Al Salone Internazionale del Libro, le parole di Giuliano Sangiorgi, frontman della famosa band Negramaro, risuonano come perentorie: «Finché tutti non possono lavorare, non facciamo lo spettacolo. Fino a quando lo stato non capirà che tutti loro devono essere protetti, fino a quando lo stato non capirà che deve proteggere l’arte». Qualcosa però non torna. L’8 ottobre c’è stata l’ennesima modifica al decreto. Con il D.L. 139/2021 si è disposto, oltre all’obbligo di green pass, che dall’11 ottobre 2021 nelle zone bianche non sia più necessario il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro e che la capienza consentita sia pari al 100% della capienza massima autorizzata per gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali o spazi, anche all’aperto.
Mi direte voi, quindi, che lo spettacolo possa tornare dal vivo e che se la propria regione è in zona bianca, i concerti si possano fare e anche senza distanziamento. Mi direte voi: «Un vero ritorno alla normalità grazie al green pass», ripensando alle parole formulate da Mario Draghi nella sua conferenza stampa di quest’estate, il 22 luglio: «Il green pass non è un arbitrio, è una condizione per tenere aperte le attività economiche».
Tutto sembra quindi in linea con una ripresa, vera. Sbattere contro i bauli, in piazza, forse, è servito. Eppure Cosmo, cantante e produttore che aveva fatto sentire la sua voce con la lettera pubblicata sui quotidiani La Nazione e il Resto del Carlino e sul suo profilo Instagram, al presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e alla vice presidente Elly Schlein, posticipa il tour. Perché?
Giovedì 21 in una diretta su Instagram afferma: «Ci siamo sorpresi quando a settembre la cosa era così ferma. Abbiamo iniziato a fare pressioni sulla politica. Stava succedendo quello che non avevamo immaginato potesse accadere. (…) L’ultimo decreto, dell’11 ottobre, di fatto non parla di pubblico in piedi, parla di capienze e (…) lascia la patata bollente alle autorità locali, le commissioni di vigilanza che dovrebbero anche in condizioni normali autorizzare l’evento. (…) Hanno lasciato in mano alle autorità locali la decisione anche in materia di rischio covid senza specificare pubblico in piedi o seduto».
Riassunto: gli eventi si possono fare, ma nessuno si vuole prendere la responsabilità. La legge è quindi ambigua e i chiarimenti richiesti non ci sono stati: chi organizza gli spettacoli e le commissioni di vigilanza hanno paura di fare un passo falso, preferendo, quindi, aspettare. I tour slittano. Qualcuno riesce comunque a partire, ma sono in pochi: c’è una confusione tale per cui risulta impossibile prendere decisioni. Cosmo allora lo ribadisce: «Questa sbandierata riapertura del ministro Franceschini la definisco una mezza truffa e dovrebbero dirlo tutti i miei colleghi che hanno spostato le date».
Ospite a Porta a Porta, l’autore del disegno di legge, il sen. Riccardo Nencini, afferma che si stia lavorando per una legge che riconosca tutti i lavoratori dello spettacolo con tutele e ammortizzatori sociali fino ad ora inesistenti. Elena Sofia Ricci ha presentato Grido per un Nuovo Rinascimento, ricordando che l’arte sia il nostro petrolio, qui, in Italia.
Allora è il caso di dire che il prezzo di questo petrolio sia ancora una volta aumentato. Ed è un duro prezzo da pagare. Ma tranquilli, se ne parlerà non prima del 2022. Forse. Buona festa per la giornata dello spettacolo.
Autore
Cresciuta nella campagna piemontese, a Rivalba, ( ti giuro, esiste! ), con la scusa di studiare lettere ho vissuto nella calorosa Roma e nella raffinata Parigi. Scrivo grandi storielle letterarie, ma scrivere il presente e il suo divenire, beh, quella sí che è una gran bella storia che vi vorrei raccontare.
