: 6
Il Centrosinistra
Votare Sinistra è una sequela infinita di delusioni e aspettative messianiche per un profeta straniero venuto a convertire il popolo italiano a socialismo o muerte. Chiunque voti Centrosinistra sapeva che questa sarebbe stata una batosta incredibile. Però oh, c’è un limite anche alla sofferenza.
Partito Democratico
Renzi, Zingaretti, Letta. Cinque anni di legislatura, tre segretari diversi del PD, encefalo piatto.
In fondo, tutti noi abbiamo incontrato in discoteca un tipo come il PD (e se non ce l’hai, probabile che quell’amico sia tu): una persona che ci prova con ogni forma di vita intelligente, finché non trova quell* che ci sta. Salvo poi iniziare a flirtare con qualcun altr* dopo circa mezz’ora.
Non riuscirei a spiegare in un’altra maniera il campo largo: prima ci si è provato con i 5 Stelle; poi, dopo il loro due di picche, è stato il momento di Calenda; infine SI+Verdi, che però volevano andare coi 5 Stelle, con Enrico Letta che si è affrettato a specificare che non governerà mai con con i suoi alleati nuovi di zecca. Nel mentre, la confusione che regna sovrana fra gli elettori del PD. E no, non vuol dire che il momento sia propizio.
Enrico Letta sarà ricordato per la sua campagna minimalista e per il suo sorriso carismatico. Oltre questo, evidentemente, non ha capito su quali meme puntare: “Scegli”. Da cavalcarli (come fa la Meloni) a farsi fare soggetto è un attimo. Adesso si ricomincia daccapo, come sempre paga l’allenatore. Ma va detto che bisognerebbe porsi qualche domanda sulla squadra. ENRY A PEZZI. Voto: 3.
SI+Verdi
Ogni mattina un elettore progressista si sveglia e pensa «Dopo Vendola, ci vorrebbe un bel partito ecologista di Sinistra». Il risultato raggiunto da SI e Verdi è incoraggiante (non siamo in Germania, non apriamo il capitolo dei verdi al 20%), ma le prospettive un po’ meno. Inoltre, Bonelli che chiede di riprendere a bordo Conte dopo meno di 24h da fine campagna avrà messo Enrico Letta nello stesso Mood di Renato Zero in Il triangolo no.
Se il divorzio col PD è piuttosto probabile, non altrettanto si può dire di quello fra Nicola e Angelo. Mille di questi 3,63%. SIAMO LA COPPIA PIU’ BELLA DEL MONDO. Voto: 5
Il Movimento 5 Stelle
Ok, facciamo un passo indietro. Due mesi fa, Giuseppe Conte era l’uomo più odiato d’Italia (ok, magari dopo Matteo Renzi): aveva fatto cadere il governo Draghi, Dio solo sa perché, e il suo Movimento si avvicinava pericolosamente al 10%.
Due mesi dopo, Conte esce con un insperato 15%. Sicuramente, qualcuno starà baciando più di un’icona di Padre Pio. Anche perché i presupposti non erano incoraggianti: la ricerca di endorsement da parte di Mélenchon (andati invece a De Magistris) non è andata a buon fine; ma Trump (che evidentemente non va da qualche mese sul Blog delle Stelle) gli lancia un assist ad alti livelli. Anche sull’Ucraina e sul doppio mandato, cambia idea diverse volte.
Il 15% è oro. Unico appunto: festeggiare sul 15 quando hai preso il 33 alle ultime politiche è un po’ un ridimensionamento. CONTEntino Voto: 7,5
Impegno Civico
La prima elezione di Bruno Tabacci è datata 1992. Luigi Di Maio era un guaglione di 6 anni, Bruno ne aveva 46. Come si siano uniti in un’unica lista, che unisce i 5 Stelle orfani del governo Draghi, ci è ignoto. Ma poco importa come, trent’anni dopo la prima elezione di Bruno, la campagna elettorale 2022 abbia fatto incrociare i loro destini politici. Diciamo che è successo. L’effetto vintage con l’aperta il tocco di classe che mancava a questa campagna elettorale.
Luigi Di Maio
Lo scugnizzo è cresciuto, in Parlamento lo dicono tutti. Malgrado quell’espressione da Claudio Bisio in Benvenuto presidente a ogni summit internazionale, tutti hanno riconosciuto la sua crescita. La maledizione che pende sulla sua testa è che, una volta assorbite le competenze, ha perso ogni tipo di popolarità. Fedele ai due mandati suo malgrado, non viene eletto, ma non è una sorpresa. Il suo gemello grillino Dibba lo ha scomunicato; il gemello gialloverde Salvini è in calo verticale.
Cosa resterà di noi? La scena da Dirty Dancing coi pizzaioli a Napoli. Anche se a me ricordava altro: Peter Pan. GIGINO PAN. Voto: 4.
Bruno Tabacci
In ogni storia epica che si rispetti, a vincere non sono mai i super favoriti, ma gli outsider. Questo succede a Bruno, rieletto a Milano, mentre il suo partner Gigino naufraga in Campania
Difende la sua scelta di fronte alle perplessità degli ospiti e di tutto il pubblico da Floris. Certi amori non finiscono mai, è questo è uno dei casi: Hasta siempre, compagno Bruno. OSCAR ALLA CARRIERA. Voto 7
Italexit
Questo sarà il governo più a Destra della storia repubblicana. Però, poteva andare peggio: poteva entrare in Parlamento pure Italexit, con il suo programma fascio-no-vax e «Portare CasaPound in Parlamento». Me lo ripeto da 48 ore, per non piangere. TORNA A CASA, POUND. Voto 4,5
Autore
Camillo Cantarano
Autore
Amo il data journalism, la politica internazionale e quella romana, la storia. Odio scrivere bio(s) e aspettare l'autobus. Collaboro saltuariamente con i giornali, ma mooolto saltuariamente