Se un organo giudiziario europeo deve mettersi a tacere di fronte all’immunità della Santa Sede significa che qualcosa nelle nostre democrazie sta andando storto. È quanto ha fatto la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), nel respingere ben 24 denunce per pedofilia rivolte a preti dello stato del Vaticano. Infatti, secondo la CEDU, accogliere le richieste dei querelanti, in tal senso, vorrebbe dire negare il principio d’immunità, uno dei nodi cardine del diritto internazionale.
Che cos’è il principio d’immunità?
Nonostante i numerosi malintesi e le fake news, il principio d’immunità non ha niente a che vedere con un trattamento legislativo “speciale” riservato allo Stato del Vaticano. Si tratta, infatti, di una norma internazionale legata al concetto di autodeterminazione giuridica degli stati moderni, ovvero quel principio per cui nessuno stato è nella facoltà di giudicare (e dunque condannare) un altro stato. L’immunità è basata sull’idea che non vi sia uno stato con una giurisdizione “superiore” a quella di un altro.
Pertanto, poiché le querele rinviate alla Corte di Strasburgo provenivano dalla giurisdizione belga, non è stato possibile condannare lo Stato del Vaticano in quanto stato”. Con ciò, chiaramente, non si intende che i cittadini responsabili di eventuali crimini per pedofilia non possano essere condannati in quanto cittadini.
Il problema della pedofilia ecclesiastica sui minori in Francia
Tuttavia, i numeri degli abusi sessuali ai danni di minori nella Chiesa sono particolarmente allarmanti: ad oggi si parla di circa 1 milione di vittime solo in Italia (secondo una stima approssimativa della Rete l’Abuso), mentre la Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase) rende noto un rapporto sui numeri in Francia, dove si parlerebbe di circa 216.000 vittime per mano di circa 3.200 funzionari religiosi, dal 1950 ad oggi.
La ricerca shock della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa
La stima è stata il risultato di un’intensa ricerca durata più di 30 mesi, alla quale hanno partecipato 21 studiosi, e che è stata resa nota i primi di ottobre, poco prima della decisione di Strasburgo. Il presidente della commissione, Jean-Marc Sauvé, alto dirigente francese e membro del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia UE, ha spiegato che la commissione ha avuto come primo obiettivo tra tutti quello di «riconoscere la responsabilità della Chiesa in ciò che è successo dalle sue origini», ponendo, così, indubbiamente, l’accento sulla domanda: la Chiesa in quanto istituzione ha una responsabilità su questi dati?
La domanda resta aperta, sollevando non pochi dubbi legati soprattutto ai concetti di celibato e di castità, che potrebbero generare nei praticanti una repressione poco sana delle pulsioni sessuali naturali riconducibili a tutti gli uomini.
Autore
Mi sono laureata in Filosofia a Roma. Ho vissuto per un po’ tra i fiordi norvegesi di Bergen e prima di questa esperienza mi reputavo meteoropatica, ora non più. Mi piace la montagna, ma un po’ anche il mare. Il mio romanzo preferito è il Manifesto del Partito Comunista e amo raccontare le storie.