Calenda si è prontamente intestato parte della vittoria delle preferenze giovanili, via Twitter; Letta ha ripetuto più volte in campagna elettorale: «L’obiettivo che io mi sono dato è stato quello di riportare il Partito Democratico ad essere il primo partito votato dai giovani.» Berlusconi e Salvini sono scesi su Tik Tok per parlare direttamente ai giovani; Giorgia Meloni ha promesso di restituire ai ragazzi quanto è stato loro tolto in termini di investimenti.
Ma il grande vincitore, che si è aggiudicato le scelte di voto del ben 39,8% tra i giovanissimi (18-24) e del 40,5% tra i giovani (25-34), è proprio lui: l’astensionismo.
Non è una vera e propria sorpresa data l’affluenza minima a livelli storici, a queste elezioni. Ha votato poco meno del 64% degli aventi diritto: circa una persona su tre, tra coloro che potevano farlo, non si è presentata alle urne, implicando un calo di affluenza di 9 punti rispetto al 2018.
Lorenzo Pregliasco, di YouTrend, mette a confronto un dato molto semplice, che dimostra come l’aumento dell’astensionismo cambi incredibilmente i numeri necessari per una vittoria. Sono 12 milioni i voti conquistati dal Centrodestra in queste elezioni politiche. Lo stesso numero di voti, 12 mln, presi da Veltroni nel 2008, invece, gli assicurarono la sconfitta. Lo stesso numero di voti che oggi serve per vincere nettamente le elezioni, solo 14 anni fa, serviva per perdere.
Facciamo un passo indietro
Possono essere considerati due i motivi principali dell’astensionismo giovanile. Il primo è dato da una mancata considerazione e rappresentazione politica di noi giovani, che ha portato, nel corso del tempo, ad un abbassamento della fiducia e un conseguente allontanamento dalla cosa pubblica. Secondo i dati relativi ad un report del 2021, curato dall’Istat, emergeva una bassissima fiducia degli italiani nei confronti della politica in generale e, in particolar modo, dei partiti politici.
Il grado di fiducia espresso dai cittadini di 14 anni e più nei confronti delle istituzioni di rilievo costituzionale resta insufficiente nel 2021, anche se in lieve miglioramento nell’ultimo triennio. Il voto medio è il più basso in assoluto per i partiti politici, che ottengono 3,3 su una scala da 0 a 10, e ricevono un giudizio insufficiente da quattro cittadini su cinque.
Rapporto BES 2021: rapporto sul benessere equo e sostenibile in Italia, Istat
A questo dato aggiungiamo quanto riportava Euronews : secondo YouTrend, l’anno scorso, l’84% delle persone giovani crede che non si stia facendo abbastanza per loro. Secondo un altro report dell’Istat del 2020, oltre un quarto delle persone di 14 anni e più (27,6%) non si informa di politica attraverso le fonti tradizionali né attraverso il web: si tratta soprattutto di giovani (14-24 anni, oltre il 30%) e anziani (75 anni e più, 34% circa). Tra coloro che non si informano in alcun modo di politica il disinteresse raggiunge il picco tra i giovani fino a 24 anni (oltre il 70%), la sfiducia nella politica, invece, tende ad aumentare con l’età.
Un secondo motivo è sicuramente sostenuto dal mancato voto per i fuorisede. Italia, Cipro e Malta sono gli unici paesi membri dell’Unione Europea a non garantire una possibilità accessibile di voto agli studenti e lavoratori, che vivono lontani dai loro luoghi di residenza. Eppure sono diverse le soluzioni adottate in altre parti del mondo per garantire il diritto di voto anche per chi si trova lontano da casa: voto per delega; voto espresso elettronicamente da remoto; voto anticipato presidiato; voto in un seggio diverso da quello di residenza o voto per corrispondenza. Sono 5 milioni i cittadini, di diverse età, che avrebbero dovuto far ritorno per votare, ma non per tutti è stato possibile.
Quanto valgono i giovani e come hanno votato
Partiamo da un primo dato essenziale: in Italia, i residenti maggiorenni con meno di 30 anni sono poco più di 7mln, vale a dire il 14% dell’elettorato. Gli italiani con più di 65 anni sono più di 13mln, vale a dire il 27% della popolazione maggiorenne. Questo implica che per un voto dato da un elettore under 30, vi siano due voti di elettori over 65, circa. Non siamo quindi noi giovani a poter vincere la partita, ma non è questo un motivo per non giocarla. Guardiamo allora il voto dei giovani che hanno voluto e potuto andare a votare.
Nei giovanissimi, età tra i 18 e i 24 anni, vince il Terzo Polo (17,6%), seguito da Fratelli d’Italia (15,4%), e il quasi pareggio tra Movimento 5 Stelle (13,6%) e Pd (13,5%). Bene anche il partito +Europa con il suo 12,3% e Alleanza SI e Verdi che arrivano alle due cifre (10,5%). Per la fascia dei giovani, per cui si intendono gli elettori e le elettrici dai 25 ai 34 anni, il podio cambia. Il primo partito, infatti, risulta essere Fratelli d’Italia, che supera il 23%. Seguito dal Movimento 5 Stelle, con oltre il 20% e il PD che si ferma a 15,7%. Interessante notare una piccola rimonta della Lega in contrapposizione con il calo di voti per +Europa e Alleanza SI e Verdi.
La conclusione di questo articolo vuole essere un invito: siamo in pochi ma uniti possiamo fare la differenza. Non importa quale sia il vostro orientamento politico. Non importa se abbiamo priorità diverse nell’agenda ideale del nostro rappresentante delle stanze dei bottoni. Siamo in minoranza quantitativa, lo dice la demografia del nostro paese con i dati citati prima, non diventiamo una minoranza qualitativa. Lottiamo per essere maggiormente ascoltati e quando abbiamo diritto di espressione scegliamo, votando. La battaglia per il diritto al voto per i fuorisede dev’essere una battaglia comune, una richiesta collettiva. Nonostante differenze ideologiche, politiche e di visione, ricordiamoci che siamo la generazione che già risente e che risentirà, nel futuro prossimo, di ogni singola scelta politica presa dall’alto. Cerchiamo, allora, di direzionare quest’ultima, comprendendo che possiamo anche noi, fare politica, dal basso.
Autore
Cresciuta nella campagna piemontese, a Rivalba, ( ti giuro, esiste! ), con la scusa di studiare lettere ho vissuto nella calorosa Roma e nella raffinata Parigi. Scrivo grandi storielle letterarie, ma scrivere il presente e il suo divenire, beh, quella sí che è una gran bella storia che vi vorrei raccontare.