Siamo a Castions di Strada (Udine) e Lorenzo Parelli, 18 anni, muore sul colpo schiacciato da un tubo metallico. Era il suo ultimo giorno di alternanza scuola lavoro, che svolgeva presso un’azienda metalmeccanica di Lauzacco. Ma facciamo un passo indietro.
È il 13 luglio del 2015 e alla Camera, con 277 voti favorevoli, 173 contrari e 4 astenuti, viene approvata una legge a lungo discussa tra le aule parlamentari. Si tratta della legge 107 del 2015, conosciuta anche come “Buona Scuola”, fortemente voluta dall’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Tra le varie novità introdotte dalla riforma, c’è proprio la cosiddetta alternanza scuola-lavoro, ovvero un monte ore annuale che ogni studentessa e studente ha l’obbligo di svolgere presso imprese, aziende o enti pubblici e privati esterni all’ambiente scolastico stesso, con l’obbiettivo di avvicinare l’alunno al mondo del lavoro «riprendendo buone prassi europee» (come leggiamo sul sito del MIUR).
Nel periodo in cui si svolsero le discussioni parlamentari sulla legge 107, come molti di noi ricorderanno, furono molti gli studenti e i lavoratori a scendere in piazza, in protesta proprio contro le logiche aziendali che la legge sembrava voler introdurre nel sistema scolastico italiano. La minaccia del principio di autonomia dell’istruzione e la possibilità di una preoccupante deriva strumentalista preoccupava non poco sindacati e opposizioni politiche.
Oggi, a 7 anni dall’approvazione della legge, le grandi possibilità che l’alternanza scuola lavoro avrebbe dovuto portare al mondo della scuola restano promesse mai mantenute, forse inconciliabili con la stessa ragion d’essere della legge.
Sul sito www.matteorenzi.it, sotto la sezione Buona Scuola, leggiamo: «La Buona Scuola è stata una sorta di rivoluzione e, come al solito, i conservatori hanno interesse soltanto a mantenere i propri privilegi, piccoli o grandi che siano». Dopo i fatti avvenuti in questi giorni, che altro non sono se non la punta di un iceberg profondo almeno 7 anni, viene dunque da chiedersi: quali privilegi sono stati abbattuti grazie a questa riforma? Il privilegio di uscire di casa e sapere che si sta andando a studiare?
Fin troppe le storie che in questi anni hanno costruito la narrazione attorno all’alternanza scuola-lavoro, finendo per trasformarla in un mito, un mito nient’affatto catartico. È la storia di Medea, di una mamma che uccide i suoi figli, di una scuola che uccide i suoi alunni. Una scuola, sì: il posto dove ogni ragazzo dovrebbe sentirsi al sicuro.
I fatti di Lorenzo, poi, ci ricordano di un altro dato nero tutto italiano, ovvero che nel 2021 sono state 1.404 le persone decedute sul lavoro. Solo un mese fa, tre operai, tra cui il venticinquenne Filippo Falotico, perdevano la vita nel crollo di una gru a Torino. La media, in Italia, è di un incidente mortale ogni tre giorni, una delle più alte a livello europeo.
La morte di Lorenzo, dunque, non può non essere l’occasione per ripensare l’asset scolastico voluto dalle ultime riforme dell’istruzione, così come non può non spingere il nostro Parlamento a prendere seri provvedimenti in tema di sicurezza sul lavoro.
Autore
Mi sono laureata in Filosofia a Roma. Ho vissuto per un po’ tra i fiordi norvegesi di Bergen e prima di questa esperienza mi reputavo meteoropatica, ora non più. Mi piace la montagna, ma un po’ anche il mare. Il mio romanzo preferito è il Manifesto del Partito Comunista e amo raccontare le storie.