Biden, l’Impeachment e una scatola di birre

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Sei ore e più di scontro frontale tra democratici e repubblicani presso il Comitato di supervisione e responsabilità della Camera dei Rappresentanti, senza che alla fine emergessero prove concrete a sostegno dell’accusa.
Si è svolta così, il 28 settembre, la prima parte dell’inchiesta parlamentare volta a far luce sulle accuse di “abuso di potere, intralcio e corruzione” mosse nei confronti di Joe Biden da parte di alcuni esponenti del Partito Repubblicano. Il Presidente statunitense è accusato in particolar modo di aver beneficiato della sua figura per ottenere guadagni finanziari dagli affari del figlio Hunter nel periodo in cui l’attuale inquilino della Casa Bianca era vicepresidente, cioè dal 2009 al 2017. Le possibilità di successo appaiono tuttavia minime, e quella del Grand Old Party appare perlopiù essere una mossa politica.


Che cos’è l’Impeachment

La Costituzione USA del 1787 permette a Camera e Senato di mettere in stato d’accusa il Presidente e destitutirlo dall’incarico per ragioni di ‘Tradimento, Corruzione o altri gravi crimini o misfatti’ (Art.2, sez.4). Tale meccanismo, noto in inglese come impeachment, è presente anche in sistemi di governo diversi da quello americano, per esempio in repubbliche parlamentari come l’Italia, la Spagna o la Germania, in cui però il Presidente non è Capo del Governo del governo come a Washington, dove vige invece un sistema presidenziale.

Perché la messa in stato d’accusa vada in porto, in seguito all’indagine parlamentare svoltosi alla Camera, occorre un voto a maggioranza semplice di quest’ultima e dei ⅔ del Senato, unico organo preposto a ‘’processare’’ il Presidente ex art 1, sezione 3 della Costituzione Statunitense.

Nessun presidente nella storia degli Stati Uniti è stato destituito tramite impeachment. Lo sarebbe stato probabilmente Richard Nixon nel 1974, in seguito allo scandalo Watergate. L’allora leader Repubblicano tuttavia si dimise prima che il procedimento facesse il suo corso, lasciando l’incarico al suo vice Gerald Ford.
Dopo l’iniziale indagine parlamentare, soltanto quattro volte la procedura di impeachment è stata avviata formalmente, ovvero con l’autorizzazione a procedere concessa dalla Camera. In tutti i casi-Andrew Johnson 1868, Bill Clinton 1998, Donald Trump 2019 e 2021-l’accusa era ben fondata, sorretta da prove consistenti, e riguardava fatti compiuti dal Presidente durante il suo mandato. E in tutti i casi, il presidente si salvò grazie al voto in Senato.  



Un antipasto delle prossime elezioni
Per la prima volta nella storia, un’inchiesta preliminare volta a mettere in stato d’accusa un Presidente USA fa riferimento a presunti reati compiuti quando questi non rivestiva l’attuale carica. Joe Biden non solo è accusato di aver abusato della propria posizione per trarre benefici finanziari dagli affari internazionali del figlio Hunter, ma anche di aver mentito sulla sua partecipazione e conoscenza delle attività finanziarie-presunte illecite-del figlio.

I democratici non sembrano tuttavia preoccupati dall’avvio dell’inchiesta parlamentare, tanto che in occasione di questa prima udienza il senatore dem John Fetterman ha inviato una scatola di birre al repubblicano James Comer, Presidente del Comitato di Supervisione della Camera, congratulandosi ironicamente su Twitter con il collega per l’avvio di questo ‘’storico viaggio verso l’impeachment’’.
Del resto il Partito Repubblicano non ha i numeri per portare a termine la procedura di impeachment nè al Senato nè, probabilmente, presso la stessa Camera, dove non a caso lo speaker repubblicano Kevin McCarthy ha deciso di avviare l’inchiesta sui presunti reati commessi da Biden senza la prassi del voto in aula. 


Fin dal novembre 2022, quando il Grand Old Party ottenne la maggioranza alla Camera in seguito alle elezioni di Midterm, diversi suoi esponenti avevano annunciato la volontà di mettere in stato d’accusa l’attuale Presidente. La mancanza di prove sostanziali a carico dell’accusa non fa altro che testimoniare come quella del Partito Repubblicano sia una strategia elettorale volta a infuocare la campagna elettorale per le Presidenziali del 2024, di fatto già iniziata. L’ala maggioritaria e trumpista del partito punta a minare la credibilità di Biden, recentemente ricandidatosi, sottoponendolo alla gogna mediatica ‘’subìta’’ da Donald Trump in ben due occasioni (nonostante, come noto, le vicende siano ben diverse). Una tattica non condivisa dall’ala più moderata, preoccupata che eccessi di giustizialismo vadano a beneficiare gli avversari. 

Autore

Nato nel 1999 tra Marche e Romagna, nonchè tra mare e collina, amo viaggiare, scoprire nuove culture, leggere di tutto ma soprattutto di storia e politica. Ho vissuto in Inghilterra e Spagna e studiato Scienze Internazionali e Diplomatiche. Amo la musica, lo sport e le piccole cose.

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